L’architettura di sopravvivenza
Febbraio 19, 2010 in Libri da Redazione
Titolo: | L’architettura di sopravvivenza |
Autore: | Yona Friedman |
Casa editrice: | Bollati Boringhieri |
Prezzo: | € 16,00 |
Pagine: | 208 |
L’architettura della sopravvivenza è stato concepito ben venticinque anni fa e non è poco per un trattato così moderno. Al centro del racconto c’è l’architettura, ma non intesa come la intendiamo noi oggi, costruita e realizzata intorno a noi, quanto piuttosto da noi. Un’architettura di cui gli agenti principali non siano gli architetti (più o meno star), quanto piuttosto le persone, gli abitanti del luogo dove questa è destinata a prendere forma.
Il trattato di Friedman piuttosto che focalizzarsi sul costruito, riporta al centro il concetto di “chi” deve essere protagonista realmente del processo di costruzione, spostando forse come mai nessuno prima ha fatto in maniera così netta, il focus sui veri protagonisti dell’abitare, ovvero i cittadini, le persone.
A chi spetta dunque il diritto di decidere in materia di architettura? Come assicurare questo diritto alle persone cui esso spetta? Come farlo in un mondo che va verso una povertà crescente? Come sopravvivere in tale mondo? Sono queste le domande a cui l’autore cerca di rispondere nel libro, che non vuole lanciare l’ennesimo attacco all’architettura moderna, ma tentare di proporre soluzioni che rispettino le condizioni di sopravvivenza della specie umana. Di fronte agli attuali problemi di impoverimento e di esaurimento delle scorte diventa indispensabile un’architettura «povera» che riscopra i valori naturali e le tecniche compatibili con un modo di vita più sobrio.
A rispondere a queste esigenze è l’architettura di sopravvivenza. Essa, a differenza dell’architettura classica che mira a trasformare il mondo per renderlo favorevole all’uomo, cerca di limitare le trasformazioni conservando solo le più necessarie perché l’uomo sia in grado di sopravvivere in condizioni sufficientemente favorevoli. In altre parole, l’architettura classica trasforma le cose per adeguarle all’uso umano, mentre l’architettura di sopravvivenza prova a trasformare il modo in cui l’uomo impiega le cose esistenti.
di Elisabetta Luise