I Popoli naturali si ritrovano all’ONU di Ginevra
Luglio 30, 2012 in Attualità, Net Journal, Primo Piano da Gino Steiner Strippoli
Si è concluso all’ONU di Ginevra l’annuale meeting di esperti sui diritti dei Popoli Indigeni, denominato “Expert Mechanism on the Rights of Indigenous Peoples” (EMRIP).
Assemblea che è un vero e proprio corpo sussidiario del Consiglio per i Diritti Umani istituito con lo scopo di fornire al Human Rights Council la consulenza tematica, sotto forma di studi e ricerche, sui diritti dei Popoli indigeni e di suggerire proposte per la loro tutela. Anche in questa sessione erano presenti Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro rappresentanti e responsabili di Ecospirituality Foundation, oltre che essere leader della band musicale LabGraal.
Rosalba Nattero ancora una volta in prima linea. “ Si siamo stati presenti anchre in questa sV sessione dell’EMRIP che ha radunato anche quest’anno esperti e rappresentanti indigeni da tutti i continenti che attraverso relazioni e dibattiti portano avanti il lavoro iniziato più di 20 anni fa proprio a Ginevra con il Working Group on Indigenous Populations, sfociato poi nel Permanent Forum on Indigenous Peoples dell’ONU di New York.”. Ma in cosa consiste il vostro lavoro?
“Cerchiano di creare le procedure affinchè la Carta dei Diritti dei Popoli Indigeni, approvata dall’ONU nel 2007, non rimanga un atto puramente morale, ma venga applicata dagli Stati”.
Cosa avete sviluppato in questi cinque anni di lavoro all’EMRIP? “ Abbiamo affrontato temi fondamentali con una prima fase dedicata al diritto all’istruzione dei Popoli indigeni e alle modalità per la sua applicazione mentre nella secondala Commissionedi Esperti ha affrontato la questione dei diritti degli Indigenous Peoples a partecipare ai processi decisionali degli Stati”.
Dal 2011 l’EMRIP si sta focalizzando su una terza fase di lavoro, tanto delicata quanto emblematica o sbaglio? “Si – dice Barbardoro – si è puntato sul riconoscimento del diritto dei Popoli indigeni alla propria lingua, alla propria cultura e identità. Tematiche che possono sembrare scontate nella nostra epoca, ma che rivelano la profonda discriminazione di cui i Popoli naturali
sono ancora oggetto”.
Ma cosa succede all’inizio dell’apertura dei lavori ? “Ogni anno – racconta Nattero – i lavori vengono aperti e chiusi in una cerimonia tradizionale. Lo scopo dell’apertura e chiusura rituale è quello di ricordare che ogni cosa viene compiuta nell’anbito del nostro rapporto con Madre Terra e con il mistero di cui essa è tramite. Un richiamo alla dimensione del trascendente, se pur in un ambito burocratico come l’ONU, che sottolinea la differenza tra le culture dei Popoli naturali e quelle della società maggioritaria”.
Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro hanno partecipato come ogni anno in veste di delegati della Ecospirituality Foundation. In un rapporto ormai consolidato, passando da a un forum all’altro. I due delegati della Ecospirituality Foundation hanno assistito agli avvenimenti degli ultimi dodici anni ed hanno dato il loro contributo per la maturazione di una identità nativa globale.
Ma il processo era già iniziato molto prima.
Sono passati 30 anni dall’ingresso dei Popoli indigeni all’ONU. Il primo passo è stato l’avvio del Working Group on Indigenous Populations, nato in sordina nell’ambito della Commissione per i Diritti Umani, e frequentato all’inizio da pochissimi rappresentanti nativi. Ma con che scopo? “ Lo scopo – dice Barbadoro – era quello di promuovere una Carta dei Diritti dei Popoli Indigeni, un lavoro che si è rivelato arduo per via del difficile rapporto con i Governi e che ha richiesto per la sua stesura circa 25 anni. Ma l’assemblea degli indigenous Peoples nel frattempo è cresciuta sempre di più, e con essa è cresciuta la consapevolezza dell’identità Nativa, una caratteristica che gli Indigenous Peoples hanno scoperto di avere in comune al di là delle differenze geografiche e culturali”.
“Il lavoro del Working Group di Ginevra – continua Nattero – è sfociato nel Permanent Forum di New York, dove l’assemblea dei Popoli naturali ha toccato le sue punte massime con più di 3.000 rappresentanti indigeni da tutto il mondo, consolidandosi come l’assemblea più vasta delle Nazioni Unite. Per via della grande partecipazione dei Nativi, il Permanent
Forum ha spesso dovuto adottare misure straordinarie e svolgersi in più sale collegate tra di loro da maxischermi, in quanto non vi erano sale sufficientemente capienti per contenere tutti i partecipanti”.
Carta dei Diritti che è stata finalmente adottata nel 2007. “ Si vero – dice Nattero – un risultato impensabile solo 10 anni fa, e quello che più conta, è stata adottata anche da tutti gli Stati membri.La Ecospirituality Foundationin tutti questi anni ha sempre sostenuto l’importanza di tutelare, a fianco dei diritti alla terra e ai mezzi di sussistenza, anche la tutela delle tradizioni e dell’identità dei Nativi. Nella versione finale della Carta dei Diritti, questi principi sono presenti in molti dei suoi articoli”.
“Ora il passo successivo
– da precisato Barbadoro – è quello di fare in modo chela Cartanon rimanga un atto formale, ma venga applicata. Per questo è fondamentale che meccanismi come l’EMRIP continuino ad esistere per tutelare, pressare gli Stati, proporre strategie al fine che i Popoli indigeni possano finalmente vantare gli stessi diritti che godono i cittadini della società maggioritaria”.
La
sintesi della sessione ONU ginevrina è soprattutto quella che tutti i Popoli autoctoni, di qualsiasi latitudine, possano manifestare le loro culture e le loro tradizioni senza essere oggetto di discriminazioni. Il problema tocca anche noi europei: sono ancora molte quelle comunità autoctone che si ammantano della discrezione per proteggere le loro tradizioni millenarie. Ma queste culture, così come i loro luoghi sacri, non sono tutelate e la loro sopravvivenza è a rischio. Quand’è che vedremo in queste assemblee dell’ONU anche rappresentanti di comunità autoctone di casa nostra?
Il processo è avviato. Non resta che andare avanti.