Per tutta la notte
Giugno 18, 2007 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Per tutta la notte |
Autore: | Philippe Forest |
Casa editrice: | Alet |
Prezzo: | € 17,00 |
Pagine: | 304 |
Che cosa succede a una coppia cui muore una figlia, malata di tumore? Questo è il nucleo tremendo al centro del romanzo con cui Philip Forest è finalista al Premio Grinzane Cavour, nella sezione narrativa straniera. Se un bambino è per definizione la vita, la sua scomparsa non è forse la sua più drammatica negazione? E di fronte alla negazione della vita, come si può continuare a camminare nella propria? Come si può continuare a raccontare, e che cosa?
Forest procede su questo doppio binario. Da un lato, affronta il tema della morte, tema troppo spesso nascosto, allontanato, rimosso, con una lucidità nuda, come esponendolo al di sotto di una illuminazione al neon. Non perché la narrazione sia freddamente priva di pathos. Piuttosto, perché non viene nascosto niente dei dati materiali e delle condizioni al contorno. Ambienti, oggetti, situazioni, persone sono violentemente presenti, soprattutto nella prima parte, quella che descrive minutamente la vicenda del ricovero e della morte della figlia. Una presenza che serve anche a rendere la profonda frattura ed estraneità tra la coppia e il mondo circostante, esseri umani inclusi. Perché nulla può essere davvero detto, niente può essere veramente compreso in una esperienza che non può che essere escludente, consegnando i genitori sopravvissuti a una dimensione sospesa dove andare avanti sembra impossibile.
Dall’altro, affronta il tema della narrazione. Scrivere una storia significa costruire, creare, mettere davanti ai propri occhi delle briciole alla Hansel e Gretel che ci spingono ad andare avanti. Ecco allora che nasce una scintilla dialettica. Se accettiamo che una storia significa andare avanti, come conciliamo questo con il racconto di una fine? Scrivere di quello che succede dopo la morte della bambina, significa in qualche modo, seppur assurdamente, mantenerla in vita? E che cosa si può provare di fronte alla prospettiva di terminare il libro, di fronte all’ultima pagina?
Un libro non facile, coraggioso, scritto molto bene. Ci mette di fronte a temi e domande che spesso tendiamo ad allontanare, e lo fa senza la pretesa di sporgersi da un punto di vista superiore. La voce che narra viene direttamente dal centro dell’abisso.
di Stefano Mola