100 anni della “Roue de bicyclette” – Provocazioni d’artista

Gennaio 12, 2013 in Arte, Medley, Punti di Vista da Meno Pelnaso

Quando sia nata non è dato sapere, ma, da quella data remota, la ruota è stata usata in diverse forme e dimensioni e ha cambiato il mondo!

… anche nell’arte!

Proprio cento anni fa, Marcel Duchamp, artista eclettico nato in Normandia nel 1887, inseguendo un concetto, ha preso una ruota di bicicletta, in quel di New York, e l’ha fissata a uno sgabello e poi si è seduto ad ammirare orgoglioso la propria realizzazione.

Marcel Duchamp girò il mondo e fu amico di molti nomi famosi e innovatori del mondo dell’arte, ad esempio del fotografo e pittore Man Ray, quello che faceva le foto con i raggi x per intenderci.

Per capire meglio il personaggio, va ricordato che, dopo aver spaziato attraverso vari stili pittorici, per alcuni anni si dedicò quasi esclusivamente al gioco degli scacchi, diventando persino capitano della squadra olimpica francese.

Influenzato inizialmente dall’impressionismo, è poi confluito nel cubismo e infine al futurismo, nel tempo ha abbandonato una pittura, da lui detta “retinica”, per abbracciare una forma d’arte più varia, a volte vicina alla scultura o, come diremo noi oggi, alla performance.

Per le sue iconiche invenzioni artistiche ha usato diversi pseudonimi quali, ad esempio, Rrose Sélavy (un gioco di parole che suona come “Eros, c’est la vie”), esiste anche una sua foto vestito da donna eseguita da Man Ray, o R.Mutt, con cui firmò la famosa “Fontana”, in origine un orinatoio!

Quest’ultima “opera”, in particolare, venne resa nota grazie a una fotografia del famoso fotografo Alfred Stieglitz, ma, dopo la prima esposizione, andò perduta e ora se ne possono ammirare in giro per il mondo alcune repliche, dal valore milionario, autorizzate da Duchamp.

Sono tante le opere del grande pittore, compresa una Mona Lisa baffuta, con cui Duchamp ha sconvolto il mondo dell’arte e che fanno discutere ancora oggi.

Per le sue realizzazioni, Marcel Duchamp si è posto domande che, una volta trasformate in opere, a volte ironiche, hanno poi scosso le convenzionali fondamenta dell’arte tradizionale, sfidando gli strali, l’ostracizzazione e la derisione di osservatori e critici.

D’altra parte l’arte ha anche il compito di provocare e far riflettere, non solo di essere ammirata.

Proviamo a pensare a tanti grandi artisti che prima e dopo di lui hanno sempre seguito la strada della sfida con alterne fortune: Francisco Goya, con la sua “Maja” prima desnuda e poi vestita, che a fine ‘700 gli creò non pochi “grattacapi”, meno rischi corse Andy Warhol con le sue celeberrime lattine di zuppa.

Ma non dimentichiamo ancora Damien Hirst e i suoi animali conservati in formaldeide, Salvador Dalì con i suoi orologi fusi, Lucio Fontana, con i suoi tagli nelle tele, René Magritte e il suo sguardo sull’assurdo, Piero Manzoni e le sue scatolette di “Merda d’Artista”, Banksy e i suoi topi provocatori o le sue bambine impertinenti, …  e via discorrendo.

Duchamp, nella sua ricerca di stupire, un giorno dichiarò che avrebbe venduto il suo “Bicchiere d’Aria” per un milione di dollari, dimostrando che l’arte può essere tanto immateriale quanto provocatoria.

In conclusione, la provocazione d’artista è una forza trainante nell’evoluzione dell’arte.

Artisti come Duchamp hanno sfidato le norme, spingendo gli spettatori a riflettere, a sorridere e, talvolta, a storcere il naso di fronte alla creatività umana.

Si può non condividere la loro audacia e le loro provocazioni, ma i loro stimoli aprono nuovi orizzonti e ci invitano a non adagiarci sulle convenzioni ed esplorare il mondo affascinante della sfida intellettuale nell’arte e non solo.

Ora vado in garage e smonto la bici …

… ho la gomma bucata … cosa avevate capito?!?!

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Affettuosamente Vostro

Meno Pelnaso

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