Juve: riscatto contro il Lecce
Aprile 15, 2005 in Sport da Roberto Grossi
Delusa dalla cocente e imprevista europea per mano del Liverpool la Juve si rituffa in campionato. Il tricolore, unico traguardo ancora alla portata dei bianconeri, rimane l’ancora di salvezza per una stagione che altrimenti si dovrebbe etichettare sotto l’aggettivo ‘fallimentare’. Capello, navigato uomo di mondo, lo sa bene e cercherà in tutti i modi di spronare i suoi a dare il massimo in questo rush finale che vede i torinesi opposti alla corazzata-Milan. Ma il tecnico friulano, aldilà delle buone intenzioni, dovrà ingegnarsi non poco nel risollevare le scadenti condizioni fisiche e psicologiche della squadra. Il ko di Champions League, nonostante le dichiarazioni rassicuranti del direttore generale Moggi che ha preferito distogliere l’attenzione dai problemi interni prendendosela con la sfortuna e attaccando il pessimo arbitraggio operato mercoledì dalla terna russa, rischia infatti di provocare una mazzata non indifferente, a livello mentale, nel gruppo, uno choc difficile da affrontare e risolvere in poche ore.
D’altronde, le prime parole usate dall’ex-trainer romanista al termine della gara contro gli inglesi (Dovremo essere bravi a dimenticare subito l’eliminazione) sono al riguardo molto eloquenti sui pericoli immediati che l’inattesa estromissione continentale può comportare. Il match contro il Lecce assume quindi l’importante valenza di ultimo spartiacque di una stagione sin qui negativa: può essere lo scossone fondamentale per ripartire nella giusta carreggiata oppure il definitivo brusco stop a tutte le ambizioni. L’infermeria poi non concede tregua. Oltre ai lungodegenti Zebina e Trezeguet, restano in bilico le condizioni di molti giocatori, spremuti da una stagione massacrante divisa tra club e nazionale, iniziata già nei preliminari di coppa contro gli svedesi del Djugaarden (eliminati a fatica).
Il brasiliano Emerson, tra problemi muscolari e pubalgia ne è l’esempio più lampante, non l’unico. Anche Blasi, Camoranesi, Zambrotta e Thuram non sprizzano energia da tutti i pori, per non parlare dell’ormai conclamata ritrosia di Del Piero a ritrovare la sua classe nei grandi eventi. Poi c’è Nedved, un caso a parte. L’ex Pallone d’Oro, tra l’infortunio al ginocchio e la testata subita al Bernabeu da Raul Bravo, è rimasto diverse settimane fuori e fatica a recuperare, come si è visto anche contro il Liverpool, i giusti ritmi partita e quelle accelerazioni improvvise che servono come il pane a questa Juve poco fantasiosa e molto muscolare.
E’ in questo quadro poco edificante che Capello deve operare, caricando al massimo quel che resta di una squadra plasmata sin dall’inizio, com’è consuetudine di don Fabio, su undici-dodici giocatori e dove è quasi impossibile, per scarsa qualità e lungo accantonamento, pescare tra le riserve. Nessuno spunto sulla formazione anti-Lecce è emerso ieri al termine della seduta disputata alla Sisport, dove si è rivisto in campo Ciro Ferrara. Niente partitella in famiglia e molti giocatori dirottati in palestra. Difficile comunque che sia riproposto il trio difensivo che ha subito tre reti a Firenze e ha concesso qualche palla di troppo a Baros e compagni. Più probabile il ritorno del classico schieramento a quattro, con Pessotto in luogo di Zebina. Tanti i dubbi a centrocampo, in cui, come dicevamo, saranno decisive le ultime ore per conoscere le condizioni dei tanti acciaccati. In avanti fiducia obbligata alla coppia Del Piero-Ibramihovic, con Nedved dietro. Nel caso che il balbettante ceko fosse lasciato in panchina spazio al tridente con Zalayeta.
di Roberto Grossi