Il ruggito di Billy Idol
Aprile 7, 2005 in Musica da Gino Steiner Strippoli
E’ ritornato per sfidare il diavolo sul suo terreno di gioco. Billy Idol, eterno giovane punk roller, riemerge dopo aver vinto la sua sfida con l’eroina, che, nel già lontano 1994, lo mandò in overdose facendogli girare gli occhi. Dieci anni per riflettere e dare nuovamente luce alla sua musica, al suo punk rock intitolato “Devil’s Playground” (BMG – Sanctuary).
Un album a dir poco magnifico, canzoni nate e cantate per essere ascoltate a bruciapelo. L’energia e la possenza della sua voce sono rimaste tali e quali a quelle di 25 anni fa, quando sbriciolava palchi “maledetti” con i suoi Generator X.
L’apertura è strapotere punk: “Super Overdrive” sembra un ritorno ai fine ’70, quando spopolavano band come gli UK Subs tanto per intenderci, aggressione micidiale affilata come una lama tagliente. Il ritmo è incessante, una vera esplosione di suoni guidata dalla chitarra di Steve Stevens, dal basso di Stephen Mc Grath e dalla brillante drums di Brian Tichy.
Il rock n’ roll punk è pienezza pura in “World Comin’Down”. Sì, ma poi come la mettiamo con la rara dolcezza di “Rat Race”, con un Idol elegante e raffinato a seguire il quasi arpeggio di Stevens?!!!
Billy eccelle in tutto. D’altronde è stato, insieme a pochi altri, uno dei modelli più seguiti dalla generazione punk, anche se in Italia poche volte i media si sono occupati di lui come si sarebbe dovuto. Nel 1977 Billy si fece notare per la violenza radicale e essenziale della sua musica.
Una fanzine inglese all’epoca scrisse di lui: “Billy è rivolta, Billy è calore, le chitarre pugnalano, i Generation X sono senza dubbio la voce più genuina e forte di tutti noi. Punkers non state troppo a preoccuparvi: il tradimento dei Pistols ci trova indifferenti grazie a Billy. L’ora della resa finale dei conti è vicina.”
Poi venne un certo declino del Punk, che Billy accettò: “Rifiutavo la strada di Sid, perché sarebbe come dire: fottuti avete vinto. Ma al tempo stesso non vedevo via d’uscita. Anche la mia band ha subito crisi interne. Disperazione, droga e soprattutto non sentire più come un tempo la musica”. Già, i Generation X furono gli ultimi sopravvissuti del punk più ortodosso. Poi arrivò un lavoro solista come “Billy Idol” (1981), accattivante rinascita del post punk del “nostro”. Fu un grande successo supportato da due singoli, “Hot in the City” e “ White Wedding”.
E dopo l’escalation di successi, fino al 1993 – ’94 con l’uscita di “Cyberpunk”, accolto tiepidamente dal pubblico e fatto a pezzi dalla critica. Due brani, come regalo di Natale, Billy li regala ancora nel 1999, “Sleeping With An Angel” e “ Find A Way”, in formato MP3 con conseguente lite legale con la casa discografica.
Il ritorno con “Devil’s Playground”, uscito poche settimane or sono, è solo la continuazione di un Punk-rock mai domo, ma voglioso di travolgere la platea rock delle nuove generazioni. I presupposti, come anticipato, ci sono tutti, la vitalità con cui canta è quella di un ragazzino punk di 20 anni, mentre il caro “William Broad” di anni ne farà 50 a novembre! Ma come aggredisce le note lui pochi ne son capaci.
Il ruggito di Idol nella giungla musicale odierna è di pura razza. Magnifico il suo grido “Scream” in heavy metal punk, come una bestia di sesso alla ricerca della sua preda. Due pezzi spettrali che reincarnano le tenebre del punk e la potenza dell’heavy rock sono “Body Snatcher” e “ Evil Eye”. Come dire, finché c’è Idol c’è speranza per il rock. A proposito, queste sono due perle o due gemme musicali?
Davvero non si poteva immaginare di ritrovare un Billy così eccellente, vuoi per gli anni che son passati vuoi per la riluttanza che si ha per i grandi ritorni… invece si è permesso anche il lusso di miscelare lo stile e le sonorità di due grandi come Jonny Cash e Leonard Cohen in “Lady Do Or Die”, un country–folk da goduria, uno dei brani più belli dell’album. Solo i “Re” sanno fare queste cose!
Questo per dire che Billy Idol non è solo punk rock ma è capace di spaziare nelle più raffinate sonorità come nella Springsteeniana “Cherie” o nel modern-rock di “Sherri”. Questo “Devil’s Playground” è una torta che si mangia, anzi si divora velocemente, ma di ciliegie ne ha due: “Summer Running”, che nasce ballad sognante per essere tagliata di netto da una tonante istintiva prepotenza rock, e “Plastic Jesus”, dove la chitarra acustica di Stevens disegna linee armoniche morbide e divine, da ascoltare in auto o in moto ad altissimo volume lungo una lunga strada di un viaggio infinito.
di Gino Steiner Strippoli