Come saltare la fine del mondo – fine
Marzo 28, 2010 in Racconti da Redazione
Facemmo venire le nostre famiglie. Vivevamo in case ricche di comfort, fresche di ricostruzione. Tutti gli operai erano spronati a portare le famiglie, volevamo ricreare il mondo, qui nel futuro.
Con la mia squadra continuavamo ad andare in giro per il pianeta cercando indizi sulla Catastrofe, ma non trovavamo nulla. Era un mistero che ci preoccupava molto. L’unica cosa positiva era che ormai nel futuro vivevano in pianta stabile quasi due milioni di persone e molte di più andavano e venivano. Tornare nel passato era più facile che attraversare una porta, erano ancora in molti che a fine giornata preferivano tornare a casa, quattrocento anni prima. Ma il numero dei residenti nel futuro era in continuo aumento. Le città erano rinate e avevamo riattivato i trasporti. Ora potevamo viaggiare direttamente in quel tempo, senza dover ogni volta attraversare il varco. Ogni paese del mondo aveva preparato in gran segreto gigantesche macchine per l’evacuazione. Girava voce che la maggior parte dei potenti della terra si fosse fatta costruire una macchina del tempo personale che teneva vicino a se, per essere pronta ad evacuare in ogni momento in caso di apocalisse. Il nostro presidente ne teneva una in ufficio e una in camera da letto.
Vico faceva la spola tra passato e futuro, coordinando la costruzione di macchine del tempo ed organizzando con i vertici del potere il trasferimento della gente. In quel periodo fu costretto a trascurare molto i suoi studi. Erano tutti d’accordo nell’affermare che, sebbene il viaggio nel tempo stesse salvando l’umanità, non era una priorità in quel momento approfondire gli studi su di esso. Vico era più utile alla causa in altri modi. Lui si era rassegnato. Lo vidi molto poco in quegli anni.
Ovviamente il tutto non era rimasto segreto nel passato. La gente in tutto il mondo aveva capito che c’era qualcosa che non andava. La scomparsa di milioni di persone non era passata certo inosservata. Ma tutti i governi si erano impegnati in una colossale campagna di disinformazione e depistaggio. Alcuni, poco intelligentemente secondo me, semplicemente negavano ogni cosa. Alcuni inventavano balle pazzesche, tipo colonizzazione della luna.
Poi inevitabilmente cominciò a circolare la voce della fine del mondo. Mentre noi lavoravamo nel futuro, l’ultimo posto tranquillo ed operoso rimasto, nel passato la follia dilagava. Nascevano nuovi profeti, i governi crollavano. La maggior parte dei governi della terra semplicemente attraversò il varco. Nel futuro gli stati erano stati ricostruiti e aspettavano solo i loro leader.
Alla gente nel passato rimase solo un regime militare mondiale, ma molto lasco. Poco alla volta i militari di tutto il mondo facevano arrivare profughi nel futuro. Si occupavano ormai quasi solo di sorvegliare i varchi. I morti dovuti all’isteria venivano ormai lasciati dove si trovavano. I profughi portavano con se storie di suicidi di massa e di follia collettiva.
Questi poveracci spesso erano affamati e feriti. Furono approntati campi di accoglienza, in attesa di reinserirli nella società. Fortunatamente c’era molto da fare. Arrivavano vestiti di stracci e sicuri di andare incontro alla fine del mondo, invece trovavano la civiltà ricostruita, un mondo operoso e un sacco di opportunità. Il futuro era la nuova frontiera.
Ormai nel passato la notizia della catastrofe e dell’evacuazione nel futuro era trapelata. Il nome di Vico era mormorato con riverenza. Molti lo consideravano il salvatore. Alcuni predicatori raggiunsero le sparute folle rimaste e dissero che sarebbero stati portati via dagli alieni. In un ultimo atto di sacrificio per salvaguardare la razza umana dovevano distruggere ogni indizio sulla sorte della maggioranza. I miei studi ovviamente non confermavano affatto tali teorie, ma poteva anche essere. Cominciò una distruzione sistematica di tutto ciò che riguardava la macchina del tempo e Vico. Dal futuro ai militari venne dato l’ordine di assecondare questi folli. Da noi il culto di Vico era più vivo che mai, portato dai profughi.
Ormai il mondo del passato era allo sfacelo. Piano piano l’evacuazione continuava. La tensione cresceva sempre di più, ma la popolazione diminuiva costantemente, quindi la situazione rimaneva grosso modo sotto controllo. I saccheggi erano tenuti sotto controllo dai militari, che avevano introdotto la legge marziale.
Poi qualcuno pensò che l’idea di un’invasione non doveva essere così balzana, spiegava molti misteri che ci assillavano nel futuro. Io facevo notare che non spiegava affatto tutto quello che avevamo trovato, ma mi risposero che la sicurezza veniva prima di tutto. Per prudenza, mano a mano che l’evacuazione procedeva, le macchine di Vico venivano smantellate e i pezzi venivano sparsi, per renderle irriconoscibili. Le tracce del viaggio di una civiltà intera nel futuro venivano così cancellate. Nessuno avrebbe potuto seguirci.
Ormai il mondo era stato quasi completamente ricostruito qui nel futuro. C’erano ancora molte persone da evacuare, ma avevamo salvato la nostra civiltà e la razza umana dalla catastrofe. Ma successe qualcosa che cambiò i nostri piani. Finalmente un indizio sulla catastrofe. La mia equipe, ormai eravamo un’organizzazione che operava in campo mondiale, trovò un frammento di giornale. Era praticamente del tutto illeggibile, ma si leggevano le parole: “mondo finit… ultimo uomo… Dicembre 2015…”
La scoperta fece il giro del mondo, qui nel futuro. Nel passato ormai si era nel Duemilaquindici, era Settembre. Restava quasi un miliardo di persone da evacuare. L’impresa era colossale.
Tutti nel futuro ci attrezzammo ad accogliere una massa di profughi molto superiore alla capienza dei campi di smistamento. Nel passato i militari radunavano la gente e la trasportava fino ai varchi temporali. Si lavorava giorno e notte.
Il passato ormai era una terra spoglia ed abbandonata. In quegli anni ogni lavoro di costruzione o manutenzione era stato abbandonato. Tutto era stato lasciato nell’abbandono e nell’incuria, se non addirittura vandalizzato. La disperazione degli ultimi abitanti di quel tempo era tangibile.
Compimmo il miracolo. Entro il trenta Novembre praticamente tutta l’umanità si trovava al sicuro dalla Catastrofe. Il due Dicembre l’ultimo varco fece passare il suo creatore, il dottor Vico, e fu distrutto nel passato da una carica a tempo. Fu il primo e l’ultimo uomo ad attraversare un varco. Ci eravamo isolati dal passato, nessuno ormai poteva più tornare indietro e nessuno ci avrebbe più raggiunto. Il nostro nuovo mondo esultò all’unanimità.
Vico si trasferì definitivamente nella sua nuova casa. Era proprio di fianco alla mia. Era diventato l’uomo più importante del mondo, probabilmente, ma a ma sembrava sempre lo stesso. Il mondo nuovo era straordinariamente simile a quello che avevamo lasciato. Molti scherzavano ormai dicendo che avevano solo dovuto cambiare data sulle agende. Io mi sentivo cambiato, invece. Ora ero un uomo importante, spesso in viaggio. Studiavo tutto quello che i miei uomini trovavano e cercavo di ricostruire il mosaico. Ero considerato la massima autorità mondiale nel periodo dopo-Catastrofe, come era stato battezzato. La Catastrofe mi affascinava come non mai. Non riuscivo a darmi per vinto. I geologi non avevano trovato nulla, gli epidemiologi neanche. La fantomatica invasione aliena rimaneva, appunto, fantomatica.
Una sera ero con Vico quando sbottai: “Ma non è possibile! Dove sono spariti tutti allora?”
Vico mi fece un sorriso triste. “Non hai ancora capito? Ormai dovrebbe essere ovvio. Abbiamo sbagliato tutto. Non ci sono tracce di Catastrofi. Non ci sono documenti che parlano degli ultimi giorni. Per forza, i fanatici hanno distrutto quasi tutto, anche le macchine del tempo.
”
“Non capisco quello che vuoi dire. E poi non dimenticare il frammento che abbiamo trovato. Chissà di chi parlava…”
“Dev’essere sfuggito alla distruzione. Ne troverete tanti altri continuando a cercare, ne sono certo. Ma parlava di me, no? Io sono stato l’ultimo uomo sulla terra il due di Dicembre del Duemilaquindici, ricordi? Non abbiamo trovato nessuno qui nei primi viaggi perché tutta l’umanità si era trasferita nel futuro.”
di Stefano Iozzo