Hélène Grimaud e la Staatskapelle al Lingotto
Settembre 15, 2007 in Spettacoli da Stefano Mola
Lunedì 17 Settembre, all’Auditorium del Lingotto, c’è un’orchestra di gran prestigio: la Staatskapelle Dresden. Un complesso con alle spalle quasi cinque secoli: l’atto di nascita recita 22 settembre 1548, padrino di battesimo l’elettore Maurizio di Sassonia. Il titanico Ludvig van Beethoven le aveva apposto il bollino di miglior orchestra del nostro continente. A reggere la sua bacchetta nomi sempre prestigiosi, tra cui Giuseppe Sinopoli (dal 1992 al 2001). Sul podio troveremo ora un altro italiano, Fabio Luisi.
Il programma? Due composizioni giustapposte di due compositori con un collegamento nel titolo. Apre la serata il Concerto n. 5 in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra op. 73 “Imperatore”. Dei cinque è senz’altro il più maestoso, con lo strumento solista che fin dalleA2180-271 prime battute si erge protagonista, con una profusione senza risparmio di scale, arpeggi e trilli. C’è qui veramente la grandiosità eroica beethoveniana, senza retorica, ma anzi definitivamente appassionata, gioiosa, quel desiderio filosofico di libertà e di integrazione kantiana nella natura che del compositore di Bonn sono il timbro. Un eroismo che non è sopraffazione, piuttosto sviluppo delle proprie potenzialità nel mondo. Ma Beethoven non è solo questo. Poiché il mondo è plurale e non è soltanto fatto di grandi scenari epici e/o naturali, ma è fatto anche di raccoglimento intimo, ecco il secondo movimento, dove le note del pianoforte sembrano una carezza astratta, quasi una teoria musicale dello sfiorare. Chiuso l’episodio, il Rondò finale è un grandissimo esempio di virtuosismo per nulla fine a sé stesso.
Chi troveremo alla tastiera? Uno dei personaggi musical mediatici più sfolgoranti di questi nostri tempi affamati non solo di note ma anche di facce e di storie, ovvero Hélène Grimaud. Provenzale, di Aix-en-Provence, bambina prodigio (a tredici anni aveva già nel suo curriculum una registrazione di Rachmaninov, ovvero dei modi in cui la parola virtuosismo si declina sulla tastiera), a meno
920-548 di quaranta anni ha collezionato le più prestigiose orchestre e i migliori direttori del pianeta. Ma non è tutto. A un certo punto, prende su tutto e va nei boschi del Connecticut, a un’ora di macchina da New York. Per conoscere i lupi. Per parlare con loro, per capirli, per allevarli. La seconda passione della sua vita dopo la musica. Tutto questo è diventato anche un libro: Variazioni selvagge, edito in Italia da Bollati Boringhieri, vincitore del Premio Grinzane Cavour Autore Esordiente proprio quest’anno.
I lupi. Beethoven. Una persona che li alleva da sola e che da sola sale sul palco di fronte a centinaia di persone che aspettano solo di vedere un’acrobata. Insomma, in questo concerto che l’edizione 2007 di Mi.To ci offre, sono presenti tantissimi spunti di riflessione al di là del puro piacere della
MB6-502 musica. Parlarne, interrogarsi, non è fare gossip. Un concerto non è semplicemente un evento musicale. È anche, sempre, un evento umano. Un’offerta sacrificale, per certi versi. Ecco perché questa serata al Lingotto è qualcosa di più.
Veniamo ora al brano che concluderà il concerto: Ein Heldenleben (Vita d’eroe), poema sinfonico op. 40 di Richard Strass. Ecco il collegamento: l’eroismo beethoveniano, la vita dell’artista, la vita di un’artista come Hélène Grimaud, tutto riassunto e centrifugato nella brillante e lussureggiante sonorità di Strass, un’occasione per la Staatskapelle Dresden di mettere in campo tutta la sua perizia.
di Stefano Mola