Rapimento e riscatto
Aprile 6, 2001 in Cinema da Redazione
“RAPIMENTO E RISCATTO” (Usa, 2001) di Taylor Hackford, con Russel Crowe, Meg Ryan e David Morse
Dopo una carriera nella quale aveva saputo alternare con sapienza e mestiere un film di smorfie ad uno di pianti, Meg Ryan si è lanciata nella titanica impresa di unire entrambi i registri in un’unica pellicola. Se si pensa che il suo partner Russel “Gladiator” Crowe sfoggia ben quattro sorrisi in due ore d’azione, si può ben comprendere la portata storica di questo lungometraggio nella storia della cinematografia statunitense. Del film si è parlato parecchio sulle cronache mondane per la love story fra i due protagonisti, ma questi pettegolezzi non devono distrarci dal nostro compito, che è quello di valutare l’impatto del film sul pubblico.
Il prodotto nasce per esclusivo consumo del pubblico, non certo per la critica. Per Hackford, regista dell’apprezzabile “L’avvocato del diavolo”, si tratta di un’involuzione rispetto al film della coppia Pacino – Reaves, ma il mestiere c’è e si vede nelle scene d’azione dell’ultima mezz’ora, davvero apprezzabili. Si è visto di peggio sui nostri schermi e il film porta a galla un problema trascurato, quello dei rapimenti internazionali che in Colombia e nelle nazioni del Terzo Mondo sono, a quanto pare, all’ordine del giorno.
Crowe interpreta il solito ruvido uomo d’azione già visto in L.A. Confidential e ne “Il gladiatore”. Il rischio di rimanere ingabbiato nello stereotipo dell’action movie, comunque, è già stato fugato lo scorso anno con l’ottima prova offerta dall’australiano in “Insider – Dietro la verità”.
Pollice verso per Meg Ryan. Avvizzita come un limone lasciato all’aria due giorni, vittima di una dieta della quale non aveva bisogno, la fidanzatina d’America appare addirittura marionettesca ed incapace nella gestione del registro drammatico. Sally – eccezione che conferma la regola – rimarrà insuperata.
di Davide Mazzocco