I Kasabian, rock d’autore
Gennaio 21, 2005 in Musica da Gino Steiner Strippoli
La matrice è quella rock anni ’70. Buon per questa band britannica, i Kasabian, che non si fa travolgere da nessuna esteriorità d’immagine, come invece hanno fatto altri gruppi, ma bensì riesce ad essere travolgente, proponendo sonorità rock agguerrite ed energiche nell’album d’esordio “Kasabian” (RCA/BMG).
L’intro al primo brano “Club Foot” è elegante quanto cosmico, giocato su un’atmosfera surreale per esplodere in un duetto basso e chitarra sorprendente. Accattivante il gioco vocale di Tom Meighan. Le tastiere svariano nel secondo brano “Processed Beats” quasi a ricordare certe atmosfere legate agli Iron Butterly.
Più “normale” la pulizia del rock e della melodia in “Reason Is Treason”. Come non lasciarsi andare poi ad arie psichedeliche nella delicata “I.D.”?
Sicuramente è la band del momento. Quattro ragazzi che portano ventata nuova nel panorama musicale. In Italia saranno in concerto a Milano il 29 gennaio 2005 al Transilvania live. Talvolta le melodie si fanno per l’appunto raffinate quasi trasformate al pop d’autore, come nel caso di “Running Battle”. Qui il giro di basso di Chriss Edwards accompagnato dal sinths di Sergio Pizzorno portano a pensare che questa band abbia gli attributi giusti per sfondare e non essere semplice meteora. L’album scorre veloce instancabile come i suoi artisti e la progressione che danno in “Test Transmission”.
Si potrebbero fare molti parallelismi con altre band del passato e del presente, ma penso che Kasabian abbiano una grande qualità: la semplicità con cui propongono il loro suono, senza troppi virtuosismi. L’eclettismo della band questo può essere il suo segreto se possiamo definirlo cosi.
Sentire “Cutt Off” per accorgersi di come la band indossi di colpo l’aggressività di portatori di messaggi rivolti alle masse giovanili. Immaginare di sentire l’intero album senza testi è possibile e sarebbe lo stesso un successo. Un’immaginazione musicale da provare, per capire la purezza del loro suono. C’è spazio anche per uno psichedelico blues “Butcher Clues”, molto raffinato, in realtà una lentissima ballads. Il disco si conclude con “U Boat”, dove la voce davvero sopraffina di Tom Meighan è il valore aggiunto e la fa da padrone in un suono cesellato ad arte e con artistica maestria.
di Gino Steiner Strippoli