Levi e la donna selvatica

Novembre 28, 2007 in Libri da Gustare da Stefano Mola

Titolo: Levi e la donna selvatica
Autore: Luigi Sugliano e Bruno Murialdo
Casa editrice: Sorì Edizioni
Prezzo: .00
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LDG2007_14_Levi e la donna selvaticaNon so se la mia grappa sia più buona o cattiva; la faccio sempre così, aggiungendo ai miei errori di un tempo le certezze di chi bussa alla mia porta, fa la coda, aspetta, viene e ritorna. E poi ogni bottiglia è diversa, è come una persona. Non sono sicuro neppure di saper disegnare. Ho cominciato un giorno, per caso. Ho cominciato con l’uomo selvatico, poi è venuta la donna. E tutti a chiedermi chi fosse, perché selvatica. Si vede che non erano delle Langhe, ogni paese aveva la sua donna selvatica. Ma non ho fatto soltanto la donna selvatica, ho fatto fiori, colline, raggi e soli. Ho fatto quello che sapevo fare e ho scritto quello che sentivo raccontare. Certo, disegnare mi piace. Ma il mio lavoro è fare la grappa. In fondo la mia vita è tutta qui, non saprei e non vorrei fare altro. Mi sento vivo, mi diverto

Sono parole di Romano Levi (da un’intervista rilasciata a Luigi Sugliano, per La Stampa), il protagonista assoluto di questo omaggio, nato da un’idea di Luciano Bertello, scritto da Luigi Sugliano e fotografato da Bruno Murialdo, per i tipi di Sorì Edizioni.

Io penso che queste parole siano bellissime. Trovo stupendo quel non saprei coniugato a quel non vorrei fare altro. E la chiusa finale: mi sento vivo, mi diverto. Mi viene da dire: si potrebbe chiedere di più dalla vita? Saper fare una cosa, volerla fare, non desiderare di fare nient’altro. Sentire che quella attività dà godimento e linfa vitale. L’identificazione totale tra pensiero e azione, tra ciò che si è e ciò che si fa.

E cosa fa Romano Levi? Grappe. A Neive, provincia di Cuneo. Una produzione d’autore, un lavoro di vero artigianato, orgoglioso e umile allo stesso tempo. Alla sua porta hanno bussato in tanti, nomi anche importanti: l’ex cancelliere tedesco Kohl e Cesare Romiti, Marcello Mastroianni e Antonello Venditti, Bruno Lauzi e Tino Buazzelli, Nicola Arigliano e l’ex ministro Siniscalco.

Ma non solo la grappa è frutto della mano. Anche l’etichetta lo è. Ogni bottiglia unica. Le donne selvatiche sono visioni, ricordi del passato, di quando Romano andava a scuola a piedi e sfiorava per strada donne belle e scarmigliate, un po’ pazze, un po’ streghe, un po’ fate. Qui ritroviamo questo suo tratto leggero, sospeso, sottile, elegante, consapevole eppure quasi infantile, percorso da uno stupore e da una magia che hanno avuto la capacità di durare nel tempo.

di Stefano Mola