Il venezuelano Lorenzo Vigas vince il Leone d’Oro al primo colpo
Settembre 15, 2015 in Cinema, Net Journal, Primo Piano da Pierluigi Capra
È l’opera prima di un venezuelano a vincere il Leone d’Oro come miglior film, alla 72° edizione del Festival del Cinema di Venezia.
Lorenzo Vigas con il film Desde Alla, (che significa Da lontano) pellicola che racconta il complesso rapporto tra un adulto e un ragazzo di strada e che tocca argomenti piuttosto scabrosi. Il regista Lorenzo Vigas è anche il primo autore venezuelano a partecipare al Festival della laguna. Si può ben dire che, con questo esordio folgorante, abbia fatto centro al primo colpo.
La giuria, presieduta dal messicano Alfonso Cuaron, ha poi premiato con il secondo premio (il Leone d’Argento per la miglior regia) un altro film proveniente dal Sudamerica: si tratta di El Clan dell’argentino Pablo Trapero, storia vera che racconta l’inquietante vicenda di una apparentemente rispettabile famiglia argentina. Siamo negli anni ’80, nel difficile periodo della ricostruzione del paese dopo la dittatura di Jorge Videla, e “il clan” Puccio sequestra molti ragazzi di famiglie facoltose, per chiederne il riscatto. Detestabile fatto di cronaca, la cui singolarità e follia costituiscono motivo di indubbio interesse e che nel film resta sospeso tra denuncia e dramma. Due scelte anticonvenzionali quelle della Giuria veneziana, non pronosticate, assolutamente inattese, che lasciano a bocca asciutta nomi altisonanti in concorso alla Mostra, come Aleksandr Sokurov, Amos Gitai, Marco Bellocchio, Atom Egoyan, Jerzy Skolimowski e altri.
Questo di Vigas è un film che è riuscito nell’intento di raccontare una storia vera, o verosimile, che ci illumina su una realtà, ma che è anche in grado di stimolare disgusto e denuncia. Un’ispirazione poderosa per una regia piena di pathos, accurata e abile.
Desde Allà porta in scena due storie che si incrociano: quella di Armando (interpretato dal bravissimo Alfredo Castro attore feticcio di Pablo Larraín) e quella di Elder (Luis Silva).
Armando è un uomo di mezza età, freddo, inespressivo, dal misterioso passato, che ha un negozio di protesi dentarie, mentre Elder è un ragazzo prepotente, violento, ma allo stesso tempo fragile, che vive di espedienti. Desde Allà è un film che indaga sulla relazione traqueste due età differenti, sull’identità sessuale dal punto di vista psicologico ed emozionale. L’intento del regista, di mettere sotto i riflettori il rapporto complicato tra i due protagonisti, funziona perfettamente e il film scorre bene, ma lascia nello spettatore come unsenso di sofferenza e di pena.
Infatti Armando, oltre a sistemare le dentiere degli anziani vaga per le strade di Caracas con il portafogli pieno di denaro per adescare giovani ragazzini, portarli a casa e guardarli. A questi però non chiede un contatto fisico, vuole solo vederli spogliarsi, di spalle. La sua vita cambierà con l’incontro di Elder, un ragazzo trovato in uno dei quartieri poveri di Caracas. Elder però è un violento e una volta a casa con Armando continuerà ad insultarlo, ma allo stesso tempo cercherà il modo di sfruttarlo economicamente, fino a picchiarlo, derubarlo e fuggire. Armando colpito non solo fisicamente da Elder, decide di cercarlo di nuovo, non tanto per recuperare i soldi, quanto per instaurare con lui una relazione che riguarda più i bisogni emotivi che il sesso. Se all’inizio è Armando che prova ad avere unlegame con Elder, poi le parti si invertono ed è il ragazzo che trova in qualche modo nel suo adescatore la figura del padre finito in carcere.
Ma non è solo il rapporto padre-figlio quello che si delinea in questo film, quanto la scoperta dell’omosessualità latente (così pare) di Elder che finisce per legarsi ad Armando. L’uomo, man mano che frequenta il ragazzo diventa sempre più distaccato fino al punto di scaricare il ragazzo, respingendo così l’amore che Elder gli offre. Elder infatti per dimostrare quanto Armando ha cambiato la sua vita, decide addirittura di trasformarsi in killer per uccidere il padre di Armando, uomo benestante che nel passato ha traumatizzato la vita del giovane Armando, che è ora diventato un uomo disincantato, asettico, senza emozioni. Al colmo del cinismo Armando chiama la polizia e denuncia il ragazzo che verrà arrestato.
La metropoli di Caracas appare sullo sfondo opaca, chiassosa, affollata e selvaggia.
“Spero che l’uscita di questo film, aggiunge Vigas, possa suscitare diverse reazioni e creare un dibattito che possa superare le barriere contro l’omosessualità anche in Sud America”.
La prova di Alfredo Castro è eccellente e si incarna perfettamente con il suo personaggio che non riesce a livello emozionale a portare avanti la relazione con Edler e quindi decide di rifiutarla. Sarà poi lo spettatore a pensare ai motivi che hanno dettato i suoi comportamenti. Un film su due mondi paralleli che mai si incrociano, da un lato la società benestante e fragile, dall’altra una vita che si regge sulle regole della strada e che al primo segnale di fiducia viene sconvolta in modo tragico.
“Mi sento molto fortunato” ha detto Vigas “sapevo che qualcosa di buono lo avevamo fatto, ma non ci aspettavamo di arrivare a vincere il concorso”. Oggi girare film in Venezuela è sempre più difficile sia per la svalutazione galoppante, sia per l’alto livello di delinquenzache c’è per le strade, ma è anche una delle città più interessanti del Sud America e “la tensione tra le classi sociali offre spunti perraccontare nuove storie” sostiene Vigas.
L’attore che interpreta il ragazzo nel film, Luis Silva, viene da un quartiere di periferia molto complicato e si è adattato benissimo alla parte.
Tra i produttori del film c’è Guillermo Arriaga, sceneggiatore e scrittore messicano che ha firmato pellicole importanti come Amores perros, 21 grammi, Babel e The Burning Plain – Il confine della solitudine.