L’avventura di Lingua Madre
Maggio 2, 2006 in Attualità da Stefano Mola
Un consiglio: non perdetevi gli eventi di Lingua Madre. L’anno scorso, al suo debutto, è stato uno degli spazi più interessanti dell’intera Fiera. Che cos’è? Ideato e sostenuto dalla Regione Piemonte è pn progetto che porta a Torino scrittori da tutto il mondo, le cui opere riflettono profondamente le tradizioni culturali dei paesi d’origine e che talvolta si esprimono in una lingua diversa da quella di origine. Per esplorare la tensione dialettica tra modernità e tradizione (uno dei temi più importanti di questi nostri tempi).
Non so come sarà organizzato scenograficamente lo spazio quest’anno, ma lo scorso maggio era molto suggestivo: una specie di arena rotonda contornata da pannelli ricurvi dove c’erano scritte in tutti gli alfabeti del mondo. Gli scrittori venivano presentati, c’era una brava attrice che leggeva passi dallo loro opere. Non solo parole, ma anche musica: quella di gruppi tradizionali più disparati (ho assistito a un concerto di un ensemble proveniente dalla Mongolia per esempio).
Un’opportunità unica insomma per venire a contatto con culture e scritture che difficilmente troviamo nelle vetrine delle librerie o nelle pagine dei giornali. Anche quest’anno il programma si preannuncia stimolante. Facciamo alcuni nomi. Per esempio, quello di Ornela Vorpsi, albanese, che di recente abbiamo presentato su queste pagine recensendo il suo Il paese dove non si muore mai, Premio autore esordiente al Grinzane 2006. Oppure l’iraniano Hamid Ziarati, torinese d’adozione, ingegnere professionista e gastronomo dilettante. L’indiano Amitav Gosh, uno dei più importanti scrittori di questo immenso paese, l’autore di Cromosoma Calcutta.
E ancora: l’algerina Leila Marouane, scrittrice che affronta la drammatica condizione femminile nel mondo arabo; Il turco Moris Fahri, che parla della Istanbul nel primo dopoguerra; la neozelandese Patricia Grace, che lavora sugli aspetti fiabeschi della cultura Maori; i sudafricani Sindiwe Magona e Achmat Dangor; la mozambicana Paulina Chiziane, prima donna in assoluto ad aver pubblicato un libro nel suo paese, e a parlare con coraggio di argomenti quali la poligamia; l’indiana Lavanya Sankaran, cresciuta negli Stati Uniti e poi tornata in patria per sperimentare in presa diretta il complesso rapporto tra modernità e tradizione; la raffinata narratrice libanese Venus Khouri Gata, da molti anni a Parigi. Tutti scrittori che si pongono come esempi significativi delle interazioni culturali che stanno ridisegnando la mappa letteraria del nuovo millennio; e molti altri ancora.
Ritorneranno i momenti musicali: I Tamburi del Vesuvio di Napoli, formazione mista di musica e danza capitanata dal percussionista Nando Cittadella; il quartetto d’archi al femminile Euphoria, tra virtuosismo musicale e cabaret; il quintetto francese di musicisti, funamboli, poeti e chansonnier Bratsch; l’ucraino Vladimir Denissenkov, virtuoso della fisarmonica bajan e collaboratore di Moni Ovadia; i neozelandesi Haka The Legend, dal repertorio di canti e balli maori; Ray Lema, pianista e compositore congolese, promotore del progetto Università Musicale Africana che con pianoforte e voce darà un assaggio delle varie culture musicali dell’Africa nera; la siberiana Sainkho Namtchylak, dalla prodigiosa estensione vocale.
di Stefano Mola