Spunti e spuntini letterari
Maggio 29, 2001 in Libri da Gustare da Stefano Mola
Rita Rutigliano [GS Editrice, Lire 20.000]
Fianco a fianco. «Gli obesi vivono di meno; però mangiano di più» (J. Lec). Separato da qualche spazio bianco, da qualche altro carattere nero: «Abbiamo appreso il valore degli alimenti; ora anche noi raschiamo diligentemente il fondo della gamella dopo il rancio, e la teniamo sotto il mento quando mangiamo il pane per non disperdere le briciole» (P. Levi). E ancora, sempre aprendo a caso: «Se ne pigliò una seconda abbondante porzione e quando vide che anche questa stava per finire, rallentò il ritmo della masticazione, a prolungare, sia pure per poco, il piacere che il piatto gli procurava.» (A. Camilleri).
Dallo humor quasi nero, al dramma tremendo, al piacere fisico e psicologico: insomma, a voler essere pomposi e pontefici (sarà il concistoro…), in due parole, la vita. Attraverso il cibo. Perché senza cibo non c‘è vita (una delle poche cose sicure, nella vita). Ma il cibo non è come l’aria, aspirata dal movimento inesorabile e da noi consciamente incontrollato della cassa toracica (non dobbiamo decidere di respirare, mentre possiamo scegliere, per un po’, di non mangiare, o cosa e quando). Il cibo coinvolge tutto di noi: memoria, gusto, vista, cultura, e dunque tradizione, identità, aggiungiamo anche seduzione. Dunque, non possono che essercene mille tracce nella letteratura, attraverso i secoli.
Di tutte queste, Rita Rutigliano ci propone la sua scelta personale, necessariamente e dolorosamente arbitraria, per l’appunto «Spunti e spuntini letterari». Dunque c’è una dimensione orizzontale, lo spuntino, che ha a che fare col togliere, sbocconcellando, qualcosa da qualcos’altro, deponendolo su una tavolata (anzi su due tavolate, una dall’antichità al XVII secolo, l’altra dal XVIII ai giorni nostri, queste le due parti in cui è diviso il libro). Proprio come a quei ricevimenti con lunghi tavoli di vassoi, e nei vassoi le cose più diverse, dove ci si aggira, guardandosi attorno, un vago saluto, una tartina, senza un percorso preordinato: ci sarà magari un tocco di Yoshimoto, sì c’è, scusate vado a cercare un po’ di Gadda (magari per divincolarsi da conversazioni noiose, succede, ai ricevimenti, di smarcarsi con eleganza).
Ma c’è anche la dimensione verticale, lo spunto, e, tra tutti i significati dello spunto, mi piace certo quello di «accenno che il suggeritore fa di una battuta teatrale», perché suggerisce l’idea del punto di partenza di un discorso, di un approfondimento: adesso me ne vado dal ricevimento (ai ricevimenti capita di fare conoscenze e perché non appartarsi, se ne vale la pena), ho trovato quello che cerco. Tra le accezioni, mi piace anche molto quello sportivo, lo scatto (dopo tutto questo parlar di cibo, è il caso di fare un po’ di movimento).
Sarà il giro d’Italia, ma penso allo spunto solitario, al momento in cui una maglia si stacca da tutte le altre, come se tutte le altre fossero inchiodate al terreno, il volto chino sui pedali non solo per lo sforzo, ma anche per non guardare, forse, chi si allontana inesorabile, alto e agile sui pedali, in un gesto violento e gioioso insieme. Una fuga nasce da uno spunto, e uno scatto in libro è sempre un’avventura. Tanto poi al traguardo ci si ritrova tutti (magari per mangiare insieme).
“Spunti e spuntini letterari” viene presentato giovedì 31 maggio alle 17:45 a Torino, Palazzo Bricherasio. Relatore: Giorgio Massara. Letture di Chiara Cesano. Alla presentazione intervengono: Claudia Ferraresi, Emanuele Cecconello, Carla Jura.
di Stefano Mola