Il ponte della solita ora
Gennaio 19, 2007 in Libri da Tiziana Fissore
Titolo: | Il ponte della solita ora |
Autore: | Albero Ongaro |
Casa editrice: | PIEMME |
Prezzo: | € 12,90 |
Pagine: | 160 |
Ongaro da sempre conosciuto come autore di talento è stato riscoperto dalle edizioni PIEMME che in questo ultimo periodo ha fatto uscire “Il ponte della solita ora” che come tutti i suoi romanzi mantiene le promesse.
“Il ponte della solita ora” è il Ponte dell’Accademia di Venezia, città che come sempre, nelle storie di Ongaro, diventa protagonista per la sua atmosfera piena di fascino e mistero che si nascondono negli antichi palazzi e nei viali tra i canali che favoriscono fughe e sparizioni e che diventano una metafora del mistero della vita con i suoi intrighi, le diverse scelte, tradimenti, ricordi e rimpianti.
Tutte queste sfaccettature le troviamo nella storia dove a seguito di una decisione del destino, Francesco Soria, musicista ed autore di colonne sonore per il cinema, è costretto ad ascoltare suo malgrado, una strana conversazione a causa di una interferenza telefonica, dove una voce di donna chiede ad un interlocutore ‘senza voce’ un ultimo appuntamento ‘al ponte della solita ora’.
Questo è l’inizio di una forma di curiosità che darà luogo ad una serie di congetture, inseguimenti che porterà l’uomo a conoscere Frederika Von Klausen, una bellissima donna misteriosa ribattezzata da Francesco Soria: Ingeborg a causa di strani ricordi giovanili.
La donna è l’amante di un nobiluomo veneziano: Andrea dal Fumo, personaggio affascinante, controverso, grande seduttore che verrà ucciso.
Dall’intera narrazione emerge il dubbio che l’uomo a volte ha bisogno di un sogno per non perdersi nei propri pensieri ed ecco che proietta le proprie paure e i propri desideri creando storie fantastiche nate dalla lotta perenne delle bufere interiori con la ragione ed il sentimento. Difficile è trovare l’equilibrio.
E’ una storia che unisce il genere popolare con la vera arte di scrivere e che attrae per l’unione di vicende travagliate con tanto di tradimenti e ricordi che si svolgono in uno scenario pieno di calli e viali oscuri che altro non sono, come già detto, che una metafora, un’immagine dell’ambiguità umana.
Grazie ad Ongaro le passioni più intense vengono raccontate con leggerezza e stile e con grande signorilità eccelsa; fino all’ultima riga c’è uno strano gioco che sconvolge i piani, un gioco fatto di misteri ed infine l’autore lascia intendere che le cose non sono mai come sembrano.
Termino con una frase di Antonio D’Orrico, che appare sulla striscia che avvolge il libro: “ I romanzi di Ongaro sono fatti della stessa materia dei sogni” ed i sogni si sa possono essere bellissimi ma ci si può anche smarrire.
di Tiziana Fissore