21st Century Schizoid Band
Marzo 27, 2003 in Spettacoli da Redazione
Grande entusiasmo lunedì sera al Faster per la prima data italiana dei “21st Century Schizoid Band”. Il gruppo, basato sulle vecchie formazioni dei King Crimson , sta portando in giro per il mondo un repertorio basato sui primissimi album dei Re Cremisi.
I King Crimson, lo ricordiamo agli amici più giovani, furono la prima e più innovativa band di quel movimento che fu il “Progressive Rock”, e che nei primi anni 70 generò gruppi di enorme successo come Yes, Genesis, Emerson Lake & Palmer, e in Italia la PFM e il Banco.
Scioltisi e riformatisi molte volte, con incursioni vivaci e sempre interessanti nel Jazz piuttosto che nella musica da camera, i King Crimson sono stata l’espressione del geniale chitarrista Robert Fripp, che ha costruito e distrutto almeno una decina di formazioni, sempre composte di musicisti di altissimo livello.
Ebbene… ad una prima occhiata, la sfida dei 21st Century Schizoid Band sembra essere impossibile: nella formazione troviamo infatti Ian McDonald e Peter Giles che parteciparono alle primissime incisioni, Mel Collins e Ian Wallace che suonarono negli album successivi, e tale Jakko Jakszyk ex chitarrista dei Level 42, cioè di una pop-band anni 80. E Robert Fripp non c’è. Considerando la peculiarità e la difficoltà anche tecnica delle partiture per chitarra dei King Crimson (fateci caso… avete mai sentito qualcuno fare cover dei Crimso?) sembrerebbero esserci le condizioni per una serata in odore di muffa.
I primi momenti confermano i timori: in attesa della band, dagli impianti del Faster esce una incisione dal vivo degli Yes, che ci ricorda immediatamente il peggio del Progressive Rock: arrangiamenti pomposissimi, tonnellate di echo, tastiere invadenti ed ingombranti, canzoni tirate in lungo all’inverosimile….
Poi la Band inizia a suonare, e “Picture of a City” dall’album “In The Wake of Poseidon” colpisce le nostre orecchie ed i nostri sensi. Ed è un grande inizio, subito bissato da “Cat Food”, nella quale l’immenso Mel Collins – che ha suonato con tutti i più grandi, ed era passato dalle nostre parti una decina di anni fa in una splendida tournée con Pino Daniele e Pat Metheny – si lancia in un intervento di Sax da brivido.
Seguono vari estratti dal primo e dal secondo album dei King Crimson, più qualche inedito, e qualche canzone solista di Ian McDonald. L’atmosfera si scalda sempre di più, ed è un vero piacere vedere che le prime file sono occupate da ragazzini di vent’anni, che conoscono e seguono anche i pezzi meno famosi.
Le luci disegnano effetti meravigliosi, contribuendo a creare una splendida atmosfera; guardandoci attorno ci viene spontaneo cercare lo spirito di Pete Sinfield, primo paroliere dei KC e famoso per i fantastici effetti visivi che costruiva durante i concerti, tanto che sul primo album il suo contributo viene descritto come “Words and Illuminations”.
Jakko si dimostra un chitarrista valido ma soprattutto intelligente, in quanto evita di mettersi in diretto confronto con gli assolo originali; si limita a Sailor’s Tale da Islands (accolta da un boato) e ovviamente nei bis dal solo di 21 Century Schizoid Man.
Il tappeto sonoro è fantastico; a parte alcuni pezzi in cui si limitano a tastiere e mellotron, sia Mel Collins sia Ian McDonald ci danno dentro come dannati al Sax, ed insieme alla chitarra di Jakko costruiscono una polifonia a tre voci che nessuna formazione dei KC ha mai avuto nelle sue esibizioni dal vivo.
Da Islands, quarto LP dei King Crimson, il gruppo riprende anche “Formentera Lady” con uno straordinario intervento al flauto di Mel Collins e “Ladies of the Road”.
Jakko legge alcune note in italiano, e si guadagna un’ovazione quando dichiara (testuale): “Mi hanno detto che c’è una frase inglese che sicuramente capirete: Fuck George Bush”.
Di lì a poco il gruppo attacca “Epitaph”, e la citazione “the fate of all mankind I see is in the hands of fools” (il destino dell’umanità è nelle mani degli stolti) fa venire i brividi a tutta la platea.
Una breve pausa, di prammatica in ogni concerto rock, ci fa capire che il tempo sta per scadere, e che le due ore in cui temevamo di annoiarci sono passate in un attimo. Chiamati a gran voce dal pubblico, i “ragazzi” dei primi anni 70 escono e ci incantano con una lunghissima e splendida versione di “21st Century Schizoid man”, vero e proprio manifesto musicale dei King Crimson. E al millesimo ascolto, la magia si ripete, e ancora rimaniamo incantati davanti all’inarrestabile progressione del brano, tanto che ci dimentichiamo di scattare le ultime fotografie e ci lasciamo rapire dalla musica.
Il brano finisce, e con esso il concerto. Il successo è stato superiore alle aspettative, tant’è che i ragazzi del merchandising ci dicono sconsolati che il CD è esaurito, e non ci sono altre copie disponibili questa sera. Pazienza… lo cercheremo sul sito ufficiale della band, http://www.21stcenturyschizoidband.com.
E mentre torniamo verso casa, soddisfatti e pieni di emozioni positive, ci viene spontaneo riflettere sull’enorme potere della musica, che rende possibili eventi come questo: cinque sessantenni inglesi, che suonano in una discoteca di Torino un repertorio scritto oltre trent’anni fa da un virtuoso della chitarra; suona male, non trovate? Eppure i 21st Century Schizoid Band suonano bene, eccome. Quando sono le prossime date? Quasi quasi ci facciamo un pensierino…
di Mario Bertola