Terra Madre
Novembre 9, 2004 in Enogastronomia da Marinella Fugazza
Capita raramente di fare un viaggio in treno sulla linea Milano-Torino in compagnia di alcuni abitanti dell’Uzbekistan. Saliti alla stazione di Novara avevano la testa coperta da caratteristici copricapo, mentre al collo pendevano dei “pass” di riconoscimento molto occidentali. Nazioni rappresentate: 130. Comunità per continente: Africa: 164; America Latina: 188; America del Nord: 109; Asia e Oceania: 140; Europa dell’Est: 136; Europa dell’Ovest: 178; Italia: 270. Numero di persone delegate dalle Comunità del Cibo: 4300. Categorie di prodotti o specializzazioni in campo agro-alimentare: 38. Comuni coinvolti su tutto il territorio piemontese: 150. L’episodio personale iniziale e questi (solo alcuni) numeri, sinteticamente, descrivono TERRA MADRE, il grande evento ospitato nel capoluogo piemontese dal 20 al 23 ottobre scorsi. Torino, città che nell’immaginario collettivo e per storia è vissuta come industriale, è da anni al centro di una dinamica e alta battaglia politica e culturale per tutelare la salute alimentare dei cittadini; essa si è resa, agli occhi della comunità mondiale, testimone di un’iniziativa senza precedenti che ha suggellato il ruolo fondamentale della biodiversità ed ha visto la nascita della Comunità del Cibo.
Questo termine è stato coniato per rappresentare sia il concetto chiave, il perno attorno al quale l’inedita manifestazione è stata pensata, progettata ed organizzata, sia per creare una nuova unità di misura, una definizione che non esiste nei nostri mondiali vocabolari. Esso esprime una realtà molto più ampia rispetto alle altre parole comunemente utilizzate quando si affronta il complesso mondo alimentare: “comunità rurale”, “filiera”, ecc. Una Comunità del Cibo è la sinergia di persone che lavorano, pur non conoscendosi o pur facendo parte di zone geografiche diverse, per un prodotto comune: il pane che arriva sulle nostre tavole collega e coinvolge l’agricoltore al mugnaio al panettiere al ristoratore ed, infine, al consumatore.
Una Comunità del Cibo può essere l’unione di persone che si conoscono e creano volontariamente un gruppo: i pescatori della costa della Guinea si alleano con le donne del Porto di Conakry, che affumicano il pesce che verrà venduto al mercato o ad aziende distributrici. Una Comunità del Cibo può essere “orizzontale”: è formata da coloro che, in stessa area geografica, fanno lo stesso mestiere e condividono problemi, esigenze, motivazioni e soluzioni. Torino ha cercato di ospitare ed accogliere tante e diverse Comunità del Cibo: quante più ne poteva.
Concludendo i lavori dello straordinario e colorato evento Carlo Petrini, presidente di Slow Food, ha detto di avere lungamente pensato a cosa lasciare come ricordo a tutti coloro che hanno partecipato e che, con il loro testardo e faticoso lavoro, permettono di mantenere in vita la “biodiversità”: tutti quanti se ne sono andati tenendo fra le mani un “seme” molto particolare che farà conoscere gli uni agli altri. Questo seme è costituito da 548 pagine e descrive, una per una, le 1.200 Comunità che si sono incontrate ed interscambiate; 1.200 brevi capitoli racconteranno il mondo con tutte le sue differenze, le sue produzioni, i suoi paesaggi e le sue culture. “Terra Madre” è un libro denso di favolose scoperte, non solo alimentari, ma anche e soprattutto umane; è un’iniezione di fiducia ed ottimismo nei confronti di quel genere che, sempre di più ai giorni nostri, sembra avere perso il significato dell’aggettivo che lo identifica: “umano”.
Si legge nell’introduzione: “Lo potrete anche usare, questo volume, come libro delle consolazioni: per quando, può succedere, vi sembrerà che questo mondo non abbia più speranza: in quei momenti aprite a caso questo libro e leggete la storia di una Comunità. Immaginatevela nel suo cantuccio di mondo, ad andare avanti, tranquilla e convinta, per la sua strada, che è spesso in salita, ma è una strada lungo la quale si fanno tanti incontri confortanti.”
di Marinella Fugazza