Con occhi di bambina
Marzo 7, 2011 in Libri da Tomas
Titolo: | Con occhi di bambina |
Autore: | Ania Goledzinowska |
Casa editrice: | PIEMME |
Prezzo: | € 16,50 |
Pagine: | 266 |
Il talento è essenziale, ma più importante è cosa fai con esso.
Ci eravamo lasciati così nel 2008, con questa frase quasi profetica di Stanislavski a salutare la tenacia e la determinazione di una cara amica. Ania Goledzinowska studiava all’ epoca all’ Actors Accademy di Edoardo Costa a Milano e sognava l’ affermazione nel mondo del cinema. Sembrerà strano a chi oggi è ormai abituato a leggere di starlette o aspiranti tali che riescono ad ottenere un breve lampo di notorietà grazie a feste e festini disincantati con il potente di turno. Oppure è proprio la controprova, la cartina di tornasole che fa apparire l’ inganno celato dietro questo mondo fatato che di magico ha ben poco. Ania ha dovuto passarne di inganni e soprusi per raggiungere un minimo di serenità, rincorrendo sogni terreni ha scoperto la speranza di una vita migliore attraverso la fede. Nella precedente intervista Ania si definiva “una persona che guarda soltanto avanti e mai indietro”, ma con questo libro, che vuol raccontarci e proporre al pubblico, ha dovuto per forza di cose gettare uno sguardo al suo passato, svelando cose che non aveva ancora confessato alle cronache di pubblico dominio. “Anche quando mento dico la verità…” affermava scherzando e per questo dovremo chiederle se nel libro vengono stravolti i fatti che ci aveva raccontato riguardanti il suo arrivo in Italia.
Ania, ci dicevi che a 16 anni eri arrivata in Italia vincendo un casting per fare una pubblicità, che sulla tua strada si sono alternate tanti tipi di persone, buone e cattive. Il tuo libro inizia con una scena forte, come sei riuscita a venirne fuori e riproporne i tratti salienti e crudi ?
Innanzitutto è vero, avevo vinto un casting e la prima volta in Italia rimasi per un mese a Milano attraverso un’ agenzia di modelle. Tutto fu ok. Poi son dovuta rientrare per avere il permesso dei miei tutori (genitori adottivi), ma quando tornai in Italia mi ritrovai a lavorare in uno squallido locale alle porte di Torino. È stato difficile ripercorrere quel periodo della mia vita. Per molto tempo, scrivendo questo libro, parlavo in terza persona, mi dicevo che era la storia di un’ altra ragazza, non accettavo fosse la mia. In seguito, rileggendo centinaia di volte la bozza, è stato come fare una specie di terapia. Ma anche Medjugorje ha fatto tanto.
Quindi sei stata a Torino per un certo periodo della tua vita. Ne avrai purtroppo solo un ricordo negativo ?
No, assolutamente. A Torino ho vissuto per circa tre anni e mezzo, ho conosciuto persone che mi hanno aiutato, mi hanno voluto bene e sono tuttora in contatto con loro. E poi Torino è una città bellissima !
Il mondo dei night e della notte non sembra essere così patinato come ci raccontavano nella famosa trasmissione Lucignolo, o sbaglio ?
Il mondo della notte e dello spettacolo è solo una grande illusione. Non è tutto oro quello che luccica !
La droga in che modo è entrata nella tua vita ? Ce ne puoi parlare ?
Già da giovanissima, in Polonia, ho provato la droga. Un giorno, a casa mia, quasi annegai in vasca da bagno. L’ effetto dell’ ecstasy che avevo presso mi fece perdere il controllo. Riuscii ad uscire dalla vasca, mi addormentai e mi risvegliai in una pozza di sangue a causa di una violenta epistassi. A Milano ho infine passato 4 anni all’ insegna della droga. La trasgressione e le notte folli erano all’ ordine del giorno.
Hai anche tentato il suicidio. Cosa ti ha portato a questo gesto estremo ? Chi ti ha portato fuori da quel baratro ?
All’ epoca ero ancora piccola, avevo 14 anni e mi sembrava che nessuno mi volesse. Mia madre non si occupava di me, mio padre era morto, mia nonna aveva fatto domanda di affidamento per poi ritirarla. Volevo morire, volevo morire per dimostrare a tutti quanto amavo la vita, e solo con la mia morte pensavo si potessero accorgere di chi avevano perso. Ora so che è stata una grande cavolata, perché il suicidio è solo per vigliacchi che non vogliono affrontare le difficoltà della vita, che tutti hanno. Avvicinandomi alla fede, conoscendola, ti accorgi invece che non c’è nulla che ti possa ferire, perché la fede è perdono, e ti insegna ad amare i tuoi nemici.
Alla fine è sempre l’ amicizia e la ricerca dell’ amore a dare quella svolta decisiva, e nella tua vita hai scoperto pure la fede. Medjugorje e Paolo Brosio, che firma la prefazione del tuo libro, sono stati fondamentali. Nel libro racconti il tuo pellegrinaggio nella città della “Regina della Pace” o Kraljica Mira come la chiamano in quei luoghi. Quale è ora il tuo rapporto con la religione e la fede ?
Si, Paolo mi ha aiutata molto, mi insegnava a dire il rosario, le preghiere in italiano. Mi ha fatto confessare dopo 15 anni che non lo facevo. Ora sono serena, prego tutte le sere e la domenica vado a messa. Cerco di trarre un insegnamento per me nelle letture del vangelo. Mi sono accorta che pregando mi riempio di una forza magica, sto bene.
Abbiamo avuto un grande Papa polacco, morto nel 2005 ed amatissimo dagli italiani (e non solo). In che relazione lo metti con il tuo avvicinamento alla fede ed a Medjugorje ?
La qualità più grande di Papa Wojtyla era la sua umanità. La gente lo sentiva vicino, uno di loro. Era così anche per me. Poi, essendo polacca come lui, questa sensazione era ancora più forte. Le sue parole, la sua figura, sono state sicuramente uno stimolo per avvicinarmi a certi temi, per cogliere quei momenti in cui sentiamo di aver bisogno di un contatto più profondo con noi stessi, e cominciamo a intravedere Dio.
Dopo la tua rinascita religiosa, e la pubblicazione del tuo libro, quale pensi possa essere il tuo futuro lavorativo ? Con che spirito potrai scindere il tuo lavoro da PR dagli insegnamenti che hai tratto dall’ esperienza di Medjugorje ?
Non credo di dovermi scindere, né di averlo mai fatto. Io sono io, Ania. E non farò mai qualcosa che mi imponga di rinunciare a una parte di me stessa, o a qualcosa in cui credo. Lavoro come PR perché anche io, come tutti, devo pagare l’affitto, comprare il latte, vivere. La Madonna non è co
n te a seconda del lavoro che fai. Spero di continuare con il mio lavoro nel campo dello spettacolo, e non ho mai smesso di studiare recitazione e di prepararmi. Ma ho anche intenzione di continuare a scrivere, e sto già lavorando a un secondo romanzo, un thriller. La scrittura, come molte cose che avvengono per caso, è stata una grande scoperta per me.
Il 10 marzo sarai ospite a Pomeriggio 5. Il paragone con certi personaggi sotto le luci negative della ribalta potrebbero giovarti da un lato ma abbatterti dall’ altro. Ci hai pensato ?
Io spero che la gente mi riconosca una qualità, quella di essere una persona semplice, spontanea. Ho i miei difetti, come tutti, ma non sono una che calcola, o che cerca di barare per conquistarsi le simpatie del pubblico. E poi sono convinta che la gente è molto più intelligente di quanto tanti non vogliano far credere. Io sono una ragazza che cerca la sua strada col sudore della fronte, lavoro da quando avevo quattordici anni. Non cerco scorciatoie, e la gente lo capirà. Su questo, a dire il vero, non ho dubbi. Qualcuno mi ha definito l’anti-Ruby. Ma a me non interessa, mi interessa invece che passi un messaggio, un messaggio per tutte le ragazze: non fatevi fregare, non svendetevi, la lealtà e l’impegno pagano sempre nella vita. Bisogna credere nei propri sogni, crederci fino in fondo.
E dunque “Con occhi di bambina” hai sofferto, vissuto, lottato, gioito, ritrovato la voglia di vivere ed infine ripercorso la tua vita che ci hai raccontato in questo romanzo-verità. Quanto c’è di romanzato ? Hai dovuto evitare di citare fatti e nomi per non incorrere in diffide o denunce penali ?
È tutto vero. Ho fatto la guerra con il mio co-autore, Flavio Pagano, che è uno scrittore bravissimo, quando si lasciava troppo andare a romanzare alcune parti. Abbiamo collaborato tantissimo e lui è stato in grado perfettamente di esprimere le mie emozioni, le sensazioni che provavo nei vari momenti della mia vita. I nomi però sono stati tutti cambiati, più che altro per sicurezza mia, in quanto è stato arrestato anche un ispettore di polizia.
Il mondo dello spettacolo, del resto, rimane sempre lo stesso e non ci si può di certo macchiare di nefandezze che oscurino la bontà dei prodotti che il mercato ci vuol vendere. A meno che tu non sia amico di un potente, o il potente in persona, ed allora riesci a ribaltare pure la realtà. Ed allora non ci resta che sperare in una rivoluzione interiore generale, diffusa, percepita da tutti come necessaria per andare oltre questo sopravvivere sognando il vacuo materialismo delle celebrità. Una rivoluzione interiore che Ania ci ha presentato dimostrandoci che non tutto è perduto se hai la forza di rinascere, mantenendo per sempre quello sguardo da bambino che è in ognuno di noi.
Con occhi di bambina è la storia di un viaggio in Italia, come verso la terra promessa. Un viaggio che invece, per questa ragazza ancora minorenne, diventa un susseguirsi di tragiche avventure. È una storia che racconta la forza dei sogni, e quanto sia importante non mollare mai. Ania passa attraverso esperienze di sfruttamento e di discriminazione, poi un sequestro e un tentativo di suicidio; scopre che persino chi dovrebbe proteggerla, la Polizia, può nascondere al suo interno persone corrotte. Molestie, alcol, droga, la vita dei night e mille falsi amici senza scrupoli sono gli antagonisti contro cui la ragazza si batte da sola, alla disperata ricerca di se stessa. Alla ricerca di un grande amore che sembra arrivare, e poi svanisce, inghiottito da quel nulla che in certi momenti sembra mangiarsi tutto. La storia di Ania rovescia il luogo comune per cui è solo accettando i compromessi che si può andare avanti nella vita. Sarà invece proprio la ricerca della lealtà e dell’amore, la sua voglia di restare se stessa fino in fondo, a darle la forza di realizzare il sogno di diventare prima di tutto una donna.
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di Tomas