Gianluca Grignani per Traspi.net
Febbraio 13, 2001 in Musica da Redazione
Abbiamo incontrato nei camerini, prima di un suo concerto, Gianluca Grignani, il “bello e maledetto”.
Parlaci di questo tour che hai appena iniziato.
“E’ un tour che sta dimostrando, soprattutto ai media, come si sta evolvendo la mia musica. Io, infatti, nel giro di questi cinque anni mi sono accorto del movimento che c’è dietro la mia produzione. E’ il primo tour che faccio con la società e i musicisti giusti, e questo fa sì che la stampa si accorga della quantità e della varietà della gente che viene ai miei concerti, di com’è la mia musica dal vivo.
Questo per molti sta risultando una sorpresa. Finalmente tutti incominciano a rendersi conto di quello che sto facendo e io sto vedendo i frutti di cinque anni di duro lavoro.
E’ un tour dove emerge maggiormente l’animo acustico oppure quello duro di Grignani?
E’ una via di mezzo, con in più molta spigliatezza sul palco, anche perché ho trovato finalmente un chitarrista che mi fa da ottima spalla. Ho, infatti, cambiato completamente band rispetto allo scorso tour.
Qual è stato il percorso musicale di Gianluca Grignani da “Destinazione Paradiso” a “Sdraiato su una nuvola”, visto che ci sono stati molti cambiamenti in questi cinque anni?
Io credo di aver fatto qualcosa che in Italia molti avrebbero voluto fare, ma non ne hanno avuto il coraggio. Quando ho fatto il passaggio da “Destinazione Paradiso” a “Fabbrica di Plastica” avevo veramente tutto da perdere.
Ne ho dovute combinare di tutti i colori per potere avere la liberta artistica che ho oggi. Libertà che all’inizio non avevo assolutamente. Quando è uscito “Fabbrica di Plastica” ho avuto dei grandissimi problemi discografici perché mi consideravano un pazzo, perché quel tipo di musica in quel periodo nessuno la faceva nel nostro paese e per di più era un genere che la gente non sembrava apprezzare.
Quindi in realtà è stato un salto nel vuoto oppure un cammino continuativo?
Se uno ascoltava attentamente “Destinazione Paradiso ” era in fondo una canzone che parlava di un suicidio. In realtà tra i due album c’è solamente una differenza di arrangiamenti, di chitarre. La grande scommessa è stata questa. Io sono convinto di chi sono, diamo tempo al tempo.
Intanto continuo a fare la mia musica, e la gente sempre di più ha avuto il tempo di accorgersene e di seguire il mio percorso.
Adesso, con “Sdraiato su una nuvola”, un album nuovamente acustico?
Sì, con questo ultimo album volevo dimostrare alla gente che si poteva fare un album rock senza avere il bisogno di usare le chitarre elettriche. E questo poteva essere fatto solo con un album acustico con un suono grezzo, con una batteria che non ha ambienti, una chitarra acustica di un certo tipo. Dicendo certe cose e permettendosi di entrare in alcune parti dell’anima che a volte si avvicina molto alla poesia.
E sia! Sono convinto di avere intrapreso questa strada, una strada rock intimista che avevo già iniziato con ” Destinazione Paradiso”. Credo di essere l’unico in Italia ed intendo continuarla. Ma anche questo è per l’ennesima volta un album di passaggio, sicuramente dal prossimo ci sarà tutto, anche quello che c’e stato prima, visto che adesso sono stato confermato dal pubblico, e quindi posso continuare a espormi.
E’ cambiato qualcosa da quando sei diventato anche produttore?
In realtà lo sono sempre stato, a parte nel primo album. Per quelli dopo mi veniva affiancata una persona messa dalla casa discografica, ma solo per tenermi sotto controllo. E da questo scaturivano i maggiori problemi perché io volevo fare una cosa, loro un’altra, cosi io finivo per estremizzare le mie decisioni.
Con quest’album non si sono verificati tali problemi perché ho firmato un nuovo contratto, che mi dà la piena liberta, e per questo ho fatto un album acustico. E’ un album che volevo fare per dimostrare a tutti il mio percorso un lavoro per il quale mi sono ispirato ai Rem, ai Nirvana acustici, anche perché oramai tutti sembrano volere fare musica dura.
Sogni di entrare nel grande mercato anglosassone della musica?
Sì certo, perché ci sono musicisti che vogliono solamente mettersi qualche soldo in tasca altri che vogliono fare della cultura. Io credo che la musica sia cultura e la faccio soprattutto per questo. Credo che la musica mediterranea abbia delle possibilità rock incredibili, e io penso di averlo dimostrato nell’ “Allucinazione”, in “Controtempo”. Io spero che un giorno si apra quel mercato anche per la nostra musica, io sono prontissimo.
Cos’e quindi per te la musica?
Io penso che nell’ultimo mezzo secolo la musica ha fatto cultura, come prima la scrittura o la pittura. Il mio modo di fare cultura è quello di un ragazzo nato nel 1972 in Italia, e questo è quello che io voglio fare a modo mio.
Grignani e Sanremo.
Inizialmente credevo che Sanremo fosse come una galleria d’arte. Se dovessi andarci ora andrei invece da “guerriero”, non come quello del Grande fratello. Da cinico, anche se credo che non mi troverei mai cosi bene in quella parte. Quindi se dovessi andarci credo che ci andrei con una canzone che mi rispecchia e abbia qualcosa da dire. Non so se ci tornerò ancora.
Se non avessi fatto musica cosa avresti fatto?
Probabilmente nel secolo scorso il pittore, ma non mi sarebbe venuto bene. Quindi lo scrittore, anche perché a me piacciono i bohemien.
Sei stato spesso paragonato o a Battisti o a Vasco; a chi ti senti più vicino?
A dire la verità io mi sento molto Gianluca Grignani. Allo stesso tempo mi sento un po’ Battisti, un po’ Vasco, un po’ Jim Morrison, ma soprattutto Gianluca Grignani.
Se dovessi partire per un’isola e ti potessi portare solo un libro, un album e una persona cosa ti porteresti?
Un libro di William Gibson che si chiama “il negro maunte”, perché prima di capirlo dovrei leggerlo otto volte, al posto dell’album una radio, almeno posso sentire cosa succede, e la mia compagna, fin quando non ne trovo una migliore.
Ripeteresti mai l’esperienza di attore?
Sì, sto preparando una parte con Polanski che dovremmo iniziare a girare a maggio. A me piace fare l’attore perché mi diverto, mentre scrivere mi fa rodere dentro.
Come scrivi le tue canzoni?
Soprattutto con la testa.
Tu stai avendo un gran successo, un cantante giovane come Bersani ha vinto il premio Tenco. State diventando i nuovi cantautori?
Speriamo. A proposito di Bersani, a me piace molto il suo modo di scrivere. Tanto che mi piacerebbe fare una canzone con lui, perché insieme potremmo avere molte cose da dire, sarebbe una bella miscela. Ho intenzione di parlarne con il suo produttore.
di Sonia Paolin