Troilo e Cressida
Febbraio 17, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi
TORINO – Troilo e Cressida è tra le opere di William Shakespeare una della più tormentate e complesse, priva di un nucleo narrativo dominante ed in perenne bilico tra una dimensione “privata”, la tormentata passione dei due giovani amanti, e una più “pubblica” legata alle sorti del conflitto Grecia contro Troia.
Come se non bastasse il copione datato 1601 risulta essere un perfetto esempio di “falso storico”, arrivando in maniera consapevole, e forse anche provocatoria, a demolire il mito costruito attorno ad alcune delle più celebri pagine della mitologia classica, come l’uccisione di Ettore, qui risolta in una sorta di agguato, o l’azzeramento di Achille, ridotto ad un guerriero intento a soddisfare i piaceri della carne con il fido Patroclo, più che a conseguire la gloria sul campo di battaglia.
Troilo e Cressida, scelto da Luca Ronconi per il Progetto Domani, è una specie di “magic box”, ampio contenitore al cui interno convivono innumerevoli elementi tra di loro legati ed al tempo stesso dotati di piena autonomia: c’è la guerra, comune denominatore che lega i destini di due comunità, in gran parte del testo “immaginata” e mai “agita”; c’è l’amore tra un Troilo fedele amante ed una Cressida carnefice, o forse vittima, di una finale metamorfosi nelle parole e nei comportamenti. Ma c’è anche la duplice passione tra Achille e Patroclo, più evidente e manifesta, e tra Achille ed Ettore, più sottile ed idealizzata, legata com’è ad uno spirito di emulazione; c’è da ultimo una sottile indagine sul senso dell’onore e della gloria da conseguire a tutti costi e con qualsiasi mezzo.
Tutta questa corposa materia narrativa è risolta da Luca Ronconi in un imponente allestimento di cinque ore abbondanti, un sfida alla resistenza di attori e pubblico che di certo impressiona, senza però suscitare grande entusiasmo ed emozione: la landa rocciosa progettata dallo scenografo Tiziano Santi, vasta distesa segnata da una serie di botole da cui emergono, per poi sprofondare, i vari personaggi, è lo spazio fisico dove si muove il nutrito cast di interpreti tra cui segnaliamo Riccardo Bini nella duplice veste di Pandaro e Tersite, l’intenso Ettore di Tommaso Ragno o i Troilo e Cressida di Francesco Scianna ed Irene Petris.
Lunghezza a parte, lo spettatore resta un po’ deluso da quella mancanza di valore aggiunto, a livello emotivo e di suggestione, che (forse colpevolmente) era portato ad attendersi.
Commedia? Tragedia? Parodia storica? Noi crediamo un po’ di tutto questo venato da un sottile, quanto incancellabile, senso di progressiva ed universale “distruzione” che finisce con l’interessare tutti personaggi, a partire proprio dai due giovani amanti di cui alla fine più nulla sappiamo.
Troilo e Cressida risulta essere un’operazione comunque coraggiosa, non foss’altro per l’estrema attualità dei messaggi contenuti nei quattro atti, una scelta che il pubblico, pur provato dalla lunga serata trascorsa ai Lumiq Studios, mostra di apprezzare e sceglie di ripagare con non pochi applausi.
di Roberto Canavesi