Il senso dell’elefante
Giugno 18, 2012 in Libri da Benedetta Gigli
Titolo | Il senso dell’elefante |
Autore | Marco Missiroli |
Editore | Guanda |
Pagine | 238 |
Prezzo | 16,50 € |
C’era un uomo, all’uomo in questione andava così così, c’era il diluvio universale e lui stava sul tetto di casa per non affogare, chiede a Dio con tutta la sua fede di essere salvato e nel suo cuore sa che Dio lo salverà. Arriva un’imbarcazione, l’uomo la rifiuta, perché è sicurissimo che verrà il Signore a salvarlo per cui dice no grazie, nel mentre l’acqua cresce, arriva un’altra imbarcazione ma lui aspetta Dio. Intanto l’acqua gli sale al collo, passa una terza imbarcazione, no grazie. Allora affoga. Quando in Paradiso vede finalmente il Signore gli dice: tu avevi promesso di salvarmi! Dio lo guarda, senti un po’ ti ho mandato tre barche, sa vot adés?
Così comincia Il senso dell’elefante, con cui Marco Missiroli è entrato nella cinquina del Premio Campiello 2012. C’è un palazzo. Ci sono delle famiglie. C’è un portinaio: Pietro, ex prete. E intorno a lui tutti gli abitanti del condominio si muovono, come falene intorno alla luce. L’avvocato Poppi, per esempio, disincantato e disilluso dopo aver perso l’amore della sua vita Daniele:
«Mi dica perché Dio si è portato via l’amore della mia vita, Pietro. Mi dica cosa rimane dopo»
«Rimane il ricordo»
«La grande menzogna, ecco cos’è il ricordo. Venga il Signore a campare di memoria. Allora sì che conoscerà il castigo».
Paola e Fernando, mamma e figlio, legati da una ritardo mentale di
lui e dal ricordo del padre morto. Pietro accoglie il ragazzo sotto la sua ala protettiva e in qualche modo gli fa da padre, aiutandolo a liberarsi addirittura dal basco, il cappello del padre da cui Fernando non si separa mai.
E la famiglia Martini, composta da Viola, la piccola Sara e Luca. Luca è un medico, uno di quelli che donano la morte a chi non ha più speranza. Un uomo che vive questo suo ruolo in bilico tra sensi di colpa e consapevolezza della sofferenza altrui. E proprio a lui Pietro è legato in particolar modo.
Sono tante piccole storie che diventano un unico coro, che costruiscono pian piano l’idea di una famiglia in senso allargato, dove gli uni interagiscono con gli altri e per gli altri agiscono e vivono. E il titolo allude proprio a questo perché “gli elefanti si occupano del branco senza badare alla parentela. Tutti per tutti”.