Girotondo
Marzo 8, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi
TORINO – Ancor oggi assistendo a “Girotondo” di Arthur Schnitzler si può ben cogliere il senso di audace provocazione che il testo suscitò a partire dal 1903 quando, dopo il debutto parziale al Kaim-Saal di Monaco, ebbe lentamente inizio il suo viaggio nella coscienza teatrale del Novecento: un divertissment in dieci sequenze, costruito su altrettanti dialoghi, dove si fotografa lo smarrimento generazionale di uomini e donne di fronte alle molteplici sfaccettature dell’universo sentimentale. Una fenomenologia dell’atto amoroso e sessuale che spazia dalla passione mercenaria a quella poetica e romantica, passando per la relazione adulterina e l’incontro galante: una catena dove uno dei due protagonisti dell’incontro narrato lo è anche di quello successivo all’interno di un’azione teatrale, a struttura perfettamente circolare, che si apre e chiude con una prostituta, protagonista della prima come dell’ultima sequenza.
Insieme a lei ecco raccontate le gesta amatorie di un soldato, di una cameriera, giovin signori come mariti e fanciulle, poeti, attrici e conti: un caleidoscopio umano, quello uscito dal genio creativo del drammaturgo-medico viennese, di nuovo in auge nell’allestimento del Teatro Biondo Stabile di Palermo con la regia di Pietro Carriglio, messa in scena in perenne bilico tra sogno e realtà con la ricostruzione teatrale ad elevarsi a pretesto per una spietata ed impietosa disamina sull’ambizione sociale, sullo spietato arrivismo umano che spesso genera miseria e solitudine.
Ideale quarta parete, un velario con il Birkenwald di Gustav Klimt separa lo spettatore dalle diverse alcove dove si consumano frugali rapporti, in cui l’autore identifica l’intera società viennese, all’interno di episodi teatrali “geometricamente” strutturati con la presenza di due dialoghi, uno a precedere e uno a seguire il tanto atteso amplesso: un’atmosfera metafisica e sognante è quella che Carriglio pensa per i suoi bravi attori, segnaliamo Giulio Brogi, Luciano Roman e Giovanna Di Rauso, in una scena al bisogno pronta a diventare parco pubblico, casa privata, piuttosto che squallido bordello.
Un “Girotondo” di passioni e umanità, velato da una sottile e grottesca malinconia, che gli interpreti sanno rendere, in novanta minuti filati, divertente e poetico, meritandosi cosi i convinti applausi del pubblico presente.
“Girotondo” di Artur Schnitzler.
Regia di Pietro Carriglio.
Teatro Alfieri, fino a domenica 12 marzo.
Per Informazioni: www.teatrostabiletorino.it
di Roberto Canavesi