Earl Conway per Traspi.net
Giugno 28, 2004 in Musica da Claris & Momy
In occasione del gran Gala di apertura del Festival, svoltosi sabato sera all’Eden Roc, abbiamo intervistato il mattatore del primo weekend
Artisti di primo piano, musica di qualità, partecipazione intensa del pubblico, bel tempo, allegria, clima di festa coinvolgente: gli ingredienti del primo week-end del ventesimo festival di Ascona dedicato al jazz classico si sono rivelati quelli ideali per il miglior esito possibile della manifestazione. E, si sa, chi ben inizia è a metà dell’opera, quindi il nuovo staff del festival, capitanato dal direttore artistico Nicolas Gilliet, può pensare di considerarsi ben ripagato dei grandi sforzi organizzativi dei mesi scorsi.
Tralasciamo i contorni e concentriamoci sugli elementi fondamentali, le note, che da trombe, sax, piani e chitarre si sono librate sul lungolago per emozionare gli spettatori. Se tra i debutti più apprezzati segnaliamo l’eccelso pianista italiano Dado Moroni e lo swing del gruppo finlandese Spirit of New Orleans, gli eventi clou delle prime serate sono stati allo stage Torre e all’hotel Eden Roc.
Sul palco principale, occhi puntati sulle donne del festival: da Lillian Boutté alle tre ‘lady del blues’ (Joan Faulkner, Cynthia Utterbach e Joanne Bell), alla stupenda Niki Harris sono state tutte esibizioni molto applaudite, che hanno inchiodato gli spettatori alle sedie, ma anche alle panchine, al molo e ai marciapiedi circostanti, letteralmente presi d’assalto.
Sabato sera invece la scena musicale è stata rapita dal gala d’apertura, svoltosi come di consueto all’Eden Roc. Rispetto agli scorsi anni abbiamo registrato due innovazioni: la presentazione della serata, che ha visto sul palco, oltre al direttore dell’hotel Daniel Ziegler e al direttore esecutivo del festival Luca Martinelli, la presenza graditissima del vicesindaco di New Orleans, e la musica, anzi, le parole… Non più solo suoni, ma meravigliose e suadenti voci hanno infatti accompagnato la cena di gran classe, a partire da quella del ‘grand marshall’ Earl Conway, il miglior regista di marching band attualmente in circolazione. Proprio nell’incantevole dehor dell’hotel, all’imbrunire, dopo l’assaggio di una deliziosa aragosta, abbiamo scambiato due parole con un artista speciale, che incarna pienamente lo spirito della musica e la cui vita è dominata dal ritmo, al di là delle razze e dei momenti.
Tu sei come un direttore d’orchestra, abituato a lavorare sempre con musicisti differenti…
Il mio ruolo è quello di ‘guidare’ le brass band, sicuramente è un compito di responsabilità, che viene molto agevolato dalla capacità degli artisti di sapersi adattare. Con la Happy Feet, in queste sere, mi sembra di lavorare con le migliori band di New Orleans, la sintonia è immediata, la comunione d’intenti univoca. Siamo uniti nello spirito della musica, prima ancora che nelle ritmiche che suoniamo. Ci alimentiamo a vicenda, loro della mia voce, delle mie idee, dei miei balli ed io del loro ritmo, della loro voglia di sperimentare e riuscire ad entusiasmare il pubblico.
Ecco, parlaci del tuo feeling con la platea di Ascona.
Gli spettatori qui sul lago Maggiore sono molto preparati, sono propensi ad apprezzare i bravi artisti e ad accompagnarli con battimani e canti. Mi sento a casa, a New Orleans, dove sono nato e dove il jazz è nato: quando marciamo per le strade vedo tante finestre aprirsi, la gente affacciarsi e cantare e incitarci!
In Europa la voglia di dilettarsi con la buona musica, il rispetto verso il jazz tradizionale, di cui questo festival è paladino, la pazienza di apprendere passi nuovi è addirittura maggiore che in certi posti degli Stati Uniti, penso per esempio alla California, dove il rap, la techno, il pop, i nuovi ritmi tendono a prevaricare le tradizioni. Invece il progresso, in ogni campo, quindi anche nella musica, non può prescindere dalle tradizioni.
Non è il primo anno che vieni ad Ascona, quali sono le differenze col passato?
Considero Nicolas Gilliet un direttore molto preparato e sono molto soddisfatto della nuova organizzazione, ha portato un rinnovamento ed un ringiovanimento necessari, soprattutto relativamente alle band invitate a partecipare al festival. Ho apprezzato particolarmente inoltre l’idea di programmare un tributo particolare a Count Basie.
Che artista ci suggerisci di non perdere?
Sicuramente le performance di Lillian Boutté, le cui corde vocali promettono scintille ad ogni acuto.
Buttiamo ora l’occhio sui principali appuntamenti di inizio settimana e segnaliamo due eventi decisamente effervescenti allo stage Torre per ricordare, a cento anni dalla nascita, rispettivamente il celebre pianista newyorkese Fats Waller (lunedì 28, ore 20.45) e Coleman Hawkins, da tutti riconosciuto come father of the tenor saxophone (martedì 29, stessa ora). Proprio con il tributo a Hawkins si conclude la partecipazione al festival del dirompente Eddie Locke, un’istituzione per ogni batterista swing. Nelle scorse sere le sue esibizioni sono state salutate dal pubblico con vere e proprie standing ovation.
di Claudio Arissone & Monica Mautino