Spagna contemporanea
Novembre 7, 2004 in Arte da Sonia Gallesio
A sottolineare l’importanza di un assiduo confronto tra passato e presente, alla mirabile raccolta dei Capricci di Goya è abbinato un nucleo di opere tra le più significative della collezione del Centro d’Arte Contemporanea La Panera di Lérida, attivo da fine 2003 e tra i più efficienti in Spagna. Mediante il ricorso ai mezzi espressivi più diversi, dalla pittura al video, passando per la fotografia, questa sezione offre dunque una vivace panoramica dei maggiori artisti catalani e spagnoli del momento. Tra i principali temi affrontati: l’analisi delle relazioni tra l’io e l’altro, la sperimentazione di nuove tecnologie in campo artistico, l’introduzione dell’oggetto come elemento costruttivo ed il suo impiego in funzione delle sue potenzialità metaforiche.
Ignasi Aballi (Barcellona, 1958) riflette sul ruolo della pittura nell’arte contemporanea. Se in Pell (1995) traduce l’annichilimento della pratica pittorica lasciandone solo la pelle – resa da un gel acrilico trasparente –, nel gruppo Pols (1996), invece, consente all’artefatto di rimaterializzarsi alludendo all’imprevedibilità del caso.
Molti autori, appare subito evidente, si servono del linguaggio e delle valenze simboliche del corpo, che diviene strumento d’indagine e al contempo icona. In Retrats (1993) di Neus Buira (Lérida, 1967) i cinque personaggi, donne e uomini, si levano da sfondi bianchi, con la testa rasata e le braccia piegate. Da un lato sembrano rivolgersi allo spettatore con uno sguardo interrogatorio, e dall’altro rimandare alla precarietà dell’esistenza, alle fragilità e ai limiti fisici dell’individuo. Anche nei lavori di Javier Codesal (Osca, 1958) la figura umana riveste un ruolo primario. Padre III (2001), che appartiene ad un’ampia serie intitolata L’età del padre e serba in sé un pregnante riferimento al concetto di identità, implica la volontà dell’artista di fare di un’immagine un ponte, un très d’union che lega la vita alla morte, la forza alla vulnerabilità, insomma di catturare e traslare un istante durante il quale avviene un passaggio, un transito.
Nell’installazione di Daniel Canogar (Madrid, 1964), in cui la luce si rivela indispensabile, il corpo è posto in relazione al progresso. Se la tecnologia è estensione valevole della nostra mente, è pur vero che costituisce una minaccia in quanto potrebbe contribuire allo smarrimento e alla dissoluzione del nostro essere fisico (Controbalanza 1, 3 i 4, 1996). Rappresentata da una deformità che sfiora l’astrazione, la perdita dell’identità legata al dissolvimento della corporeità è tema centrale anche dei disegni di Patricia Dauder (Barcellona, 1973).
Noto per la carnalità delle sue rappresentazioni, per Alex Francés (Valencia, 1962) il suo stesso corpo è il risultato dell’incontro tra l’imprevisto e la premeditazione. Le opere in mostra (Aliento esforzado e Duelo y deleite, entrambe del 2000) sono sintomatiche della sua ricerca – iniziata sul finire degli anni ’90 – in merito all’impiego di chiari riferimenti all’ambiente naturale e ai suoi frutti più comuni, i cosiddetti elementi primari (rami, foglie, terra, cenere, semi).
Quasi al termine del percorso, in un suggestivo cantuccio al primo piano, è proiettato il video Another pa amb tomàquet (2001) di La Ribot (Madrid, 1962). In esso un cibo tradizionale catalano, pane con pomodori, è legato a sequenze cariche di tensione, a momenti ora sensuali, ora di intensa inquietudine. Un certa valenza erotica si ritrova anche in Base especifica – Estatua al monumento (1994) di Juan Luis Morata (Vitòria, 1960), in cui i tacchi a spillo in resina sintetica – in quanto emblematici della femminilità – diventano simbolo di seduzione.
Parte di una serie di dipinti ispirati da nozioni psicoanalitiche, la tela di Marina Nuñez (Palència, 1966) Sin titulo – Monstruas (1997) sembra avere più d’un aspetto in comune con quelle di Margherita Manzelli, nostro orgoglio nazionale. Nello specifico, l’isolamento del soggetto su sfondo nero è una risposta personale al pensiero lacaniano secondo il quale la donna o è pazza oppure non esiste, ed altresì è espressione della condizione muliebre di emarginazione e subordinazione che tuttora vizia molte società.
Tutto l’incanto e l’orrore del trascorrere del tempo, infine, è espresso dal video girato per le vie parigine Reflejos de un viaje (1998) di Javier Pérez (Bilbao, 1968).
Tutti gli artisti in mostra: Ignasi Aballi, Jordi Bernadò, Neus Buira, Daniel Canogar, Javier Codesal, Jordi Colomer, Patricia Dauder, Alex Francés, La Ribot, Abi Lazkoz, Julia Montilla, Pedro Mora, Juan Luis Morata, Marina Nuñez, Mabel Palacin, Javier Pérez, Concha Prada, Eulàlia Valldosera.
Goya + España
I Capricci di Goya e l’arte contemporanea spagnola nella collezione del Centro d’Arte La Panera di Lérida
Il Filatoio, via Matteotti, Caraglio (Cn)
Fino al 28 novembre 2004
Orari: ven e sab, 15.00–19.00; dom10.00-12.30/15.00-19.30
Ingresso: intero € 5,00; ridotto € 3,00
A cura di: Glòria Picazo e Andrea Busto
Per info: Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee tel. 0171 61.82.60
www.marcovaldo.it
e-mail: [email protected]
di Sonia Gallesio