Prima di morire
Novembre 21, 2004 in Libri da Tiziana Fissore
Titolo: | Prima di morire |
Autore: | Gianni Farinetti |
Casa editrice: | Mondarori |
Prezzo: | € 16.00 |
Pagine: | 167 |
Anche questa volta Farinetti non ha deluso il suo pubblico di ammiratori. Il suo ultimo romanzo ‘Prima di morire ’ è decisamente bello, ricco di tensione, scritto elegantemente ma è soprattutto un romanzo che analizza le diverse personalità dei vari personaggi. Non si limita ad essere un semplice noir, narrando la trama che parla di due delitti e che si svolge in due giornate diverse, a vent’anni di distanza, in una villa di campagna posizionata fra Belbo e Bormida che si chiama la Cagnalupa, prendendo il nome, nel 1897, quando una lupa o meglio un incrocio di cane pastore, venne uccisa. La cagnalupa era una bestia che uccideva le galline ma soprattutto spaventava donne e bambini con i suoi ululati , diventando protagonista di quei racconti lugubri che si narrano spesso in Langa durante le serate invernali e che nel racconto diventa simbolo della tragedia incombente. Ebbene in questo scenario Farinetti riesce ad intrecciare mirabilmente fatti, destini, persone di estrazione sociale diversa, culture diverse ed anche quando la ‘diversità’ si trova nella sfera sessuale, viene narrata con tratto leggero, senza mai cadere nella volgarità. Anche il tempo è ‘intrecciato’. Il passato diventa improvvisamente il presente mentre il presente non è altro che il passato sempre vivo, con le sue passioni, gli errori commessi, le parole non dette, tradimenti non confessati per non far soffrire chi è vicino.
Mi viene spontaneo paragonare Farinetti al Simenon di ‘La neve era sporca ’ o ‘I fantasmi del cappellaio ’ o ancora ‘Il borgomastro di Furnes’ in quanto lo considero un grande della letteratura moderna italiana come lo è stato Simenon per quella francese. Ambedue infatti, non si sono limitati a scrivere delle belle trame di genere noir ma hanno raccontato molto bene la loro terra e i loro abitanti. Farinetti infatti si trova molto a suo agio nel descrivere le Langhe, con le loro colline a volte coltivate a volte paragonate a fondali, quando ricoperte dal ‘gerbido trascurato’. Belle le immagini suggerite dalla nebbia che sale e avvolge in spirali le colline, ‘nastri di garza’ come le definisce l’autore. Con Farinetti ci troviamo a nostro agio nel percorrere strade già conosciute attraverso Fenoglio, che si disperdono nell’oscurità e illuminate solo dalla luna. Incontriamo con lui gente della borghesia che partecipa a concerti al Regio o a serate culturali e musicali a Monforte e gente più semplice che ama solo la sua terra che a volte non rende nulla; i problemi dell’animo umano però, li troviamo in tutte le categorie. La stessa cosa dunque, come già detto, che troviamo nelle descrizioni di Simenon quando narra la campagna francese, le periferie, i suoi abitanti. Mondi diversi ma uguali allo stesso tempo, anche se dipinti con penne diverse: più asciutto Simenon, più delicato Farinetti, ma simili per la poesia che pervade le descrizioni. Cito dal testo: “Ma la campagna è sempre bella per chi ne capisce gli intimi umori….l’aria si farà prima gialla, vista come in un prisma libererà schegge venate di arancio e azzurro paglierino che si incastoneranno una a una sui roseti, riflettendosi sui vetri appannati della serra – poi più scura scivolando verso l’infinito porpora del tramonto con un ultimo passaggio di cenere…”
E poi le varie descrizioni di giardini, parchi, torri e chiesette ricoperte d’edera, siepi, rose rosso carminio e i caprifogli che si ricollegano all’amore per la natura già emerso nel romanzo precedente ‘In piena notte’.
Bella anche la copertina scelta: ‘L’empire des lumières’ di Magritte che sintetizza quello che Magritte pensava della sua pittura:”sentire il silenzio del mondo” e che ci stimola a lasciare tutto, prendere l’auto per fare un giro, passando da Bra (luogo natio di Farinetti), fare una capatina a Cherasco per poi spingerci verso Monforte, Bossolasco, per ritrovare quell’atmosfera incantata del libro. Sarà che sono le mie terre, sarà che amo quei paesini sui cocuzzoli, quelle nebbioline che rendono a volte l’atmosfera malinconica ma i romanzi di Farinetti mi entrano dentro o meglio mi fanno entrare nella vicenda. E’ per questo che ne consiglio la lettura: per rilassarsi in un mondo quasi fiabesco, dove nessuno viene condannato duramente, perché a volte il delitto, pur rimanendo un fatto ‘imperdonabile’, può avere una ‘scusante’, perché il delitto, purtroppo, rivela la notte più terribile e buia dell’anima, come citato dal testo, con un metafora:”quando sarà notte lo sarà totalmente, di colpo profonda e insondabile come un pozzo…” senza dimenticare che il male però, è la contrapposizione del bene; per questo nei romanzi di Farinetti s’incontrano anche personaggi buoni, semplici, eleganti che vivono in perfetta simbiosi con la natura che li circonda.
E’ un libro questo che elogia le radici dell’essere umano, che come la Cagnalupa e la Langa appunto resteranno sempre un punto fermo delle esistenze che si alterneranno negli anni e che le abiteranno. Tutto passa: la nascita, la vita, la morte (anche quando è violenta e difficile da accettare) ma rimarranno sempre, in questo caso specifico, nella casa e sulle colline le ombre di coloro che hanno vissuto, lasciando un qualcosa ad altri in questa corsa pazzesca a staffetta che è la vita.
di Tiziana Fissore