Joya Malali giovane eroina
Dicembre 5, 2004 in Attualità da Adriana Cesarò
L’afghana Joya Malali è coraggiosa, è giovanissima ed è considerata un’eroina nel suo paese. Oggi, con il Premio Internazionale Donna dell’anno 2004, è anche un’eroina a livello mondiale. A consegnarle il prestigioso Premio il Presidente del Consiglio Regionale Valle d’Aosta Ego Perron nell’ambito della cerimonia svoltasi, venerdì 3 dicembre, presso le sale del Grand Hôtel Billia di Saint-Vincent. Importante la motivazione e il riconoscimento attribuitole dalla Giuria Presidiata dalla Principessa Maria Gabriella di Savoia, non presente alla manifestazione ma presente con un video messaggio in cui si congratulava con le vincitrici che le ha definite “Donne come Angeli”. “A Joya Malali, per la sua grande forza, perché ha avuto il coraggio di sognare e di vivere i propri sogni, perché con le sue battaglie ci ricorda sempre che l’ingiustizia, in qualsiasi luogo, è una minaccia alla vita. La sua forza morale può dare una speranza alle donne afgane e a tutto il suo travagliato Paese”. In una breve intervista, la vincitrice ha espresso questo messaggio: In questo momento la mia speranza è che tutte le forze democratiche del mondo, si uniscano per condannare tutte le forme di fondamentalismo e di dittatura. Soltanto un’immensa forza, unita e democratica, proveniente da ogni parte del mondo, potrà aiutare, molti popoli a conquistare la propria libertà.
Joya Malali, assistente sociale di appena 25 anni, durante una riunione della Loya Jirga Afghana, nel dicembre del 2003 nella quale si discuteva della nuova Costituzione, si è coraggiosamente alzata a denunciare i crimini commessi dai signori della guerra, insediati alla presidenza delle Commissioni della Jirga stessa. Ha detto e fatto quello che nessuno aveva mai osato. Dal quel giorno vive sotto scorta, in quanto è minacciata di morte ed ha già subito due attentati. Nonostante questa vita piena di avversioni e difficoltà, ancora oggi, risiede nella provincia di Farah in Afghaninstan. Una mobilitazione internazionale fa sì che l’attenzione mondiale su questa giovane eroina, sia sempre accesa. Joya Malali è membro dell’Associazione – OPAWC Organisation for Promoting Afghan Women’s Capabilities. La sua associazione è attiva soprattutto con le donne in progetti di microcredito e attività imprenditoriali femminili.
La serata, presentata da Massimo Giletti, è stata allietata dalle canzoni del Coro “Les Enfants Du Grand Paradis” formato da bambini tra i 4 e i 12 anni e dalla cantante Tulipe Trapani che con la canzone “Oh freedom” ha portato un soffio di folk della West Coast americana. Di seguito sono stati assegnati il Premio Soroptimist Club Valle d’Aosta all’uzbeka Tamara Chikunova, fondatrice dell’Associazione pubblica “Madri contro la pena di morte e la tortura”, che dal 2000 dopo la perdita del figlio con un’esecuzione capitale, con altre donne combatte per l’abolizione della pena di morte in Uzbekistan. Grazie all’operato e alla mediazione della sua organizzazione, ingaggiando bravi avvocati Tamara ha finora contribuito a salvare le vite di 19 condannati alla pena capitale, nonostante le incredibili difficoltà per la contrarietà del governo alla sua attività umanitaria. La motivazione è stata la seguente: A Tamara Chikunova, che colpita dall’immensa crudeltà di una barbara esecuzione, ha saputo vincere il dolore e la disperazione, con il coraggio di chi non si arrende davanti all’ingiustizia, ma la combatte con fermezza. La sua dedizione totale in difesa dei diritti umani e contro la pena di morte costituisce un raro esempio di umanità.
Menzione Speciale alla valdostana Dora Frate, che dedica il suo tempo agli altri con l’unico pensiero di aiutare i più bisognosi, che ha avuto il coraggio di operare in zone di guerra e sostenere le persone che subisco la violenza senza colpe. Volontaria del soccorso, dal 1998 è impegnata in missioni di volontariato all’estero. Nel 1994 e nel 2002 ha prestato servizio nel campo profughi bosniaco a Sarajevo, nel 1999 ha partecipato alla missione “Arcobaleno” in Albania e infine, a partire dal 2003 a tutt’oggi, in varie operazioni, ha prestato servizio nell’Ospedale CRI di Baghdad in Iraq. Alla serata non ha potuto partecipare (per una questione di visto) la quarta finalista Ngawang Sangdrol, monaca tibetana del monastero di Garu. Dal 2002, dietro pressioni internazionali, è stata liberata dal carcere e, dopo qualche mese le è stato permesso di recarsi negli Stati Uniti per curarsi.
di Adriana Cesarò