La fortezza della solitudine
Febbraio 20, 2005 in Libri da Redazione
Titolo: | La fortezza della solitudine |
Autore: | Jonathan Lethem |
Casa editrice: | Marco Tropea Editore |
Prezzo: | € 17.00 |
Pagine: | 552 |
Erede di Coe e Auster, Jonathan Lethem pubblica un romanzo fiume sull’epopea di due ragazzi partendo dalla Brooklyn di inizio anni ’70. Viene risparmiata al lettore una parte del dolore di crescere. Probabilmente l’unico errore di un romanzo estremamente toccante.
Dylan e Mingus sono due personaggi paralleli molto simili ai protagonisti dell’indimenticabile Due di Due di Andrea De Carlo. Due amici che vengono seguiti dai primi anni dell’adolescenza fino all’età adulta in un viaggio che ha inizio nell’America degli anni ’70 e si conclude ai nostri giorni.
L’autore de: La Fortezza della Solitudine è Jonathan Lethem già noto al pubblico attento ed amante della narrativa fantascientifica americana contemporanea che sarebbe meglio definire, però – data la peculiarità dell’autore – surrealista, genere del quale invero vi sono pochi echi in questo splendido romanzo che concatena due vite seguendole su piani disgiunti.
Un nero e un bianco che crescono insieme e condividendo mondo reale ed immaginario nei quali è forse un po’ difficile, soprattutto nelle prime pagine, districarsi. Un romanzo che focalizza la propria attenzione sul ’77; un sollievo dopo le migliaia di pagine dedicate esclusivamente ai moti rivoluzionari del ’68 da giovani e non più giovani autori contemporanei.
Lo stile e la traduzione in cui viene proposto sono eccellenti anche se è evidente in molti punti che il romanzo avrebbe potuto essere snellito di almeno 150 pagine. La ricerca del modo più “cool” per esprimere un concetto blocca la creatività di Lethem anziché farla spaziare come suo solito ed è problema comune a tutta la narrativa americana “giovane” probabilmente in competizione con quella britannica, la quale sta scegliendo percorsi diversi.
La Fortezza della Solitudine è lancinante e bellissimo e lo sarebbe stato ancora di più se ci fosse stato presentato in una forza più grezza e naturale. Più dolorosa.
di Emanuela Borgatta