Gottland
Giugno 17, 2010 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Gottland |
Autore: | Mariusz Szczygiel |
Casa editrice: | nottetempo |
Prezzo: | € 19,00 |
Pagine: | 315 |
Non so se è un caso, ma i due libri più convincenti che ho letto in questa prima metà del 2010 non sono di narrativa. Il primo è il reportage della giornalista Florence Aubenas che cerca lavoro come donna delle pulizie ai tempi di questa nostra crisi. Il secondo è il libro di cui parliamo oggi, Gottland del giornalista polacco Mariusz Szczygiel.
Se il titolo fosse in tedesco, potremmo tradurlo come la terra di Dio. Invece il Gott di cui si parla non sta in cielo in terra e in ogni luogo, ma in una terra ben definita, l’ex Cecoslovacchia. Questo Gott ha anche un nome, Karel, ed è un cantante assai famoso, una specie di incrocio tra Elvis e Pavarotti. Gottland è una specie di parco a tema a lui dedicato.
La terra di cui si parla è dunque la Cecoslovacchia, quando ancora era unita e soprattutto comunista. Una terra senza il Gott, dove l’unico Gott è un cantante. Il racconto si costruisce come un collage di storie, inframmezzate da alcuni episodi fulminanti (come quello relativo alla discendente di Franz Kafka): l’ascesa dell’impero economico delle scarpe Bata; la vicenda tragicomica e i retroscena della costruzione e distruzione della più grande statua di Stalin al mondo; la storia dell’attrice Lída Baarová, che prese il tè con Hitler e fece innamorare Goebbels. E tante altre.
Szczygiel costruisce il suo racconto con frasi veloci, brevi, incisive. Ci consegna il lato grottesco e assurdo del regime totalitario, evidenziando come uno dei suoi pilastri stia in un terribile conformismo. Chi si ribella, in modi anche non eclatanti, viene isolato come se fosse portatore d’un morbo terribile.
Particolarmente esemplare del modo di raccontare di Szczygiel è l’ultimo racconto, in cui la storia d’una donna medico che negli anni 50 si specializza nella cura delle ustioni e che si troverà davanti Jan Palach si intreccia a quella di un adolescente introverso e sovrappeso che negli anni 2000 si chiude in sé stesso e si dà fuoco.
Qui, come in altri punti, Szczygiel non si limita a farci scoprire un pezzo di storia, ma ci spinge a una meditazione sull’animo umano. Che a Gottland sia stato assegnato lo European Book Prize 2009, ci sembra pienamente meritato.
di Stefano Mola