Bolaffi & Abacuc, il predatore dell’immaginario
Gennaio 26, 2006 in Arte da Cinzia Modena
La Sala Bolaffi di Torino, ospita, dal 15 dicembre al 15 gennaio, l’opera di uno dei maestri d’arte piemontese, Gilardi, detto Abacuc. La mostra ed il catalogo sono stati curati da Lucio Cabutti.
Sala Bolaffi ospiterà nei suoi ampi ambienti l’opera di un personaggio un po’ schivo dalla mondanità: Silvano Gilardi. La mostra rientra nelle attività volte alla valorizzazione dei maestri d’arte contemporanea piemontese, iniziativa promossa dalla Regione Piemonte.
Il protagonista, Girardi, è conosciuto nell’ambiente con il nome di “Abacuc”, con cui ha firmato parte della sua produzione. La mostra cerca, attraverso 156 opere esposte che vanno dagli anni Sessanta del Novecento al 2005, e con una ricca sezione video, di descrivere tutta l’opera nel suo complesso nel modo più compiuto e avvalendosi dei diversi canali comunicativi (spaziali, mediatici, visivi per far degli esempi). di questo (Gilardi vive e lavora a Mendrisio). Molte tele fotografano scene e panorami di montagna, tuttavia la sua opera è in realtà molto complessa: Girardi, è solito partire da un fatto o scena reale come spunto per poi evolvere secondo le sue intenzioni ed il suo sentire del momento.
Girardi è nato a Torino nel 1933 da una famiglia di origine svizzera. Ha iniziato la sua attività negli anni Cinquanta come artista grafico, dieci anni dopo ha avviato quella di pittore. Esperienza molto importante è stata la partecipazione al gruppo “Surfanta”, che proponeva un nuovo surrealismo abbinato ad un antico senso del fantastico. Essendo cresciuto tuttavia nel campo del restauro, era meno orientato alle allusioni surrealiste che abbracciavano gli altri suoi colleghi, mentre prediligeva la concretezza: “un’intensa oggettività incarnata nel linguaggio dell’arte come nella realtà della natura”. L’esperienza Surfanta si chiuse nel 1972 e l’interesse di Abacuc si orientò verso lo sviluppo di un linguaggio che alternasse l’analisi iconologica ed accertamenti sul campo, acutezza di visione e risonanze mitologiche. “ Inesauribili sequenze di figure, nature morte, paesaggi che spaziano dalla mitologia alla letteratura classica si avvicendano anche nella produzione dei decenni successivi, fino ai sistematici lavori realizzati nel 2005”. Girardi si è cimentato anche nella video arte: nel 2002 il pittore ha partecipato alla videomostra del “18°/23° Video Art Festival di Ascona e monti” che, nell’edizione del 2005, lo ha segnalato come “artista dell’anno”. Nel 2005 al Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Maglione (Torino) è stato protagonista con lavori dedicati al suo corso annuale del Laboratorio per l’Affresco e ai suoi dipinti realizzati all’aperto per il Museo. L’interazione creativa fra tecniche classiche e tecnologie elettroniche delle videomostre del 2002 e del 2005 continua attualmente con risultati affascinanti nella retrospettiva torinese.
L’uomo Silvano Girardi non si ferma su ciò che è stato ma guarda avanti: non tende a rivedere le tele ormai concluse, il passato. Lui stesso, nel corso della conferenza stampa, ha rivelato che visitare la mostra e rivedere le sue tele tutte raccolte in un’unica sede, è stato un evento di grande emozione: ogni quadro è parte di lui stesso e gli ricorda momenti e stati d’animo precisi. Camminare tra tutte le sue tele create negli anni è stato per Abacuc come tuffarsi nella lettura di un proprio diario: un viaggio dentro se stesso, di forte impatto.
Lucio Cabutti, il curatore sia della mostra che del catalogo, ha voluto creare spazi e percorsi che aiutino lo spettatore ad avvicinare e comprendere l’autore. Il percorso dello spettatore non deve essere di semplice visione: l’intento è quello di guidarlo in un viaggio intimo che l’avvicinasse ad Abacuc ed alle sue intenzioni. Tre le zone dedicate:
Dietro alla tecnica ed alla espressività delle opere di Abacuc c’è molto studio e ricerca: la mostra, nel suo percorso articolato sui due piani della Sala Bolaffi, ha voluto comuicare il valore delle tele, rivelando in esse un tratto scientifico nel senso di conoscitivo; emotivo,in cui le emozioni derivano dall’immaginario, dal fantastico e dal reale; storico in quanto l’arte espressiva e l’immaginario subiscono contaminazioni di epoche diverse, spesso piegate o condizionate da settori diversi, basti pensare all’arredo moderno e ad i suoi materiali od alle immagini create al computer; mediatico, con le video installazioni, uno strumento che avvicina lo spettatore all’opera tramite racconto di immagini e accostamenti tematici o temporali o d percorso storico.
Con il termine “immaginario” a cosa ci si riferisce? Al giocare con immagini reali che sembrano fantastiche con effetti di spiazzamento, nel momento in cui un elemento o un orientamento del quadro danno riferimenti diversi dal comune pensare.
Il catalogo è stato interamete curato da Lucio Cabutti.
Cabutti ha approfondito con grandissima cura non solo la scuola e l’arte che Abacuc ha trasferisce nei suoi quadri, ma ha affrontato un discorso a tutto tondo coinvolgendo con diverse interviste l’artista. Emerge passione e convolgimento nato e cresciuto nel tempo: più si conscono particolari legai a ques’uomo schivo più ci si avvicina alla sua arte e si rimane rapiti dalla sua fantasia, creatività, amore pwr la vita, ricerca e capacià di guardare oltre al reale senza essere sfuggente.. un linguaggio che ha un suo alfabeto ed è riconoscibile.
Abacuc è più pittore che artista, la sua molla le mozioni ed il cercare di capire. L’autore scopre risposte attraverso la sua opera, risposte e rivelazioni che riportano alla vita. L’opera, risultato di una ricerca, in fondo non è ce il risultato di una pulsione che non si trattiene
Predatore dell’Immaginario
a cura di Lucio Cabutti
Sala Bolaffi
Via Cavour 17 – Torino
dal 15 dicembre 2005 al 15 gennaio 2006
Altre fonti:
Il magasine Italia Arte, dicembre
www.italiaarte.it
di Cinzia Modena