Bonsai: altri stili importanti (II)
Dicembre 22, 2002 in Giardinaggio da Redazione
Continuiamo ad esaminare gli stili dei bonsai. Dopo avervi parlato dei cinque principali (Chokkan, Moyogi, Shakan, Han-Kengai e Kengai) e di alcuni altri (Fukinagashi, Neagari, Bunjingi, Bankan, Sharimiki, Ikada-Buki, Ne-Tsuranari), adesso v’illustro gli stili Kabudachi, Sekijoju, Ishizuki, Saikei, Yose-Ue.
Kabudachi
Tronchi da uno stesso tronco : più tronchi nati dallo stesso tronco formano un soggetto unico. Questo stile è utilizzato con degli arbusti che hanno tendenza ad emettere polloni dal ceppo o che hanno già più di due tronchi come le Criptomerie ed alcune specie di aceri. I tronchi restano separati e non confluiscono in un unico tronco, che è un altro stile.
Sekijoju
Stile su roccia : le grosse radici dell’albero sono esposte e grosse ed abbracciano la roccia affondando nel terreno.
In questo stile, la forma della roccia, quella del vaso e l’aspetto delle radici sono altrettanto importanti dell’albero stesso: bisogna ottenere un aspetto armonioso e non grottesco. Sovente sono il colore e la forma della roccia o l’importanza delle radici che danno carattere alla composizione.
E’ molto difficile trovare conifere che colle loro radici abbracciano la roccia, più facilmente si riscontrano caducifoglie come carpini, frassini, aceri, ontani.
Le conifere si trovano con radici esposte, ma mai abbracciando la roccia perché il clima in altitudine non permette di mantenere la roccia integra, anzi la fessura sempre con il ritmo continuo di gelo e disgelo.
I sassi rotolano a valle, si smussano gli spigoli, si accumulano uno sull’altro, lasciando spazi che vengono colmati da terriccio e semi di caducifoglie, le quali, crescendo, allungano le radici per incontrare terreno più fertile in basso ed avvolgendo le rocce. A questo punto il dilavamento naturale porta via il terriccio superficiale insieme ai sassi più piccoli, lasciando i più grossi, attorno ai quali spesso è avvolto l’apparato radicale delle piante di cui sopra.
Gli aceri più usati in questo stile sono l’acero tridente (Buergerianum) ed il campestre (Campestris).
Il sasso da usare deve avere gli angoli smussati, deve essere interessante per forma e colore (diverso da quello della corteccia delle radici cui sarà abbinato) secondo la rappresentazione di quanto detto prima, cioè deve avere l’aspetto di un masso rotolato a valle da moltissimi anni.
Per ottenere i migliori risultati si deve iniziare con una piantina ben radicata: se si vuole fare uno stile eretto casuale, la si pone sulla roccia lateralmente, se prostrato o a cascata inferiormente.
Si legano poi le radici opportunamente appoggiate alla roccia a raggiera con raffia, si avvolge il tutto con un foglio di plastica, lasciando libera la parte basale delle radici; si pone in un vaso grande e profondo la roccia, dopo aver messo prima un 10 cm di terriccio. Tra le pareti del vaso ed il foglio di plastica si mette sabbia pressandola in modo da fare aderire il più possibile le radichette alla roccia. Si interra il tutto per evitare colpi di secco, le radici saranno obbligate a scendere e giunte in basso, trovando buon terriccio, formeranno un buon pane radicale, mentre le parti a contatto colla pietra ed il foglio di plastica si ingrosseranno e diventeranno canali di trasporto e depositi nutritivi.
Si deve lasciare crescere la pianta liberamente senza potarla; quando si riterrà di aver raggiunto il proprio scopo, allora si rinvaserà la pianta prima del risveglio vegetativo. Quando le gemme cominceranno ad ingrossare; si poterà drasticamente la parte aerea e si porteranno all’aria le radici sulla parte di roccia desiderata, proteggendole per un certo periodo di tempo con un panno sempre umido per impedire la disidratazione. L’ultimo lavoro sarà quello di educare la parte aerea allo stile desiderato, che come detto sarà eretto casuale, prostrato o a cascata.
Ishizuki
Albero o alberi su roccia : l’albero è collocato direttamente in una cavità della roccia, ed è una composizione bonsai che fonde in un’unica sintesi la montagna e la pianta. La forma della roccia, il muschio e piccole piante di compagnia rivestono un significato importante perché servono a dare l’immagine o di una roccia in montagna con vari elementi decorativi o anche una roccia marina.
Infatti alla base della roccia, la composizione è contenuta in un vaso basso di supporto (suiban), ed il tutto, una volta completato, rappresenta un albero nel suo insieme. La roccia è il tronco, e le piante ad essa abbarbicate sono i rami; la parte bassa ricorda il piede, la parte alta priva di alberi richiama gli alti pascoli ed idealmente le vette e rappresenta un JIN (pezzo di ramo morto e scortecciato) apicale. Come per ogni composizione bonsai la pietra deve inclinarsi leggermente verso l’osservatore e nel fronte non deve avere rami.
Gli alberi bonsai vengono inseriti posteriormente in cengie appositamente create il cui terriccio verrà accuratamente ricoperto di muschio per ragioni pratiche (trattenimento dell’umidità) e estetiche. Gli alberi verranno educati coi loro rami in modo da abbracciare la roccia anteriormente con almeno tre alberi principali, dato che tre sono i volumi delle fronde bonsai.
Gli alberi impiegati sono quelli di montagna come conifere (ginepri, pini, abeti) che occuperanno la parte superiore centrale della roccia. Appena sotto le conifere vi saranno piantine di azalee, cotoneaster, cidonie, roselline, con la loro stagione di fioritura e fruttificazione: questi alberelli saranno contenuti perché non devono assolutamente aumentare il volume di roccia su cui sono inserite. Sarebbe opportuno collegare tutte le piante con un unico polmone di terriccio per evidenti problemi di annaffiatura e per evitare la disidratazione; per ovviare è meglio o lasciare sempre acqua nel suiban o se qui vi è sabbia tenerla sempre umida.
Se nel suiban vi è terra, allora le piante potranno essere caducifoglie come bossi e aceri; immaginando che la roccia si stagli al di sopra di una pianura come una collina, allora l’apice della pietra potrà essere ricoperta totalmente dalla vegetazione; in basso troveremo giunchi, festuche, mirtilli, che però non devono in nessun caso distogliere lo sguardo dall’aspetto generale dell’insieme, che deve essere riferito sempre ad un unico bonsai eretto casuale.
Saikei
Paesaggio : questo stile suggerisce i giardini miniatura esistenti fin dai tempi antichi. E’ stato creato dal maestro giapponese Toshio Gawamoto e si è rapidamente diffuso dopo la seconda guerra mondiale. Consiste in un paesaggio in un vaso, formato da alberi e rocce, piante, sabbia e muschio, che evoca un torrente o il mare.
Yose-Ue
Il boschetto di più piante : boschi aperti e boschi chiusi.
I boschi aperti sono quelli che stimolano la fantasia di ciascuno a vedere nel bosco la presenza di un lago, di un torrente, di una forra o di un fiume. L’invito è spesso sollecitato da un tempai (figurina di uomo o animale spesso di bronzo) posto vicino al bosco, che si inserisce perfettamente nell’atmosfera creata.
Il bosco chiuso invece crea una sensazione di ridimensionamento: l’uomo guardandolo si sente piccolo, si immedesima nell’atmosfera creata dagli alberi che lo circondano e si sente partecipe del mistero che si è creato.
A volte ci possono essere boschi misti, cioè comprendenti elementi del bosco chiuso ed aperto contemporaneamente, come in natura si verifica comunemente.
Gli alberi debbono essere più o meno della stessa grandezza e posizionati in modo che la loro forma ed il loro aspetto siano giustificati nello spazio loro assegnato.
I punti focali non sono su un piano verticale come nei singoli bonsai (nebari, conicità del tronco, posizione, angolatura, forma dei rami e apice),
ma su un piano orizzontale che coincide colla superficie del terreno. Il vaso è sempre molto basso, ovale, a volte sostituito con una pietra naturale, come quelle che ricoprono le baite di montagna nelle nostre valli alpine (lose).
Non ha importanza la chioma del singolo albero, ma dell’insieme che ne forma una unica caratterizzando l’atmosfera.
di Gajin Ronin