Il fantasma dentro l’anima
Luglio 7, 2016 in Medley, Musica, Punti di Vista, Racconti da Meno Pelnaso
Se dovessi dire quale è la leggenda del Rock che mi ha più affascinato e turbato, tra le tante ascoltate, è forse la storia di Sid Barrett.
Solo oggi, a 10 anni esatti di distanza dalla sua morte, penso di comprendere che il velo di sinistro mistero, che ha sempre avvolto il suo ritiro e, in generale, la figura del fondatore dei Pink Floyd, è stato forse voluto dai suoi pochi amici e dalla sua famiglia per proteggerlo e proteggerne il mito.
Forse però, è stato pure cavalcato, per motivi di marketing, da un certo spirito imprenditoriale che aleggia prepotentemente, neppure tanto nascosto nelle ombre, dietro il mondo di luci e paillettes del fantasmagorico universo musicale.
Che la psichedelica creatività di Syd e le sue sperimentazioni abbiano influenzato moltissimi generi musicali e generato e trainato un’intera generazione di musicisti (anche quelle successive a dire il vero) è inequivocabile.
Chiunque abbia suonato la sua musica ne sente immediatamente l’influsso e la poderosa presenza spirituale.
Solo a titolo d’esempio, ricordo le atmosfere di Astronomy Domine o Interstellar Overdrive, entrambe del 1966.
Che lui sia stato l’anima creativa dello stile dei Pink Floyd, senza togliere meriti agli altri componenti del gruppo, e ne sia stato il potente nucleo di energia del primo stadio, che ha consentito loro di accelerare furiosamente e far esplodere il loro mito come una supernova, pure.
Non sono io a dirlo.
Sono i tanti musicisti che lo hanno ammirato e che lo hanno celebrato con le loro creazioni influenzate, volenti o nolenti, dalla sua ricerca musicale.
Lo dicono anche i milioni di fan che, ancora oggi, cercano e ascoltano, con un pizzico di nostalgia, la sua musica.
Sono state tante le parole spese per spiegare il suo allontanamento dal gruppo e la sua apparente scomparsa dal mondo musicale di primo piano.
In realtà, è stato anche detto chiaramente, che lavorare con una persona trasfigurata dalle droghe e dalla malattia, per quanto geniale, non è per nulla facile, specie per chi, come i Pink Floyd, nel gennaio del 1968, cercavano stabilità e avevano bisogno di affidabilità perché ambivano a raggiungere le più alte vette del successo.
Probabilmente l’ingresso di David Gilmour, amico d’infanzia di Syd, per sostenere i suoi ruoli alla chitarra sul palco e sostituirlo, quando necessario, anche nelle registrazioni, vista la sua inaffidabilità sempre più pesante, non aiutò certo lo spirito di Syd a riprendersi, ma lo affossò ulteriormente negli abissi più oscuri della malattia.
In particolare, mi ha sempre turbato l’episodio, o il miraggio, che Waters ha sempre raccontato, della comparsa improvvisa in studio di un uomo con capelli e sopracciglia rasate, sovrappeso e con in mano le buste della spesa, che lo guardava inespressivo dietro il vetro della sala d’incisione dove stavano mixando Shine On You Crazy Diamond, tra l’altro proprio dedicata a Syd.
Finita la registrazione, quando Waters uscì per cercarlo, perché si era convinto che fosse proprio il suo amico, Syd, o chiunque fosse, era sparito!
I Pink Floyd non riuscirono a trovare una mediazione per continuare a collaborare con il loro genio creativo, ormai senza controllo, e le esigenze di una band sulla strada del successo, così il sodalizio si ruppe definitivamente.
I membri dei Pink Floyd, inizialmente, cercarono di stare vicini al loro amico malato, ma gli impegni e i rimorsi non favorirono gli incontri.
Quella rottura probabilmente causò anche una ferita, mai rimarginata, che lentamente usurò anche i rapporti tra i superstiti della band e, nel dicembre del 1985, Waters si allontanò ufficialmente dal gruppo.
Syd Barrett, dopo essere tornato a vivere con la madre, ha ancora prodotto un paio album da solista, senza particolare successo, e il terzo è rimasto incompiuto e mai pubblicato.
C’è un detto che afferma che il genio e la pazzia sono vicini di casa.
La creatività di Syd Barrett era tanto affascinante quanto autodistruttiva. La sua sperimentazione con droghe psichedeliche, come l’LSD, su una base psicologica probabilmente già fragile e a rischio, ha contribuito ad alimentare le sue visioni artistiche, ma allo stesso tempo ha eroso la sua stabilità. Questo dualismo ha creato un’atmosfera unica intorno ai Pink Floyd, una tensione creativa che ha plasmato il loro stile innovativo.
L’immaginario pubblico si alimenta e si innamora delle leggende cupe, e questa ha nutrito, nel bene e nel male, milioni di giovani che hanno eletto Syd Barrett ad un’icona rock indimenticabile.
Il suo talento e la sua creatività hanno continuato ad ispirare i Pink Floyd che hanno proseguito sulla strada tracciata da Syd e devono anche a lui il loro smisurato successo.
Buona notte Syd, ovunque tu sia a suonare nel buio profondo dell’universo.
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Affettuosamente Vostro
Meno Pelnaso
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