Le canzoni nel tempo di Fiorella Mannoia
Giugno 30, 2008 in Musica da Gino Steiner Strippoli
L’INTERVISTA ESCLUSIVA per TRASPI.NET
Capelli rossi al vento , come fossero alghe marine piene di vita, cresciute sotto le onde tropicali. Fiorella Mannoia cantautrice dei cantautori è la donna che ama cantare la gioia e l’allergia, trovate in un album splendido come “Onda Tropicale”, ma anche canzoni che sono entrare di diritto nella storia del pop italiano con contenuti molto crudi come in “Quello che le donne non dicono” o “Come si cambia” sino ad arrivare a interpretazioni delicate come il vento e cristalline come l’acqua in “Il Cielo d’Irlanda” di Massimo Bubola e “ I treni a vapore” di Ivano Fossati. E come dimenticare “Le notti di Maggio” che le valsa il premio della critica a Sanremo. Tutti i più grandi cantautori italiani hanno scritto per lei e nessuno è mai rimasto deluso forse perché quando canta Fiorella entra dentro le parole, e i significati della canzone, facendole congiungere con la propria anima. Quello che raggiunge il pubblico è la vera bellezza e purezza di un mix fatto di musiche , testi e soprattutto un cuore pulsante che regala emozioni infinite. Fiorella, una donna dolcissima senza atteggiamenti da diva, delicatissima nel rapportarsi e nel comunicare che è poi quello che succcede quando fa volare la sua voce tra il pubblico.
Fiorella ci ha raccontato delle “Canzoni nel Tempo” che hanno guidato la sua vita artistica. Questa sera alla Reggia di Venaria, apri la tua tournèe estiva “Canzoni nel tempo” come dire canzoni senza tempo, che non perdono mai la loro bellezza e la loro quotidianità.
“ Non sta a me giudicare, certo è un antologia di canzoni che sono state quelle più rappresentative di una lunghissima carriera, che verranno riproposte riviste corrette e riarrangiate in questa nuova tournèe”.
Ti hanno sempre identificata come interprete e controcanto femminile di una canzone d’autore storicamente declinata al maschile.
“Io penso che in realtà il mio ruolo è un pò strano nel senso che sono un interprete che è un po’ più di un cantante e un pò meno di un cantautore. Ho avuto la fortuna di avere grandi collaborazioni maschili ma in realtà è stato un caso e non una scelta. Io penso che quando le canzoni hanno un significato così profondo in fondo perdono anche l’identificazione maschile, sono cose belle ricche di sensibilità e la sensibilità non ha sesso, c’è chi c’è l’ha e c’è chi non c’è l’ha, maschi o femmine che siano. Certo è normale che cantate da me alcune cose sono filtrate attraverso la mia sensibilità di donna ma credo che la profondità di un testo sia trasversale”.
Due nuove cover “Dio è morto” e Io che amo solo te” due canzoni di due cantautori molto diversi tra loro.
“Due canzoni diametralmente opposte, una straordinaria canzone d’amore e un’altra che è una bandiera dell’impegno civile. Credo che rappresentino tutte e due le anime che io posseggo in realtà: l’interprete per eccellenza che riesce a dare un peso alle parole, quando riesce ad emozionare chi l’ascolta ma anche la persona che ama prendere posizioni. Queste due canzoni pur non essendo state scritte da me, pur essendo cosi distanti tra loro mi rappresentano in pieno”.
Tornando alle tue origini, al tuo esordio discografico con “Mannoia Foresi e Co” come lo ricordi a distanza di molti anni?
“Lo ricordo come un periodo di molto fermento perché vivevo alla RCA è in quel momento era veramente una fucina inesauribile di artisti, di autori, di cantanti. Era un periodo storico per la musica veramente importante per cui si respirava aria di creatività. Mi ricordo che in quel bar della RCA ci si incontrava con Baglioni, Dalla, Venditti , Cocciante, De Gregari, Ron e tanti altri ancora. Un periodo che ricordo con tanta gioia”.
Che rapporto hai con i cantautori che scrivono per te oltre al feeling artistico con il ‘regista’ Piero Fabrizi.
“Diciamo che è sempre stato un rapporto di affinità. Io prima di parlare di lavoro, di canzoni cerco di trovare nelle persone l’affinità umana. Queste collaborazioni nascono solo se c’è alla base una stima reciproca per quello che nella vita facciamo, per come ci comportiamo nella visione che abbiamo di questo mestiere e del mondo che ci circonda, per cui possono nascere queste collaborazioni, a parer mio, soltanto se si ha una stima umana reciproca. Questa è stata la chiave con la quale sono state fatte molte canzoni”.
Il tuo amore per la musica sudamericana si era intravisto già con “Oh che sara” di Chico Buarque De Hollanda, riarrangiata da Fossati per te. Poi un album “Onda Tropicale” con il gotha della musica brasiliana come Milton Nascimento, Gilberto Gil, come parti l’idea?
“Innanzitutto perché nel corso degli anni la mia passione per il Brasile mi ha portato ha conoscere personalmente Caetano Veloso e poi tutti gli altri per cui era una conseguenza logica di quello che già era cominciato anni prima, un rapporto di grande passione di grande amore, di grande rispetto per un paese e per la sua musica cosi affascinante che ha influenzato tutti i musicisti di questo pianeta. Non c’è musicista nel mondo che non sia passato almeno una volta per il Brasile. C’è una cultura musicale talmente vasta e bella che chiunque faccia musica nel mondo minimo ne riconosce l’importanza”.
Quali sono gli stimoli che ti portano ancora a cantare sui palchi e a fare questi lunghi tour? “
Chiunque faccia questo mestiere lo fa con passione e gli stimoli stanno nel cambiamento. Questo è un tour completamente diverso con arrangiamenti diversi che questa volta ha curato Luca Scarpa, torinese per altro, con artisti nuovi, la stessa esperienza brasiliana è stata anche quella di cambiamento. Io credo che quando si arriva in un momento della carriera come il mio dopo aver fatto tanto hai bisogno di stimoli, non c’è cosa peggiore che continuare a fare questo mestiere di routine. Questo penso che sia il killer più temibile per il nostro mestiere. Per evitare questo bisogna avere il coraggio di cambiare, si scontenta sicuramente qualcuno quando si cambia , si perdono delle persone per la strada ma se ne acquistano delle altre. Ma è una domanda che non mi pongo mai perché io prima di cantare per gli altri canto per me. Ho bisogno di questo per potere avere la voglia e l’entusiasmo ancora adolescenziale che mi porta ad affrontare delle lunghe tournèe come questa”.
C’è ancora un sogno musicale e discografico che vorresti realizzare?
“Devo dirti la verità: ho ottenuto molto di più di quanto abbia sognato, non ho grandi sogni da realizzare. Ora mi aspetta l’uscita di un nuovo disco di inediti con molte novità che non posso ancora rivelare ma sarà un disco bello con tante collaborazioni e in questo periodo, a parte i concerti, sono concentrata su questo”.
Hai mai pensato di produrre dei giovani?.
“ Veramente non ci ho mai pensato, è un suggerimento che mi stai dando tu oggi. Non so se sarei in grado di farlo chissà potrebbe anche essere un idea, non me l’hanno mai proposto però. Anche quando ho ascoltato dei giovani talentuosi non mi è mai venuto in mente forse per pudore di proporgli una sorta di produzione”.
di Gino Steiner Strippoli