Michelangelo e il mito della “Leda” e la seconda repubblica fiorentina

Agosto 23, 2007 in Arte da Gabriella Grea

Deneb (alfa Cygni) domina il cielo estivo, è la più brillante delle cinque stelle che compongono la costellazione della Croce del Nord, altrimenti nota come il Cygno. Tra Cassiopea e Lira + 40° nord sull’equatore celeste.

Purtroppo in questi giorni un autunno precoce impedisce di ammirare la volta stellata, ma in via Teofilo Rossi all’angolo con via Lagrange un altro cigno e un’altra timida Leda ci aspettano, si lasceranno ammirare ancora per pochi giorni poi rientreranno a Firenze, nella dimora di famiglia.

A palazzo Bricherasio fino al 2 settembre è possibile infatti visitare la mostra curata da Pina Ragionieri e organizzata da Giulia Zanasi Michelangelo e il mito della Leda e la seconda repubblica fiorentina che propone parte della collezione di Casa Buonarroti di Firenze, museo e monumento, luogo di memoria e di celebrazione del genio di Michelangelo.

Nel mito di Leda si riconoscono trasposizione di credenze e simbologie diffuse sia in ambito mediterraneo sia nordeuropeo: il cigno veniva considerato un uccello sacro, un simbolo solare, sia dagli scandinavi dell’Età del Bronzo, che raffigurarono i raggi del sole come lunghi colli di cigno, sia per i Greci che associarono l’uccello ad Apollo e allo stesso Zeus.

Nella tradizione classica esistono diverse versioni del mito che generarono diverse soluzioni iconografiche, ispirazione degli artisti Rinascimentali, parimenti influenzati dagli scrittori medioevali che assimilarono il mito alla teologia cristiana. Il Cigno divenne simbolo dello Spirito Santo che scende con la sua candida purezza su Maria (immagine molto amata dai Copti d’Egitto, che amavano inciderla sui loro anelli), ma anche della Lussuria, come suggeriscono i colli intrecciati di due cigni, emblema di “carezze e giochi lascivi”, nonché di Ipocrisia, con il suo “nascondere dietro le bianche piume delle carni nere” (Vincent de Beauvais, Speculum Majus).

Il cigno e la Leda, affascinanti e ambivalenti, suscitano la curiosità e di Leonardo e di Michelengelo. Alla Leda Leonerdesca, donna-madre serena, inginocchiata verso i figli (Castore e Polluce), che contempla amorevole, Michelangelo contrappone la femminilità, il richiamo erotico esplicito, ispirato ad un piccolo cammeo di onice risalente al III sec d.C. (Museo Archeologico di Napoli).

Questo dipinto venne commissionato dal Duca Alfonso d’Este e Michelangelo tornato a Firenze principiò un quadrone da sala, rappresentando il concubito del Cygno con Leda, e appresso il parto dell’uova, di che nacquer Castore e Polluce, secondo che nelle favole delli antichi scritto si legge.(A. Condivi, Vita).

Il Duca, preoccupato di perdere il tesoro realizzato da Michelangelo per i tumulti politici in corso nella repubblica fiorentina, inviò un messo a ritirare il dipinto; purtroppo un litigio tra i due, stizzì l’arista. Che licenziato il ducal messo donò il quadro al suo garzone. Venduto come dote al re Francesco di Francia , venne bruciato nel ‘600 perché ritenuto immorale ed indecente.

Noi oggi possiamo apprezzare solo il disegno, conservato a casa Buonarroti. Si suppone che il modello fosse Antonio Mini, allievo dell’artista, proprio il “garzone” a cui Michelangelo regalò il quadro. La testa china, ritratta di profilo, rimanda alla posizione della “Notte” della Sagrestia Nuova, mentre gli schizzi del naso e dell’occhio in basso a sinistra rivelano la volontà di Michelangelo di ingentilire e rendere più femminili i lineamenti del profilo. Le lunghe ciglia, strumento dei seduzione femminile, ricordano le ali flessuose del cigno.

Testa Leda

Michelangelo, Studi per la testa della “Leda” ,1529-1530, matita rossa, cm 35,5×26,9 (cornice cm 52x72x3.5), inv. 7 F.

Anche il piccolo foglio 60F, un braccio destro disteso, secondo un’accurata analisi cronologico-stilistica del Wilde, è da riferire alla Leda.

Sono anche proposte de opere del tardo ‘500, una di Francesco Brina ed una di Étienne Delaune, ispirate alla tela originale di Michelangelo.

Leda

Francesco Brina (attr.), Leda col cigno (da Michelangelo), 1575 circa, tavola, cm. 50×65,5 (cornice cm 68x84x7,5), inv. Gallerie 1890, n. 5412.

La mostra di Palazzo Bricherasio consente anche di apprezzare, attraverso lo Studio delle Fortificazioni per la Seconda Repubblica Fiorentina, un Michelangelo architetto, obbligato a dedicarsi all’architettura per meglio inserire le sculture nelle strutture murarie (Carolin Elam).

Non aspettatevi sterili e tediosi disegni tecnici, ma tavole d’avvampante furore e dirompente energia (G.C. Argan), testimonianza del temperamento leonino dell’artista e del profondo attaccamento alla Sua Firenze, una Leda nel firmamento delle città in cui ha vissuto:

Per molti, donna, anzi per mille amanti

Creata fusti, e d’angelica forma;

or par che ‘n ciel si dorma,

s’un sol s’apropria quel ch’è dato a tanti.


Sonetto dedicato a Firenze, 1545

(M. B., Rime, Bari 1960, pp117-118, n°249)

Michelangelo e il mito della “Leda” e la seconda repubblica fiorentina

Sale Storiche di Palazzo Bricherasio

Via Teofilo Rossi angolo Via Lagrange – TORINO

Tel. 011 57 11 811 – Fax 011 57 11 850

www.palazzobricherasio.it

lunedì: chiuso

da martedì a domenica: 15.30 – 22.30

giovedì e sabato: 10.30 – 22.30

Curatrice: Pina Ragionieri

Ideazione: Fondazione Casa Buonarroti, V. Ghibellina 70, 50122 Firenze, Tel. 055.241.752

Direzione e Organizzazione: Daniela Magnetti, Giulia Zanasi, Fondazione Palazzo Bricherasio

Ufficio Stampa: Vittoria Cibrario, Paola Varallo, Fondazione Palazzo Bricherasio

Catalogo: A cura di Pina Ragionieri, Silvana Editoriale, Milano.

di Gabriella Grea