Ostensione della Sindone per il Giubileo
Febbraio 15, 2001 in Attualità da Redazione
“Se il patriarca viene all’Ostensione, arriva anche il Papa” [Monsignor Poletto]
Dopo soli due anni, i cristiani di tutto il mondo hanno di nuovo la possibilità di vedere la Santa Sindone. Iniziato lo scorso 12 agosto, l’evento rende Torino una meta privilegiata dei pellegrinaggi nell’anno del Giubileo, dando anche nuovo slancio al turismo di una città che ne ha sempre fatto a meno. L’ostensione si concluderà il 22 ottobre, dopo settantadue giorni: sarà la più lunga della storia.
Migliaia di giovani, provenienti da tutto il mondo, prima di andare a Roma per la XV Giornata Mondiale della Gioventù hanno fatto tappa a Torino per vedere la Sindone. A questi ragazzi e ai giornalisti era rivolta la giornata inaugurale dell’ostensione.
Durante la conferenza stampa, alla quale hanno partecipato una cinquantina di giornalisti, monsignor Poletto, arcivescovo di Torino, e monsignor Ghiberti hanno illustrato il significato dell’ostensione di quest’anno: le novità non sono molte, ma la Sindone è sempre nuova, porta sempre un messaggio attuale, la testimonianza del sacrificio di Cristo.
Rispetto al 1998 si avverte un’atmosfera più gioiosa, anche grazie al minore utilizzo del viola, riservato solo alle pettorine dei volontari. Ghiberti ha anticipato che, a causa della vicinanza all’ultima ostensione, i visitatori saranno meno del tetto massimo previsto, tre milioni. Poletto ha annunciato che, salvo eventi imprevisti, per la prossima ostensione bisognerà attendere il prossimo anno giubilare, che dovrebbe essere il 2025. L’arcivescovo ha ricordato che l’esposizione alla luce deteriora la Sindone e dunque le ostensioni non avvengono con la frequenza di una volta.
Non è stato invece dato molto risalto ad una delle novità più interessanti: presso la prefettura è stato collocato un plastico in alluminio trattato che permette a ipovedenti e ciechi di “toccare” i particolari dell’immagine.
Sono state inoltre collocate lungo il percorso tre “stazioni” meditative che, attraverso riproduzioni fotografiche di quadri del ‘600 e ‘700, aiutano a riflettere sulla vita, la morte e la resurrezione di Gesù. Al termine del percorso, in piazzetta Reale, è allestita una penitenzieria – dove ci si può confessare – e una cappella dell’adorazione in cui viene esposto il Santissimo.
La diocesi di Torino ha curato l’aspetto ecumenico, organizzando incontri fra confessioni diverse e invitando le massime cariche della chiese cristiane orientali; difficilmente interverrà Alessio II, patriarca della Chiesa Ortodossa, ma, se dovesse succedere, monsignor Poletto è convinto che il Papa si precipiterebbe a Torino. Il Vaticano comunque ha respinto l’invito sostenendo che gli impegni del Giubileo rendono impossibile una visita del Santo Padre nel capoluogo piemontese. Poletto, il custode della reliquia, non si sbilancia sull’autenticità della Sindone, nemmeno a microfoni spenti: esistono precisi riscontri favorevoli ma, non essendoci prove scientifiche inconfutabili, il cardinale si limita a sperare che quel lenzuolo sia veramente quello in cui è stato avvolto il corpo di Gesù Cristo quasi duemila anni fa.
A prescindere dall’effettiva autenticità, la Sindone dà un volto all’uomo che più di ogni altro ha cambiato la storia e rinvigorisce lo spirito dei fedeli, testimoniando la sofferenza patita da Cristo durante la passione.
(foto Archivio Città di Torino)
di Massimo Sola