Teatro europeo festival e La Fin de Terres
Giugno 3, 2006 in Spettacoli da Barbara Novarese
Per la rassegna di “TEATRO EUROPEO”, il Teatro Astra ha presentato “LA FIN DES TERRES” uno spettacolo scritto e diretto da Philippe Genty, in collaborazione con Mary Underwood.
Interpreti: Amanda Barte, Nikola Krizkowa, Sébastien Lenthéric, Pierrik Malebranche, Pierre-Henry Nohe, Nancy Rusek, Simon T. Rann.
Una prima italiana che ha conquistato il pubblico con effetti speciali, giochi di sparizione, luci ed ombre rincorse dal comune destino dell’uomo, espresso con grandiosa abilità interpretativa.
La danza, ma non solo. I movimenti, ma non solo. Le luci, ma non solo… quello che caratterizza “La fin des terres” sono le domande che silenziosamente s’insinuano nello spettatore, alla ricerca di un significato inesistente. Inesistente poiché non può essere solo uno: ogni domanda cela più risposte, quando s’interroga l’animo umano sulle corrispondenze tra sogno e realtà.
Due esseri umani s’incontrano. Dove? Quando? Che cosa accade? Tutto e niente. Nella naturale predisposizione a raccontare l’interiorità umana, si scatena la fantasia di Philippe Genty, uno dei più importanti ed apprezzati autori francesi.
Gli attori guidano solo apparentemente lo spettacolo, attraverso il ritmo armonico di una danza tribale; in realtà sono i dubbi e le domande degli spettatori a prendere forma sul palcoscenico della vita.
Lui e Lei, per caso, s’incontrano. Lei fugge trasportata dalle passioni, più che dal vero desiderio di fuggire. Lui cerca disperatamente di ritrovarla. Si riscoprono, poi si perdono ancora. Difficile capire se si tratta dello stesso Lui e della stessa Lei… ma che importa? Stessi interpreti per diverse storie o diversi interpreti per una stessa storia non cambiano la sostanza onirica che svolazza tra lettere di carta, di cui è possibile intuirne il contenuto, ma mai conoscerlo veramente.
Leggiadre nuvole di plastica avvolgono in un abbraccio inquietante ballerini e pubblico poi, insieme, si lasciano coinvolgere dal sensuale senso dell’unione e dalla terrificante ombra della separazione; catturati, infine, in un’ultima ambigua rete che sembra la tela di un ragno (ma forse è il bozzolo di una futura farfalla) partecipano alla conclusione della vita e ad una nuova rinascita… come in un cerchio senza fine.
La storia si svolge nel mondo dei sogni o sono i sogni ad appropriarsi della storia?
di Barbara Novarese