Cinque colpi da pistola
Febbraio 12, 2001 in Racconti da Redazione
Scendevo le scale a passi lenti, impaurito da quel che avrebbero potuto vedere i miei occhi.
C’erano stati cinque spari, seguiti da un silenzio innaturale. Anche lo sfrigolio dell’ammazza zanzare elettronico aveva cessato ogni rumore: dopo qualche istante il lamento di una gatta in calore mi risvegliò dallo shock, le mani mi tremavano e neanche le palpebre riuscivano a restare immobili.
Come sotto l’effetto di una droga uscii dalla mia stanza e mi diressi verso le scale che portavano al piano superiore, al quinto, quello da dov’erano provenuti gli spari.
Ero sul pianerottolo dell’ultimo piano, ma non potevo decidermi su quale fosse la cosa giusta da farsi: procedere come un imbecille di un qualsiasi film dell’orrore che si rispetti, fare l’eroe e catturare l’eventuale assassino senza neppure avvertire la polizia, o chiamare il 112?
Naturalmente scelsi la seconda soluzione e ridiscesi le scale per tornare al mio alloggio, accendere la luce del salotto e alzare la cornetta del telefono. Con il filo tagliato; imprevisto.
Cerco di non farmi vedere preoccupato o minimamente scosso dall’accaduto, nel caso l’assassino mi stesse spiando, cosa alquanto probabile direi. Giro i tacchi con quanta disinvoltura possa riuscire in quegli istanti e corro verso l’uscita di casa. Inciampo sul filo della televisione, maledetta antenna, funzionavano tanto bene i baffi di una volta, provo a rialzarmi ma un paio di pantofole mi si affacciano a due centimetri dal naso.
“Potrei sapere che diavolo sta combinando?” domandò con tono piuttosto stupito l’inquilino del piano di sopra, in vestaglia e ciabatte, pronto per coricarsi a letto.
“Mi deve scusare – accenno alzandomi goffamente da terra – ma ho udito dei forti spari provenire dal suo alloggio e …”
“Si chiama televisione – tagliò corto il signor Risvol I. – Si preoccupi piuttosto di levare quelle forbici dalle mani di sua figlia: ha solo quattro anni. Buonanotte”
Finita. Ah, per chi non l’avesse capito, è stata la figlioletta del protagonista a tagliare il filo del telefono. Non si sa mai, qualcuno non avesse collegato…
di Gianluca Ventura