L’iguana non vuole
Gennaio 5, 2012 in Libri da Benedetta Gigli
Autrice | Giusi Marchetta |
Titolo | L’iguana non vuole |
Casa editrice | Rizzoli |
Pagine | 291 |
Prezzo | 17,50 euro |
Il primo romanzo di Giusi Marchetta. Una scrittura che lascia il segno e che ti fa entrare nella storia come se fossi tu Emma, la protagonista, l’insegnante di sostegno che, trasferitasi da Napoli a Torino, si trova
alle prese con Andrea Riccardi, un ragazzo altamente problematico e pericoloso. Emma, la ragazza che ce la mette tutta per farcela, che non si propone come eroina, ma come una persona tra le tante, una che ha anche paura e che, a volte, vorrebbe mollare.
Ed è proprio questo che tiavvicina a lei: riesci a sentire le sue incertezze perché sono anche le tue, ma allo stesso tempo ti fai forza della sua stessa voglia di vivere e di riuscire, del suo coraggio di prendere decisioni difficili in nome della felicità, perché, come dice il suo amico Massimiliano: “tra tutte le persone che conosco sei l’unica capace di mandare tutto a puttane soltanto per riuscire a essere felice”.
Di seguito una piccola intervista all’autrice de L’iguana non vuole:
Da dove nasce la storia di Emma e quanto di te c’è in lei?
Emma è un’insegnante precaria che parte da Napoli perché ha ottenuto una supplenza a Torino. É giovane, ha studiato molto e vuole essere una brava insegnante. Costretta
a lavorare sul sostegno, cerca di fare del suo meglio anche se avere a che fare con Andrea, autistico e psicotico, non è affatto facile. Le mancano la sua città, gli amici. A volte si sente fuori posto. Sente che qualcosa è andato nel verso sbagliato e non c’è rimedio.
Ecco, fin qui le nostre storie sono simili. Io ho raccontato la mia storia, Emma l’ha assorbita e vissuta. Poi, mentre scrivevo il libro, ho capito che dovevo smettere, che le avevo dato abbastanza e che lei era in parte diversa sa me e che la sua storia sarebbe andata diversamente. Era un romanzo, non una
vita vera.
Quali sono state la cosa più bella e la più difficile nello scrivere questo tuo primo romanzo?
La cosa più bella e difficile è stato esprimere tutta la mia rabbia, il dolore, l’impotenza di questi anni e lasciare che queste emozioni muovessero i personaggi senza appesantirli, senza farne una tragedia. Immagina poter raccontare qualcosa che ci ha fatto male, descriverlo, riviverlo, dargli un senso e uscirne vivi: “L’iguana non vuole” è stato questo per me. E poi è un romanzo. Ho dovuto imparare a gestirlo, portarlo avanti giorno per giorno, rinunciare a quello che non andava. É stato la mia gioia per un anno intero.
Quali sono i tuoi riferimenti letterari?
Mi piacerebbe molto riuscire a dare un’idea dello spessore e delle sfaccettature dei sentimenti umani come fa Alice Munro. Solo che mi rendo conto che la mia scrittura cerca l’opposto: l’essenzialità, pochi tratti per descrivere un’intenzione. Al liceo mi colpirono molto Carver, Hemingway e Pavese. E Antonio Pascale tra i contemporanei. Mi hanno un po’ cresciuto con l’idea di una scrittura efficace ma diretta, priva di ricercatezze.
Come Emma ti sei trasferita a Torino. Cosa ti piace e cosa non ti piace di questa città?
Torino è una città che ti accoglie un poco alla volta. E devi impegnarti comunque perché dagli orari dei negozi alle modalità di interazione sociale,
non ha molto in comune col sud. Questa difficoltà iniziale, il senso di distanza che crea in chi si è appena trasferito non mi piace, ha reso tutto più difficile per me. Adesso, dopo tre anni, sono riuscita a conquistarmi spazi più accoglienti e a beneficiarne anch’io. Poi mi piace il tessuto culturale della città: nella musica, la letteratura, il teatro. La sento molto viva e mi piace.
Se andassimo insieme in una libreria di Torino dove mi porteresti? E che libro mi consiglieresti?
Ti porterei in tre librerie che mi hanno fatto compagnia in questi anni. Prima passeremmo dalla Legolibri in via Maria Vittoria. Non potremmo andare via subito neanche se lo volessimo perché si sta troppo bene a chiacchierare col proprietario e tutti gli amici che passano. Poi andremmo a San Salvario, alla Trebisonda, una mia scoperta recente, bellissima, con tavolini e un divano arancione su cui siedono ogni tanto gli scrittori per fare quattro chiacchiere con Andrea Bajani o per raccontare i loro libri a chi vuole ascoltare. Infine ti porterei a La bussola in via Po. É una libreria che vende l’usato, la mia Port’Alba a Torino. Non importa quanto sia tardi, la trovi aperta. E se cerchi bene e sei fortunato può farti un regalo, il libro che cercavi, scontato. Un pomeriggio del mio primo anno a Torino, in un momento duro, appoggiato come se niente fosse sul bancone all’interno ho trovato un’edizione vecchia, usata di Revolutionary Road di Richard Yates. Qualcosa mi ha voluto bene. Ecco, vai lì, spulcia tra i libri, magari trovi quello che hai amato, prestato e mai riavuto. Te lo consiglio.