Lucio Dalla si colora con Regazzoni
Novembre 15, 2001 in Arte da Gino Steiner Strippoli
Musica e colore: più giusto connubio l’arte in quanto tale non poteva trovare. I lirismi assoluti del Dalla cantautore ben si sposano nei tratti del pennello di Domenica Regazzoni. E’ come assistere allo scambio emozionale di queste due forme d’arte, dove le parole dei testi prendono forma e colore mentre i quadri iniziano “silenziosamente” a cantare i sentimenti dell’uomo Lucio. Ed allora “Cosa Sarà”, “Caruso”, “Anna e Marco”, “Henna”, “Com’è profondo il mare”, “Amen” si animano attraverso il blu, l’azzurro e l’ispirazione della Regazzoni.
Trenta i brani cantati dal pennello dell’artista milanese per oltre 80 opere. Di recente due iniziative significative a Tokio, al Gallery Center Point, e a Roma, al complesso Vittoriano, le hanno reso visibilità e riconoscimento internazionale. Oggi si presenta ad Artissima, a Torino Esposizioni (dal 14 al 18 novembre), con alcune sue opere Dalliane. Vedere “L’ultima luna”, canzone di Dalla, attraverso la creatività di questa pittrice vuol dire consegnare l’arte al romanticismo della poesia. D’altronde la filosofia di questa donna di 48 anni, figlia di un liutaio, è quella di non porre barriere tra le arti. Le sue opere rappresentano e si ispirano alle canzoni che più ama. Già anni or sono i testi di Mogol trovarono nuova vita in “Dominique” in una mostra intitolata “ Colore InCanto”.
Com’è nata questa idea?
Ero partita con Mogol – precisa Regazzoni – perché mi ritrovavo nelle sue canzoni dense di emozioni mediterranee, ricche di vita e di colori. Adesso l’incontro con Dalla e la sua musica nasce perché nelle sue canzoni trovo tanta spiritualità ma anche tanta carne, come il contrasto che esiste tra il cielo e la terra. Dalla scrive dei testi si dissacranti, ma molto spirituali che fanno vibrare le corde più interiori.
Ma Regazzoni & Dalla è la realizzazione della musica nell’arte della pittura?
Vuol dire più semplicemente che un suono, un segno, un colore, una parola sono dei moti dell’animo, sono delle espressioni differenti dal punto di vista grafico, ma esprimono degli stati d’animo, quindi sono un esternazione di quello che uno ha dentro, vuoi con la poesia, con la musica, con la pittura.
La prima volta che hai proposto il progetto a Dalla, come l’ha presa?
E’stato contento, curioso e diffidente contemporaneamente. Poi è stato solo più curioso e quando ha capito lo spirito con cui lavoravo è stato gentilissimo, incidendo delle sue invenzioni vocali su una rielaborazione musicale di “Nun Parla” e di “Occhi chiusi”, più una riscrittura di un Kirie gregoriano, su un cd che accompagna il catalogo delle mie opere.
Qual è lo strumento musicale che identifichi nel tuo pennello?
Il pianoforte, perché ha molte corde come una tavolozza artistica con molti colori, e ogni nota, ogni colore sono vibrazioni dell’animo dell’artista.
Aquarelli, pastelli, sabbia, garze e pigmenti si uniscono alle note “do re mi fa sol la si” e alle parole di un cantautore come Lucio Dalla, che di recente ha fatto uscire il suo ultimo album “Luna Matata” (BMG).
Lucio, cosa ne pensa di questo connubio?
Penso che Domenica Regazzoni con le sue interpretazioni sia riuscita ad aggiungere qualcosa in più al mio lavoro, alle mie canzoni. Ora mi sento un po’ il coautore di questi quadri; devo dire che in queste opere c’è una grande capacità di comunicare quel che le mie canzoni dicono.
I colori che predominano sono il blu e l’azzurro, contento?
Ti dirò che sono le mie tonalità preferite. E poi quest’artista ha interpretato la mia musica in maniera inimmaginabile per me. Una vera sorpresa positiva. E’stato come creare un abbraccio universale tra pittura, musica e poesia.
Una volta la musica era solo per le orecchie, oggi è più visiva, non trovi?
Certamente, come non si può vedere un film senza colonna sonora altrettanto l’ascolto di una canzone deve avere delle immagini. Il solo disco è un involucro, una scatola di sardine, è questo non basta più alla musica. L’arte visiva ha invece la capacità di rigenerare impedendo la riuscita della stupidità che la musica talvolta si tira dietro.
di Gino Steiner Strippoli