Qui non ci sono bambini, infanzia e deportazione al Museo della Resistenza
Febbraio 10, 2012 in Arte, Primo Piano da Cinzia Sfolcini
Giovedì 26 gennaio 2012 alle 18,00 è stata inaugurata al Museo Diffuso Della Resistenza di Torino, la mostra “Qui non ci sono bambini – infanzia e deportazione”, alla presenza dell’autore dei disegni, realizzati subito dopo
la sua liberazione dal lager.
Thomas Geve è un arzillo signore di 82 anni, ingegnere in pensione, residente in Israele da moltissimi anni, che, in un forbito tedesco, racconta e spiega la sua esperienza ad un pubblico numeroso ed emozionato.
Ciò che ha colpito del suo racconto è la nitidezza del ricordo, pervasa da sentimenti che sono essenzialmente quelli derivanti dall’acuta analisi dei fatti, osservati con gli occhi puri e disarmanti di un adolescente, e quindi doppiamente commuoventi.
Fu internato con la madre (che non sopravvisse) ad Auschwitz, nel giugno del 1943, il padre, non potendo più esercitare la professione di medico, in quanto ebreo, si era trasferito in Inghilterra, ma nonostante ripetuti tentativi non era riuscito a farsi raggiungere dalla moglie e dal figlio.
Thomas fu subito separato dalla madre, al loro arrivo al campo. Poiché dimostrava più anni della sua età, fu dichiarato abile al lavoro e destinato ad imparare il mestiere di muratore: questa selezione fu la sua salvezza. All’avvicinarsi dell’esercito russo, i nazisti diedero l’ordine dell’evacuazione e, nel gennaio del 1945, venne costretto ad una marcia forzata verso il campo di Buchenwald. L’11 aprile 1945 il lager venne liberato dagli americani, il piccolo Thomas, troppo debilitato, rimase ancora per un mese al campo: a questo periodo risalgono i suoi disegni. Dopo un anno trascorso in un convalescenziario in Svizzera, si ricongiunse finalmente con il padre a Londra. Nel 1950 parte per Israele, dove vive tutt’ora. I disegni originali sono custoditi al museo Yad Vashem a Gerusalemme e non sono trasportabili a causa della loro fragilità. Furono conservati dal padre in una cassaforte climatizzata fino al 1985 (si era già tentato di farli pubblicare, ma senza successo, Thomas Geve ricorda, con ironia, che qualche critico interpellato dal padre ebbe a dire “Ma suo figlio non è un Picasso”). In quell’anno lo stesso Geve li donò allo Yad Vashem, le riproduzioni furono esposte per la prima volta nel 1995 a Buchenwald, in occasione del cinquantenario della liberazione, e da lì in numerosi paesi.
La mostra viene esposta a Torino per la prima volta in Italia, si tratta della riproduzione di 50 dei 79 disegni realizzati dal giovanissimo internato.
L’allestimento curato dal Museo Della resistenza, propone i disegni nel loro formato originale, da cartolina, nella sequenza cronologica della sua esperienza. Lo stesso autore ci ha accompagnati in questo percorso, anche se è stato difficile stargli accanto, data la grande folla che lo circondava. Il ragazzino Thomas disegnò sul retro dei formulari delle SS con acquarelli e matite colorate che chiese durante il mese in cui rimase nel campo dopo la liberazione. La sua testimonianza nasceva dalla necessità di raccontare la sua esperienza e fermarne il ricordo per sempre.
I tratti nitidi e precisi, le scene schematiche, perfette e ordinate, testimoniano una grande maturità e lucidità, straordinarie in un ragazzo di quell’età e, o forse proprio per questo, in quelle circostanze. La sofferenza è espressa senza pathos, si capisce l’intento di documentare la vita e le regole del lager.
A chi, fra i tanti che gli chiedevano, cosa avesse provato nel ritornare in Germania, Thomas Geve ha risposto “Ho guardato la metro e ho pensato che era bella”.
Crediamo di aver interpretato il suo pensiero, cogliendone il senso come della vita che va avanti, con i suoi ricordi, che è bene conservare e diffondere, ma senza acrimonie e facili rancori.
Perciò la sua testimonianza è
oltremodo importante.
“Qui non ci sono bambini – infanzia e deportazione”
Museo Diffuso Della Resistenza
corso Valdocco 4/a Torino
27 gennaio – 13 maggio 2012
Tutti i giorni dalle 10 alle 18, il giovedì dalle 14 alle 22 – lunedì chiuso.