Bonsai: altri stili importanti (I)
Novembre 3, 2002 in Giardinaggio da Redazione
Ai cinque stili principali dei bonsai (Chokkan, Moyogi, Shakan, Han-Kengai e Kengai), si aggiungono i seguenti: Fukinagashi, Neagari, Bunjingi, Bankan, Sharimiki, Ikada-Buki, Ne-Tsuranari (che esaminiamo in questo articolo), Kabudachi, Sekijoju, Ishizuki, Saikei, Yose-Ue (di cui vi parlerò la prossima volta).
Fukinagashi
Stile battuto dal vento: è la rappresentazione spettacolare di un albero modellato dal vento, inclinato a 45° o più. La vegetazione aerea è raggruppata da una sola parte all’interno della parte inclinata. Nella parte opposta all’apice ci può stare un Jin (jin è una parte di ramo seccato e trattato con un liquido detto jin a base di zolfo e calce per preservare la legna secca dalle degenerazioni).
E’ il solo stile in cui sono ammessi rami che possono incrociare il tronco secondo la direzione del vento. L’albero è posto in un vaso piuttosto basso nella parte opposta all’inclinazione. La vegetazione deve essere quasi rada, con ampie parti del legno scortecciate (SHARI); il tronco appare contorto ed esprime visivamente un’eccezionale potenza, anche se spesso non è eccessivamente robusto. Il punto focale primario è sicuramente il tronco, i punti di interesse secondario possono essere le radici di superficie (àncora robusta del piede), la parte lavorata a shari, il terriccio molto spesso rialzato dalla linea dell’orizzonte, eventuali rocce.
Il vaso come detto prima deve essere poco profondo e si può usare anche una lastra di pietra che mette in risalto ancor di più la struttura dell’albero: importante è conciliare la tensione visuale scatenata dalla linea diagonale del tronco coll’armoniosa organizzazione formale dell’impostazione del NEBARI (radici superficiali attorno al tronco), del tronco, delle foglie e dei rami.
Neagari
Radici esposte: alcune grosse radici sono visibili su una buona lunghezza come prolungamento del tronco, altre in genere più piccole si staccano da qui. L’albero sembra sospeso e l’insieme dà l’impressione come di galleggiare in una leggerezza aerea.
Bunjingio Literati
Elegantissimo nella sua semplicità piena di raffinatezza, questo stile è ispirato dalle antiche pitture cinesi che rappresentano alberi che si staccano da montagne scoscese. La parola literati prende origine dal vocabolo letterato, cioè uomo di lettere e cultura e si riferisce ad una corrente di pensiero del XVIII-XIX secolo in Giappone, ma già presente in Cina intorno all’anno mille.
Secondo questa corrente filosofica-artistico-letteraria, il pensiero ed il comportamento devono portare tutto all’essenziale. Un concetto è focalizzato con poche frasi, una poesia in pochi versi (vedasi gli haiku), un dipinto in poche pennellate, un gesto in pochi movimenti abbozzati. Il bonsai literati è l’espressione concreta di una ricercata e sofisticatissima semplicità riferita ad una qualsiasi forma codificata ed è un’espressione prettamente individuale, può richiamare una cascata, un bosco, un eretto formale, un prostrato, ma non è nessuno di questi stili: rappresenta più di tutti la sensibilità del bonsaista-artista, ed è molto difficile da realizzare poiché esula dai canoni comuni della tecnica bonsai.
La pianta perde la sua natura reale per assumere l’armonia di una linea e di una forma rigorosamente semplice, sfrondata da ogni punto focale definito, pulita e decisa: tutto è essenziale, indispensabile, perfetto, lo sguardo segue le linee morbide, piacevoli, in un movimento armonioso e elegante che non si interrompe mai, poiché il fascino attrae la mente e la stimola ad ammirare in un “motu perpetuo“ la grazia e la modestia, la bellezza e la purezza di linee essenziali ma profonde.
Le piante literati sono modeste, col tronco esile e la silhouette ben visibile che sorregge una chioma ridotta, dalle foglie poco appariscenti; lungo il tronco si trovano difficilmente dei JIN (residui di rami secchi senza corteccia, testimonianza di traumi subiti, che sono precisi punti focali), sono invece accettati, e a volte anche voluti, gli SHARI, che accuratamente costruiti segnano tutta la lunghezza del tronco e ne esaltano il movimento.
L’equilibrio dell’insieme, nel contempo dimesso e perfetto, del literati comporta l’impiego di piante non troppo appariscenti, né femminili né maschili; molto apprezzate sono alcune conifere come i ginepri, il pino silvestre e l’abete rosso. Per le caducifoglie, o gli alberi da fiore, si trovano bonsai literati nei Mame. Non sono consigliate le azalee, la loro ricca fioritura le esclude da questo stile.
Tutto è essenziale anche il vaso che deve essere privo di spigoli e di bassorilievi, rotondo e dai bordi svasati, preferibilmente in grès non smaltati. Lo stile literati non lo si fa, lo si sente, e non lo si deve imporre alla pianta, anzi è lei stessa che lo suggerisce.
Bankan
Tronco arrotolato: molto diffuso in un certo periodo, questo stile è molto raro oggigiorno, anche se in Giappone se ne trovano ancora alcuni esemplari molto antichi raccolti in natura. Il tronco forma una o più curve arrotolandosi su se stesso. Essenzialmente si trovano bonsai di pino pentafilla in questo stile.
Sharimiki
Tronco scortecciato: in questo stile c’è un largo spazio per il lavoro di legna secca; nei casi estremi, uno o più rami laterali, uniti da una sottile corteccia, ricostituiscono l’albero e gli danno l’impressione di un soggetto sottoposto a importanti catastrofi naturali.
Ikada-Buki
Zattera: alcuni tronchi, disposti sulla stessa linea, formano un boschetto che trae origine da un solo tronco messo orizzontalmente e mantenuto in questa posizione nel vaso o in una “losa” (pietra piatta dei tetti di montagna). I rami sono stati educati da una parte a formare i tronchi, dall’altra il tronco orizzontale a formare radici scarificandolo.
Questo stile si riscontra in natura su ginepri e arbusti, ma non mancano esempi su ontani o olmi. Una pianticella parzialmente sradicata e piegata sul terreno da cause diverse può essere l’inizio della zattera; ciò può avvenire dove il terreno ed il clima favoriscono determinate essenze che sfruttano le più ridotte risorse nutritive localizzate nelle fessure e nelle docce delle rocce. Difficilmente esistono nella zattera punti di fuga e profondità, ma gli alberi (rami) che la formano non devono trovarsi sulla stessa linea, il tronco principale deve essere ondulato sul terreno, leggermente convesso, per poter rendere visibile ogni piede ed ogni curva.
L’apparato aereo deve essere modellato e formare una sola chioma, che ricorda quella di una singola pianta, come sarà per il bosco che descriveremo in seguito, ma più spesso si discosta da questo schema e sfugge alle regole della triangolarità globale.
E’ difficile che nella zattera i tronchi siano di dimensioni simili, ma la loro apparente età deve essere il più possibile uguale, la diversità di grandezza è naturale.
Ne-Tsuranari
Ceppaia: sono tronchi provenienti da una stessa radice, vicino al precedente stile, ma si discostano per la disposizione differente dei tronchi; si utilizza spesso in quelle essenze che formano polloni nel nebari, come gli olmi, ma in natura se ne hanno molte che formano questi stili naturali, come castagni, betulle, carpini, viburni, aceri, meli ed anche in conifere come abeti e larici.
Può anche accadere che più semi (aceri, meli, querce, ma anche conifere) si accumulino in avvallamenti del terreno e germinino poi quasi c
ontemporaneamente; le piantine, crescendo, fondono i loro colletti e generano negli anni uno splendido gruppo.
I tronchi uniti al colletto devono presentare diametri e dimensioni diverse tra loro e distanziarsi, innalzandosi con andamenti simili, verso l’alto con andature diseguali, per far sì che gli spazi fra i tronchi, possibilmente tutti visibili dal fronte, siano asimmetrici. Quello centrale, più grosso, è dominante. Il bonsai di ceppaia ha un numero di tronchi dispari da 5 a 7.
La potatura della ceppaia si svolgerà una volta all’anno in inverno o nella primissima primavera. Si interviene sulle radici per almeno due anni consecutivi in modo da ottenere molti capillari e fini radichette perché il pane radicale deve essere molto basso. Per il tipo di vaso necessario per questo stile, ricordandosi che il tutto deve essere imperativamente armonico ed equilibrato, ogni pianta non deve essere bella di per se stessa, ma deve dare lustro a tutto l’insieme. Solo così si potrà creare una ceppaia con una forte personalità: dalla chioma si debbono distinguere tutti i tronchi che la costituiscono, che saranno leggermente inclinati verso l’osservatore, dando così profondità e tridimensione alla composizione. Perciò il gruppo ha un fronte come un bonsai singolo e non deve presentare discordanze, vuoti o squilibri.
di Gaijin Ronin