Un’Italia grande quanto un kiwi
Giugno 20, 2010 in Sport da Redazione
La cornice è delle migliori. L’avversario sicuramente alla portata. La zebratura dei seggiolini del fantastico Mbombela Stadium di Nelspruit deve aver dato alla testa, come la pioggia di complimenti dell’ultima settimana…
“Se l’Italia perdesse contro la Nuova Zelanda sarebbe come se gli All Blacks uscissero al primo turno di un mondiale di rugby” così parlava De Rossi alla vigilia, e se non è stato così lo si deve al fischietto facile del guatemalteco Batres, immediato nel concedere il “rigore” che, di fatto, ha sancito il pari azzurro.
La gara inizia ancora una volta in salita per la compagine azzurra perché al 7’ del primo tempo, Smeltz non esita a sfruttare l’erroraccio dell’”emiro” Cannavaro, il kiwi ringrazia e porta a casa.
Le cose si fanno difficili, i neozelandesi si chiudono e provano a colpire in contropiede. Colpiscono con i gomiti, colpiscono per la facilità di gioco che a tratti li vede superiori ad una Italia che senza successo, prova a risalire la china.
Marchisio è un fantasma, ombra di quello ammirato nella partita contro l’Inter proprio nella posizione assegnatagli da Lippi. Iaquinta appare fin troppo frenetico nel cercare invano l’ultimo passaggio con giocate che è palese, non gli competono.
Si confermano su alti livelli l’highlander Zambrotta e il viola Montolivo.
Il primo macina continuamente gioco e avversari, sulla fascia come faceva ai tempi della Juve, si propone e propone più volte ma sembra predicare nel deserto perché Gilardino non la vede praticamente mai!
Il secondo canta e porta la croce: costruisce quello che, puntualmente, i suoi compagni riescono a distruggere; al 27’ coglie il palo con un gran destro dalla distanza, preludio del pareggio azzurro.
Appena 2 minuti dopo è Iaquinta a trasformare il generoso rigore concesso a De Rossi, trattenuto al momento dello stacco aereo da un incredulo Smith, che viene ammonito per gioco scorretto.
Prima della pausa De Rossi ci prova un altro paio di volte, ma Paston è bravo a negare al romanista la gioia del gol.
Al rientro si cambia: dentro la fantasia di Di Natale e Camoranesi per Gila e Pepe (sicuramente tra i più positivi di questa nazionale; inspiegabile la sua sostituzione!).
Degne di nota le giocate del nuovo entrato Camoranesi che prima, serve una gran palla a Iaquinta, poi si vede respingere un bel tiro da fuori dall’ottimo Paston. Un discreto spunto e nulla più da parte dell’udinese Di Natale.
Lippi le prova tutte: al 16′ della ripresa decide di buttare nella mischia il debuttante Pazzini al posto di Marchisio. Il cambio non sortisce l’effetto voluto, gli azzurri sbattono invano contro il muro neozelandese e non mancano di concedere ghiotte chances agli avversari.
Moltissimi i cross messi in area sui quali i nostri, non arrivano mai. Sarà così fino al fischio finale che, inesorabile, decreta quello che più di un pari é un risultato che sa di sconfitta per l’undici di Lippi.
Quella vista contro gli All Whites di Herbert non può essere la vera Italia, timida controfigura di quella laureatasi campione del mondo ormai quattro anni fa.
Accettabile il pareggio alla prima contro un modesto Paraguay, assurdo non riuscire ad aver ragione del team n.78 del ranking Fifa.
La Nuova Zelanda è alla seconda esperienza nella fase finale di un mondiale, e preme ricordare che molti “kiwis” non sono calciatori di professione: il centrocampista Barron lavora in banca mentre Bannatyne (il secondo portiere) è un rappresentante della nota azienda Puma e per partecipare a South Africa 2010 ha dovuto chiedere le ferie.
Scialba e priva di idee sono aggettivi più che generosi per una nazionale che se non perde in toto la faccia, poco ci manca…
di Daniele Fiorini