Cosa fare per la pace
Novembre 16, 2001 in Medley da Redazione
Una iniziativa concreta è stata lanciata dalla ormai nota organizzazione Emergency. Dopo essersi fatta conoscere con il pregiato singolo “Il mio nome è mai più”, che può vantare l’incontro delle tre firme più importanti della musica italiana degli ultimi anni, l’organizzazione è tornata in questi ultimi mesi al centro dell’attenzione.
Alla fine del conflitto kosovaro, il singolo a firma Ligabue-Jovanotti-Pelù, fu un messaggio forte che faceva conoscere ai più l’organizzazione di medici impegnata in vari Paesi in difficoltà del mondo. In particolare in un lontano e grande Stato, che molti non sapevano neanche dove si collocasse esattamente: l’Afganistan. Non se ne conoscevano i problemi, non la morfologia, niente riguardo al regime che vi governasse. Eppure Emergency si adoperava in quella lontana nazione, e grazie al singolo di successo fece conoscere all’Italia qualcosa di quella realtà. Oggi non ci sarebbe bisogno di quella sensibilizzazione. Tutti sanno vita, morte e miracoli di quei problemi decennali che ha sempre fatto comodo ignorare.
Dopo aver vinto per due anni consecutivi la competizione del Sole 24 Ore che premia i siti italiani migliori, Emergency lancia dalle sue pagine un’importante iniziativa, in grado di dare visibilità ad una posizione che di questi giorni non ha molta voce sui mezzi di informazione e tantomeno, a quanto pare, nelle aule parlamentari. Trattata come un vestito vecchio, logorato e buttato in un angolo, la pace è usata come materiale da recupero, con cui fare i lavori più umili. Questa sembra l’idea dello slogan utilizzato dall’organizzazione: “Uno straccio per la pace”. Senza cortei, manifestazioni, urla nelle piazze o focosi articoli su giornali e riviste, dare un segnale, piccolo ma diffuso sul territorio, del desiderio di far tacere le armi e di risolvere le situazioni di conflittualità senza ricorrere, appunto, al conflitto totale. Un oggetto umile, comune, informale come un pezzo di stoffa bianco può diventare simbolo di questa ricerca.
L’invito dell’organizzazione che intanto è tornata prontamente, appena le condizioni di sicurezza (relativa) l’hanno permesso, in terra afgana per aiutare i deboli ed i feriti, è di utilizzare un lembo di tessuto bianco da esibire sulla propria persona, sugli oggetti di uso quotidiano, sull’auto o sul balcone, per dire: io voglio la Pace, quella con la p maiuscola. Non è necessario utilizzare esibizionisti mantelli come nella foto; un piccolo pezzo bastante evidente dirà l’appartenenza a questo progetto.
Volendo fare di più, basterà un piccolo giro nel mondo della Rete per scoprire un pululare di iniziative e di documentazioni. Ad iniziare dal sito omonimo dell’organizzazione Emergency, passando per il Centro studi per la pace www.studiperlapace.it fino a www.warnews.it, ricco arsenale di notizie circa buona parte dei conflitti mondiali (non solo Afganistan, ma anche Sierra Leone, Filippine, Papuasia, Kashmir e la misconosciuta Abkhazia. Buona inform-azione.
di Diego DID Sirio