OSN: Bruckner

Febbraio 22, 2007 in Spettacoli da Stefano Mola

L’APPUNTAMENTO

TateLa full immersion nei suoni nuovi è appena terminata. Si è chiusa la settimana scorsa la rassegna RAI Nuova Musica 2007. Personalmente, ho trovato Sinestesie rampanti, l’omaggio a Calvino in occasione del cinquantenario dalla pubblicazione del Barone Rampante, un momento particolarmente alto della rassegna nonché un esperimento interessante di commistione tra musica, parola, arte.

L’attività dell’Orchestra Sinfonica nazionale della RAI non prende turni di riposo. Eccoci pertanto qui per presentare l’undicesimo appuntamento della stagione, come sempre in un primo concerto Giovedì 22 alle 20:30, replicato poi Venerdì 23 alle 21:00. Il programma prevede l’esecuzione dell’Ottava Sinfonia in do minore di Anton Bruckner. Alla guida dell’orchestra, sul podio, un graditissimo ritorno: Jeffrey Tate, che dell’OSN è Direttore Onorario. Tate giunge a Torino da Napoli, dove ha diretto con grande successo il Candide di Bernstein.

DUE PAROLE SU BRUCKNER

Anton BrucknerUomo di saldi principi, credente, cattolico, contrapposto anche in questo al protestante Brahms, Bruckner non ebbe uno sviluppo musicale fulminante, arrivando a diplomarsi a 37 anni di età. Nella sua opera possiamo trovare saldi ancoraggi in una magniloquenza barocca e in una certa ispirazione di stampo wagneriano. La sua musica risuona di una genuina ammirazione per il creato e può essere considerata un omaggio a Dio e alla natura.

L’Ottava Sinfonia è un’opera monumentale, la cui durata supera abbondantemente l’ora, con organico in cui gli ottoni si sprecano. C’è nel primo movimento un presagio di fine. Bruckner dichiarò che nel tema dei corni e e delle trombe c’è un annuncio di morte che si fa sempre più forte. Lo Scherzo che segue è invece la raffigurazione musicale, sempre secondo l’autore, del guter Michael, il buon tedesco. Il terzo tempo, Adagio, è di chiara matrice wagneriana, in alcune parti quasi un calco del Tristano. Chiude un Finale marziale, solenne, ispirato pare alla visita dell’imperatore a Olomuc.

di Stefano Mola