“Skin and bones”, l’unplugged dei Foo Fighters
Dicembre 5, 2006 in Musica da Gino Steiner Strippoli
Grunge–rock trasformato in ballads stupende: ecco l’eccellente live di Dave Grohl, Taylor Hawkins, Nate Mendel e Chris Shiflett.
E’ sempre difficile registrare un album dal vivo e soprattutto trasformare gli arrangiamenti musicali di brani già conosciuti ai fan in suoni acustici. Soprattutto se la band in questione ha nel suo dna sonorità accese in rock. Un rischio che molti artisti hanno voluto correre, chi con risultati eccellenti e chi meno. I Foo Fighters di Dave Grohl hanno voluto provare a realizzare un album dal vivo, registrato al Pantages Theatre di Los Angeles durante il tour estivo 2006.
Un concerto acustico delicatissimo e che, diciamolo subito, non può e non deve essere paragonato all’unplugged dei Nirvana. Anche se la presenza dell’ex Nirvana può indurre nell’erroraccio di parallelismi acustici. Nulla di ciò. “Skin And Bones” (SonyBMG) ripercorre la carriera in chiave acustica della band ed è figlia dei nostri quattro artisti: Dave Grohl, Taylor Hawkins, Nate Mendel e Chris Shiflett. Un lavoro eccellente dove la professionalità e bravura artistica era sotto i riflettori di un pubblico esigente che ha ascoltato il loro grunge–rock trasformarsi in ballads stupende.
Il disco e il dvd, usciti meno di quindici giorni fa, rendono merito ai Foo Fighters di aver reso le loro progressioni energiche in arie cristalline e leggere. Proprio così, l’anima del rock in trasposizione più intimista, con le canzoni che arrivano a toccare le profondità più nascoste dell’essere. Come non eclissarsi in sogni stellari quando Grohl intona “Razor”, mentre la chitarra pizzicata ricama sonorità in “delicatesse”. Dave sembra cantare al di là delle nuvole sino ad arrivare ad una progressione potente dove batteria e basso si aggiungono in un’esplosione di suoni.
“Over and Out” è un altro anello di una catena piena di poesia, scandito da una chitarra profumata di grunge acustico. Il ritornello è di un’accattivante unico, tanto da renderlo uno dei più belli dell’album.
Una sorta di ballad country, “Walking After You”, fa da collante al pezzo più suggestivo e vicino alla dimensione acustica dei Nirvana, ovvero “Marigold”. L’intensità acustica è struggente con i suoni che suonano “freschi”, mentre il canto di Dave impera.
L’album concerto non conosce pause e ce se ne accorge quando arrivano le prime note di “My Hero”, vera perla del disco, piena di variazioni ritmiche, con adagi che poi prendono pieghe progressive sino ad diventare travolgenti, con Grohl scatenato.
In “Next Year”, i Foo Fighters affondano ancor più i colpi con un rock acustico ma duro e il live prende sempre più quota. L’inizio tranquillo di “Another Round” non deve trarre in inganno perché sebbene leggero ha quel tocco di “fluido rosa” dal sapore romantico, con un duetto di chitarra e voce, cui si aggiunge successivamente il suono della tastiera con un finale in assolo di armonica.
“Big Me “ conferma l’intimismo della band che non smette però di regalare altri momenti forti, come in “Cold Day In The Sun”, un sound che scalda la platea con un ritmo crescente, dai toni beatlesiani. La canzone che da il titolo all’album, “Skin and Bones”, ci porta ad atmosfere fiabesche, tale è la voce incantevole di Grohl, con le sonorità che diventano ipnotiche, quasi a scandire le ore di un orologio a pendolo sino a roccheggiare all’unisono. Un’interpretazione originalissima.
“February Stars” in acustica sembra un suono di “harrisoniana” memoria. Poi quando Dave annuncia “Times Like These”, il pubblico si infiamma e la musica entra nell’anima dei fans. Ad un certo punto Grohl blocca la sua voce e il basso e la chitarra iniziano a duettare sino all’arrivo dei violini, che danno al tutto un’aria magica e surreale.
“Friend of a Friends” è l’unico momento anonimo del live. Ma è solo un attimo, un semplice attimo, prima di un incalzante “Best of You”, dove Grohl parte grintoso ad anticipare la guitar che lo segue come un ombra. Il leader dei Foo Fighers canta con rabbia con la voce che diventa roca tanto è la potenza che esprime dalle sue corde vocali. Il pubblico ad un certo punto si esibisce in un coro di accompagnamento alla chitarra per poi lasciare nuovamente il canto a Dave che riprende la sua carica energica ed emotiva.
Quando arriva l’ultimo epilogo di questo concerto eccelso, il pubblico si infiamma già alle prime note di “Everlong”. Un pezzo che gioca molto sulle progressioni chitarristiche e i giochi vocali. Questo è un ottimo album, uno di quei dischi che più si ascolta e più piace, ha le giuste arie che impregnano l’anima di un rock romantico di altri tempi. Un concerto che si può vedere nell’omonimo dvd e che piacerà moltissimo.
di Gino Steiner Strippoli