Speciale Tour de France
Settembre 13, 2003 in Sport da Federico Danesi
Il Tour riparte oggi interrogandosi sul suo futuro
Perpignan
C’è qualcuno ancora in grado di battere Lance Armstrong, di scalfire la sua sicurezza, di ribaltare le sorti di una corsa che sembra già decisa? Finchè ci sono montagne c’è speranza, ma la realtà è che il tris del texano è sempre più probabile, anche con una squadra che sembra in piena crisi. Il Tour riparte dopo la giornata di riposo e lo fa con un trittico terribile: 17 vette da scalare sui Pirenei, che quest’anno saranno arbitri della corsa.
Già da oggi, con l’arrivo di Ax-les Thermes, o per meglio dire Plateau de Bonascre, qualcuno potrebbe tentare il colpaccio. E’ una tappa breve (166 chilometri) e proprio per questo adatta a colpi di mano; per primo i corridori affronteranno il Col de Jau, 23 chilometri al 5,2% di pendenza media, per proseguire con il Col de Coudons (10,9 km al 5.7%), il Col des Sept Freres (4,7 km al 4.4%), il Col du Chiola (5,3 km al 3.2%) e l’ascesa finale, lunga quasi dieci chilometri, con una pendenza media del 7%.
Sarà solo l’inizio, perché domani i corridori arriveranno a Saint-Lary-Soulan (Pla d’Adet), dopo 194 km di corsa: nel’ordine da affrontare il Portet d’Aspet (colle di seconda categoria, 2,6 km all’8.6%), dove nel ’95 morì Fabio Casartelli, il Col de Menté (di prima categoria, 10 km all’8%), il Col du Portillon (di prima categoria, 8,4 km al 7.3%), il Peyresourde (di prima categoria, 13 km al 7%), il Val-Louron-Azet (di prima categoria, 7,4 km all’8.3%) e infine la salita finale, lunga 10,6 km con una pendenza media superiore all’8%, un arrivo Hors Categorie. Per chi non avesse avuto abbastanza, domenica la gita sui Pirenei si conclude con la Tarbes-Luz Ardiden.
La prima parte della frazione è facile, ma da metà tappa in poi in rapida successione (60 chilometri in tutto) i corridori troveranno sulla loro strada il Col d’Aspin (12,2 km al 6,5%), il Torumalet (16,8 km al 7,5%, dedicato a Jacques Goddet) e l’ascesa al traguardo di Luz Ardiden, anch’esso Hors Categorie (13,7 km al 7,5%). Lunedì, poi, seconda giornata di riposo per tutti. La classifica parla chiaro. Simon e Kivilev finiranno per essere spazzati via già nella prima giornata pirenaica e quindi sarà Armstrong contro tutti. Beloki, ora quarto, davanti ai tanti tifosi che arriveranno dalla Spagna, soprattutto dai suoi Paesi Baschi, difficilmente attaccherà, così come Moreau e Gonzales de Galdeano. Possiamo attenderci azioni, invece, da Botero, anche se pare in scarsa forma e soprattutto dalla Kelme di Sevilla, ma Ullrich, se davvero vuole vincere questo Tour, deve attaccare. E’ atteso un segnale confortante anche dai nostri, anche se in realtà gli unici due che potrebbero provare un’azione sono Garzelli, in ripresa nella crono di Chamrousse, e Piepoli, molto lontano in generale. Dopo undici giorni di corsa siamo ancora a secco; negli ultimi anni non ci eravamo abituati.
Il texano ha dominato anche la cronoscalata
Chamrousse
Lance Armstrong è ad un passo dalla maglia gialla. Difficile recuperare più di venti minuti in due sole tappe, ma il texano sulle Alpi ha rosicchiato quasi tutto il vantaggio di avversari che peraltro non potevano spaventarlo; troppo superiore lui, di un altro pianeta Simon, il temuto Kivilev, e O’Grady.
Vincendo la cronoscalata di Chamrousse, Armstrong ripartirà domani, dopo la giornata di riposo, al terzo posto in classifica e già con la tappa che arriverà ad Ax-les-Thermes, traguardo in salita, potrebbe dare la botta decisiva, anche perché i suoi avversari, ancora una volta, si sono squagliati una volta che il sole ha fatto capolino sul percorso. Partito subito fortissimo, l’americano al primo intermedio, posto poco prima dell’attacco della salita, aveva già accumulato un vantaggio di 11 secondi su Ullrich, 12 su Gonzales de Galdeano, 17 su Botero e 30 su Beloki.
Nella prima parte dell’ascesa all’erta finale Armstrong, se possibile, ha accelerato ancora, arrivando al secondo intermedio (chilometro 21,5) con 47 secondo su Ullrich e più di un minuto su tutti gli altri, per poi amministrare nella fase centrale, dove rispetto al più diretto avversario, sempre il tedesco, ha perso cinque secondi, e dare tutto nel finale, quando è riuscito a rimpinguare il suo vantaggio, portandolo ad un minuto tondo tondo, quando invece l’impressione era di una possibile rimonta di Ullrich.
Dietro di loro il vuoto: Beloki, che ancora una volta si è riconfermato al terzo posto, è arrivato a 1’35”, Laiseka, quarto, a 2’03”, Sevilla, a completare il trio spagnolo, quinto a 2’24”. Più staccati gli altri possibili protagonisti di giornata, da Moreau, che ha perso 3 minuti esatti, a Botero, che ha fatto poco meglio, a Gonzales de Galdeano, staccato di due minuti e mezzo. Ha retto stoicamente François Simon, che ha mantenuto la maglia gialla perdendo circa sette minuti, ma con le tappe pirenaiche verrà spazzato via, mentre O’Grady, arrivato a undici minuti dal vincitore, ha già scalato posizioni. Si è difeso finalmente con onore Stefano Garzelli, che ha chiuso al decimo posto, staccato poco più di tre minuti da Armstrong.
Oggi i corridori si trasferiranno a Perpignan e affronteranno la prima delle due giornate di riposo. Da domani sarà ancora battaglia, per una tre giorni sui Pirenei che si annuncia di fuoco. Armstrong ha dimostrato chiaramente di essere più forte di tutti, ma la sua squadra sembra bollita e c’è ancora qualcuno che crede ad un Tour aperto. Domenica sera ne sapremo molto di più.
Armstrong, un marziano sulle Alpi
L’Alpe d’Huez
Il Tour ha il suo padrone e, tanto per cambiare, parla in texano. E’ Lance Armstrong che, rispettando un copione già visto nelle ultime due edizioni, ha sfruttato il primo arrivo in salita per dimostrare il suo strapotere e mettere le mani sulla corsa Non ha ancora la maglia gialla, per il momento sulle spalle di François Simon, ma è solo un particolare secondario perché nelle prossime quattro frazioni chiuderà il discorso e si potrà godere un’ultima settimana di passerella trionfale, visto che tranne la crono alla terzultima tappa, non ci saranno grosse difficoltà da superare.
E dire che sulle prime montagne di giornata Armstrong era parso in difficoltà; dietro agli attaccanti di giornata, Tauler, Roux e Jimenez, partiti dopo 15 chilometri, il gruppo si andava via via riducendo, prima sulla Madeleine, dove Roux transitava primo, poi sul Glandon, dove Nardello e Bartoli alzavano bandiera bianca. Ullrich aveva con sé ancora diversi compagni (Kloden, Livingston, Vinokuorov, Heppner), mentre con l’americano restav
ano solo Heras e Hamilton; in più Armstrong viaggiava sempre in fondo al gruppo, non destando grande impressione. La recita vera, però, doveva ancora cominciare; Roux restava solo e accumulava un vantaggio superiore ai 7 minuti, con i quali attaccava l’ascesa finale.
Il tempo di affrontare i primi tornanti e Armstrong decideva che era tempo di lasciare la compagnia e scattava. Dieci, quindici colpi di pedale, e si è creato il vuoto alle sue spalle; i primi a reagire erano Beloki, Moreau e Sevilla, seguiti poco dopo da Ullrich, ma non c’era più niente da fare. A otto chilometri dalla vetta Armstrong aveva già recuperato cinque minuti a Roux, dandone due a Ullrich, che viaggiava con gli spagnoli. Ci provava Igor Gonzales de Galdeano, ma era costretto alla resa. Il finale era tutto per il texano dagli occhi di ghiaccio: agganciava e staccava Roux, che avrebbe meritato miglior fortuna, e si presentava tutto solo all’Alpe d’Huez. Ullrich, secondo, arrivava a 1’59”, seguito da Beloki (2’09”), Moreau (2’30”), e Sevilla (2’54”). A quattro minuti un gruppetto con Roux, Mancebo, Laiseka e Piepoli, primo degli italiani, Kivilev resisteva ed era a 4’39”, Botero a più di cinque minuti, Belli a 6’30”, Garzelli quasi a 8. In generale Simon in testa, con Kivilev secondo e Armstrong già terzo; il Tour è già finito.
La tappa di oggi
Il secondo esame sulle Alpi è sicuramente quello più temuto, perché se è vero che prima di affrontare le tappe pirenaiche ci sarà il trasferimento – riposo a Perpignan (con la fatica che comunque comporta), è altrettanto vero che oggi i corridori saranno tutti soli: in programma, infatti, la cronoscalata da Grenoble a Chamrousse. Saranno 32 chilometri di passione; i primi 13 in continuo saliscendi e poi, passato il paese di Urlage-les-Bains, con il primo intertempo, comincerà la salita finale, molto difficile soprattutto nella prima parte, oltre l’8% di media. Nella seconda parte la strada comincia a spianare prima dell’impennata finale, dove la strada si fa’ più dolce solo nell’ultimo chilometro.
Caso tvm, condanne
Il Tribunale di Reims, nel nord della Francia, ha condannato i dirigenti dell’ex squadra professionistica olandese Tvm a pene comprese tra i 18 e i 6 mesi, con la condizionale, e pene pecuniarie tra i 3 e i 24 milioni di lire. L’accusa, per tutti, era di ‘doping organizzato’.
Vince Ivanov, ma oggi arrivano le montagne
Aix-Les-Bains
Finalmente un sorriso anche per la Fassa Bortolo. Dopo le disgrazie del Giro, con l’amaro ritiro prima di Casagrande, poi di Frigo, e di questo inizio di Tour, quando Casagrande ha dovuto ancora farsi da parte, seguito sabato anche da Ivan Basso, ieri la squadra di Guancarlo Ferretti ha centrato la prima vittoria in terra francese grazie al russo Sergei Ivanov, un altro che quest’anno ha già pagato il suo debito con la sfortuna con la rovinosa caduta della Tirreno-Adriatico nella tappa di Monte San Pietrangeli che fece temere per la sua incolumità fisica.
Ivanov è andato in fuga dopo 36 chilometri dei 185 previsti insieme al basco della Euskaltel, David Extebarria, e all’australiano Bradley McGee (Française des Jeux). Il trio ha guadagnato in breve tempo un vantaggio massimo di 6 minuti e ha resistito anche nel finale, quando sono arrivati in rapida successione due gran premi della montagna non terribili, ma sicuramente impegnativi. Sotto la spinta di Mapei, Bonjour e Telekom il gruppo, ridotto ad una settantina di unità, ha ridotto progressivamente il distacco, fino ad arrivare a poco più di un minuto a 12 chilometri dall’arrivo.
Quando ne mancavano sei al traguardo Ivanov ha rotto gli indugi, staccando i compagni di fuga, anche perché meno veloce di Extebarria in arrivo ristretto; il russo ha guadagnato una decina di secondi e non si è più guardato indietro, vincendo a mani alzate. Dietro di lui Extebarria e McGee, a sedici e diciassette secondi, e poi il gruppo, subito dietro, regolato da Zabel davanti a Nazon, la maglia gialla O’Grady e Bettini, con Petacchi al nono posto.
Oggi grande attesa per il primo vero arrivo in salita; da Aix-les-Bains i corridori troveranno quasi in partenza il Col du Frêne (20 km con una pendenza media del 7%), giusto per scaldare il motore; dopo novanta chilometri comincerà il Col de la Medaleine, una delle vette classiche al Tour, 24,8 chilometri al 6,3%, colle Hors Categorie. Rapida discesa e la strada ricomincerà a salire con il Col du Glandon, altri 19 chilometri al 7,3%, anche questo Hors Categorie. Infine l’ascesa finale all’Alpe d’Huez, la montagna degli italiani, inaugurata nel ’52 dalla vittoria di Fausto Coppi: sono 14 chilometri tutti tornanti al 7,9% ed è già annunciata un’invasione di tifosi, molti provenienti dalla vicina Italia. Sarà il primo vero esame per tutti.
Ballerini nuovo ct
Le indiscrezioni trapelate in mattinata sono state confermate. Franco Ballerini, che solo nell’aprile scorso aveva abbandonato le corse dopo la ‘sua’ Parigi-Roubaix, è stato nominato nuovo commissario tecnico della nazionale azzurra su strada. Sostituisce Antonio Fusi. (f.dan.)
Giornata interlocutoria aspettando le grandi vette
Strasburgo
Poteva essere il girno di gloria per Michele Bartoli, lo è stato per Jan Kirsipuu. Il pisano della Mapei è andato in fuga a 165 chilometri dal traguardo insieme ad altri intrepidi (i belgi Rik Verbrugghe e Axel Merckx, i francesi Laurent Brochard e Frederic Bessy) e l’azione ha trovato la “compiacenza” del gruppo che ha lasciato spazio agli attaccanti che hanno raggiunto un vantaggio massimo di 3’40”.
Poco a poco, però, l’azione dei fuggitivi si è fatta più pesante e il plotone, sotto la spinta delle squadre dei velocisti si è avvicinato. Nel finale ci hanno provato prima Brochard, ripreso quasi subito dai compagni di fuga, e poi Verbrugghe, che ha resistito sino a tre chilometri dal traguardo, quando il gruppo è tornato compatto.
Fatale, così, la volata finale, nella quale Erik Zabel, che ancora una volta ha pagato l’assenza di compagni validi (leggi Fagnini) ha preso la ruota di O’Grady, ma negli ultimi cento metri, quando stava affiancando Kirsipuu, a differenza sua splendidamente pilotato da Ludovic Capelle, ha preso una spallata da Steels e Nazon ed è stato chiuso, lasciando strada libera all’estone, alla sua 14esima vittoria stagionale. Piazza d’onore per Nazon, seguito da Svorada, Steels, Zabel.
Le prossime tappe
C’è attesa per la frazione di oggi, da Strasburgo a Colmar. C’è il terreno ideale per una fuga da lontano, ma anche per qualche colpo di mano da parte di corridori di seconda fascia che puntino alla maglia gialla. Tappa, corta (162,5 km) con cinque colli (3 di terza categoria, 2 di seconda); nel finale il Col du Calvaire e il Col du Linge, pendenza media del 4,5%; Nardello e Basso, tanto per fare due nomi, potrebbero provarci. Domani, invece, tappa adatta ai velocisti, da Colmar a Pontarlier (222,5 km).
Giro donne
Rosalisa Lapomarda, terza in classifica, è stata esclusa dal Giro per un tasso di ematocrito non consentito, è stata sospesa dal presidente del suo team “Rosa dei Venti”, Maurizio Zuccarelli che ha deciso di bloccarle anche lo stipendio sino a quando “l’atleta non chiarirà la sua posizione”, come ha spiegato il ds del team, Giuseppe Roncucci.
O’Grady resiste, Armstrong stacca Ullrich
Bar-Le-Duc
Potenza della maglia gialla! Stuart O’Grady sembrava spacciato alla vigilia della lunghissima cronosquadre, primo vero esame del Tour, e invece ha mantenuto il primato, addirittura incrementandolo, grazie alla sua squadra, la Credit Agricole, capace di sovvertire ogni pronostico e vincere la tappa davanti a tutte le favorite della vigilia, a partire dalla Once, che quest’anno aveva già trionfato in due prove di questo tipo, staccata di 31 secondi Al terzo posto la
Festina, altra formazione indicata tra le favorite, a 54 secondi, mentre la Us Postal ha dovuto accontentarsi della quarta piazza, anche per una caduta (Heras e Vandevelde) che a venti chilometri dal traguardo ha rallentato la squadra; Armstrong ha preferito attendere i compagni ed è arrivato a 1’26 dai primi.
Dietro la Kelme, vera sorpresa di giornata visto che è squadra quasi esclusivamente di scalatori, a soli 12 secondi dalla Us Postal, e poi la Rabobank di Boogerd e la Telekom, che ha realizzato la controprestazione di giornata, finendo solo settima a 1’50 dalla Credit. E’ il primo passo falso di Ullrich nei confronti dei suoi avversari più diretti. La Mapei-Quick Step, prima delle formazioni italiane, è giunta soltanto decima, staccata di 2’59” dai primi, mentre la Fassa Bortolo ha rimediato 4 minuti e la Lampre è stata addirittura ultima a quasi sei minuti
In classifica generale O’Grady precede ora i compagni di squadra Voigt e Julich (toh, chi si rivede!) staccati di 26 e 27 secondi; solo quarto Igor Gonzales de Galdeano, che puntava alla maglia, quinto Beloki e ottavo Moreau, mentre Armstrong e Ullrich inseguono. Oggi tappa interlocutoria con arrivo a Strasburgo (c’è la salita del Col du Donon a 60 chilometri dall’arrivo), prima dellimpegnativa frazione di sabato con traguardo a Colmar.
Giro femminile
Le perquisizioni di mercoledì sera negli alberghi che ospitavano le cicliste e le loro squadre sembrano non avere lasciato segnali apparenti. Ieri la tappa che arrivava a Nevegal, è stata dominata dalle solite tre, Brandli, Stahurskaia e Lapomarda, ed è stata la svizzera dell’Edilsavino ad imporsi sul traguardo, mentre Fabiana Luperini è arrivata staccata di 1’15”. In classifica generale la bielorussa Stahurskaia è sempre prima con 20 secondi sulla Brandli e 58″ sulla Lapomarda. Quarta Alessandra Cappellotto a 3’04”, sesta Fabiana Luperini a 4’32”.
Proprio la scalatrice pisana ieri è parsa molto turbata per quanto successo la sera prima: “Ho dato mandato al mio legale di tutelare la mia immagine infangata da alcuni media dopo il blitz dei Nas. Il mio team è stato perquisito, come tutti gli altri, ma nessun elemento di responsabilità mi può essere addebitato”. Sembra infatti che alla Luperini non sia stato contestato niente, mentre pesante è la posizione sia della sua squadra che della Gas. L’inchiesta è coordinata dalle procure di Matera, Bologna e Firenze.
Gioia Jalabert, per Casagrande è finita
Verdun.
La resurrezione di Laurent Jalabert nel giorno dell’addio di Francesco Casagrande. Festa grossa per i francesi, che vincono la loro seconda tappa al Tour proprio nel giorno in cui la corsa torna in patria, mentre l’Italia continua ad incassare delusioni. Casagrande ha preparato troppo in fretta questo Tour, rientrato forzatamente nei suoi programmi dopo la caduta e il conseguente ritiro al Giro. Così ha retto tre tappe e poi dato l’addio.
Ieri, dopo una quindicina di chilometri, ha gettato la spugna: “Ancora una volta – ha detto – devo fare i conti con la sfortuna. Adesso mi riposerò e ragionerò con calma sui miei programmi futuri”. Così se ne va anche l’uomo di punta per la classifica finale della Fassa-Bortolo, che ora dovrà puntare su Belli e Basso, ancora troppo immaturo, però, per puntare a fare un grande Tour.
La tappa, molto viva sin dai primi chilometri, ha visto l’attacco iniziale di un gruppetto di nove corridori (tra i quali Boogerd, Julich e Agnolutto) che hanno accumulato un vantaggio massimo di oltre dieci minuti, ma il gruppo sotto l’azione soprattutto della Us Postal, ha piano piano ridotto lo svantaggio e ad ottanta chilometri dall’arrivo ha raggiunto i nove di testa. Sotto la spinta degli uomini di Armstrong e della Telekom il gruppo si spezza in due tronconi, anche se i migliori restano insieme.
L’inseguimento viene condotto da Mapei e Domo e dura una quarantina di chilometri, anche a causa del vento contrario che spira sui corridori. Quando la tappa sembra essersi placata, a trenta dal traguardo arriva l’attacco di tre uomini, Laurent Jalabert, Ludo Dierckxsens e Francisco Mancebo. I tre guadagnano in pochi chilometri più di un minuto di vantaggio, quello necessario a Jalabert per prendere la maglia gialla, ma nel finale il margine si riduce progressivamente; a tre chilometri dal traguardo Jalabert scatta e solo Dierckxsens, dopo un attimo di indugio, riesce a tenergli testa.
Negli ultimi 400 metri, con il gruppo ormai a tiro, parte lungo ‘Jaja’ che, nonostante lo sforzo finale del belga targato Mapei, centra la sua terza vittoria in carriera al Tour. Il gruppo dei migliori, regolato da Nazon, arriva a 7 secondi e così il sogno giallo di Jalabert sfuma. Il migliore degli italiani è Petacchi (Fassa-Bortolo), quinto.
Oggi quinta tappa, con arrivo a Bar-le-Duc, e primo scossone alla generale: sarà infatti una cronosquadre, lunga (67 km) e ondulata, adatta a formazioni come Once, Telekom, Us Postal e Festina. Se le cose andassero come da pronostico la maglia gialla dovrebbe passare allo spagnolo Igor Gonzales de Galdeano.
Doping
Mentre in Francia tutti attendono una perquisizione di massa (che potrebbe già essere oggi dopo la crono), al Giro femminile i Nas, su indicazione della Procura di Firenze, che già coordinò l’operazione di Sanremo, hanno perquisito in serata le camere di tutte le atlete e le squadre presenti.
Ciclomecato
Lontano dai clamori francesi, le squadre italiane stanno già lavorando per la prossima stagione. Molto attiva la Saeco, che volterà completamente pagina, ingaggiando Danilo Di Lica per le corse a tappe e Ivan Quaranta per le volate. Mario Cipollini dovrebbe accasarsi in Danimarca alla Csc di Riis, mentre a Dario Frigo (squalifiche permettendo) è arrivata una proposta dalla Alessio.
Zabel concede il bis, Garzelli terzo
Erik Zabel fa davvero sul serio. Secondo arrivo in volata e seconda vittoria per lo sprinter tedesco, anche su un traguardo che sulla carta gli si adattava poco come quello di Seraing, pressi di Liegi. Per una volta deve ringraziare anche la squadra che nel finale ha lavorato (finalmente) per lui con quasi tutti gli uomini, compreso Jan Ullrich. E’ stata poi quasi una formalità vincere, a mani alzate come spesso gli succede, davanti al francese Magnien e ai nostri Garzelli e Baldato che sono usciti troppo tardi, ma almeno ci hanno provato.
Altra giornata storta, invece, per i due grandi toscani della Mapei, Bartoli e Bettini, che pure alla vigilia avevano promesso battaglia. L’ex campione d’Italia non si è praticamente mai visto, mentre Bettini ha provato ad attaccare sul Mont-Theux, seguito da Rik Verbrugghe, per andare a prendere i due fuggitivi di giornata, Nicolas Jalabert e Guesdon, ma è stato ripreso in discesa e si è dato per vinto.
Nel finale ancora gli scatti di Tosatto, Tauler e Lelli, ma il gruppo dei migliori ha reagito e si è arrivati alla volata, nella quale i primi cento sono giunti al traguardo tutti in fila indiana. Tra di loro non c’era Francesco Casagrande, che già all’inizio della tappa si era staccato e che paga una condizione fisica approssimativa; per lui un ritardo di 4’55”. E’ durata solo un giorno la bella favola di Marc Wauters in maglia gialla.
Giusto il tempo di ritirare il diamante conquistato con la vittoria di lunedì ad Anversa, fare una rapida visita parenti e godersi l’unica tappa interamente in terra belga con il simbolo del primato sulle spalle. Nel finale, quando la strada ha cominciato a salire, si è staccato e ha dovuto cedere la maglia gialla all’australiano Stuart O’Grady (Crédit Agricole) che ora guida la classifica con 17 secondi su Moreau e 18 su Rik Verbrugghe. Oggi tappa relativamente facile e probabile arrivo in volata; partenza da Huy, solitamente traguardo della Freccia Vallona e arrivo a Verdun, terra francese, dopo 215 chilometri.
Doping, controlli continui
Come se non bastassero i controlli dell’Uci
e dell’organizzazione francese, nei giorni scorsi sono arrivati anche quelli dell’Agenzia Antidoping australiana e del Governo fiammingo (che li ha annunciati a 20 chilometri dal traguardo di Anversa). Controllati diversi corridori, ma nessun belga. I campioni prelevati non saranno analizzati presso il Laboratorio di Chatenay-Malabry, ma a Gand, in un laboratorio che non è abilitato per il rilevamento dell’Epo.
Parte dalla Normandia il Tour numero 88
Questo pomeriggio, con il cronoprologo in terra normanda, scatterà l’edizione numero 88 del Tour de France. Mai come quest’anno gli italiani si presentano in veste ridotta (solo 24 in tutto al via) e con un solo corridore, sulla carta, che possa fare classifica, Francesco Casagrande. Gli organizzatori, presi dalla lotta, diventata quasi un fatto personale, al doping non hanno comunque trascurato l’aspetto agonistico; così, se nella prima parte la corsa ricalcherà il clichè solito, con diverse tappe per velocisti e la cronosquadre, reintrodotta due anni fa, la seconda settimana sarà battaglia vera, con sei giorni tra Alpi e Pirenei, inframmezzati da un riposo, a dare un volto definitivo alla gara. Alla vigilia sono tre le squadre in grado di dominare, Us Postal, Telekom e Fassa-Bortolo. La squadra di Lance Armstrong, che punta ad uno storico tris, ha perso Livingston, passato proprio alla Telekom, ma ha acquistato due scalatori come Heras e Rubiera che si riveleranno essenziali; i tedeschi possono aiutare Ullrich soprattutto con Kloden, Wesemann e Vinokourov, mentre la squadra di Ferretti dovrà cercare di limitare i danni nella prima settimana, stringendosi attorno Casagrande soprattutto con Belli, Basso ed Ivanov. Alcini ‘cani sciolti’ potranno animare la corsa, come Beloki e Moreau, terzo e quarto lo scorso anno, David Exteberria, Botero e Boogerd. Il divertimento è assicurato. IL TOUR IN CIFRE Al via 189 corridori per 21 squadre: otto francesi, quattro spagnole, tre italiane (Fassa-Bortolo, Mapei, Lampre-Daikin), due belghe, una a testa per Danimarca, Germania, Stati Uniti, Olanda. I chilometri totali da percorrere sono 3454 per 20 tappe più un prologo; due i giorni di riposo. In palio quattro maglie: oltre alla gialla, simbolo del primato, anche la verde, che premia la classifica a punti, la maglia a pois, per il Gran premio della Montagna, e la maglia bianca, reintrodotta nel ’99, che premia il miglior giovane (cioè, per l’edizione di quest’anno, nato dopo il 1° gennaio 1976). Ogni vincitore di tappa riceve 50.000 franchi (circa 15 milioni), il secondo 30.000, il terzo 20.000 e così via sino al trentesimo. Per il prologo il vincitore riceverà 25.000 franchi. Il vincitore finale del Tour incasserà 2.200.000 franchi (circa 660 milioni di lire), il secondo 1.100.000, il terzo 600.000; premi fino al 150esimo, che prenderà 2.500 franchi. Premi anche per la migliore squadra sia in ogni tappa che nella classifica finale. Infine i media: saranno 169 i paesi che seguiranno la gara in tv, mentre i giornalisti e tecnici accreditati sono più di 1500.
Dall’Alpe d’Huez ai Pirenei: le salite del Tour
Che Tour sarà quello che comincerà sabato dalla ‘Côte d’Opale’? Sulla carta, ma solo su quella, molto duro, specialmente nella seconda settimana, quando saranno diversi gli arrivi in salita, partendo dall’Alpe d’Huez per concludersi sui Pirenei a Luz Ardiden.
Cominciamo ad analizzarlo. La partenza è fissata in Normandia, a Dunkerque, con una cronometro di 8,2 chilometri completamente pianeggiante, terreno utile per gente come Lance Arnstrong, che potrebbe ripartire in maglia gialla, Ullrich, Hruska o Pena.
Il giorno dopo prima tappa in linea, con arrivo a Boulogne sur Mer; ci saranno due côtes di quarta categoria, per nulla influenti, e lo sprint è assicurato, anche se nel finale i corridori dovranno fare attenzione al vento che arriva dall’Oceano Atlantico. Stesso programma nella frazione successiva, quando si sconfinerà in Belgio, con arrivo ad Anversa: frazione lunga, ma interamente piatta. La terza tappa, tutta in territorio belga, porterà i corridori a Seraing; una prima parte pianeggiante, ma nel finale si toccheranno alcuni punti cari alla Liegi-Bastogne-Liegi, con 3 côtes di terza categoria, adatte a colpi di mano, anche se è probabile un nuovo arrivo in gruppo. Stesso copione il giorno dopo, quando il Tour ritornerà in Francia con l’arrivo a Verdun seguendo un percorso vallonato che lascerà poco respiro.
La prima vera svolta alla classifica arriverà con la crono-squadre da Verdun a Bar-le-Duc: 67 chilometri per una frazione inedita, molto lunga e mossa, adatta a squadre ben affiatate come possono essere la Us Postal, la Once e la Deutsche Telekom.
Qui Casagrande potrebbe regalare qualcosa, ma le squadre di Ferretti hanno sempre dimostrato di essere coese e sapersi amministrare al meglio, anche se mancherà un elemento d’esperienza come Konishev. La strada comincerà a salire con la sesta tappa, che arriverà a Strasburgo; nel finale il Col du Donon (2ª categoria), ascesa al 5,3% di media, anche se verso il traguardo sarà tutta discesa. Breve la frazione successiva, che terminerà a Colmar, ma proprio per questo adatta agli attacchi: 5 colli insidiosi e un finale duro con il Calvaire (16 chilometri al 4%) e il Collet du Linge (10,7 chilometri al 5,7%). Più facili le due tappe successive, con arrivi a Pontarlier e Aix-les-Bains, prima dei fuochi d’artificio con le Alpi. Il 17 luglio il Tour arriverà all’Alpe d’Huez, traguardo classico inaugurato da Fausto Coppi nel ’52 e sempre caro agli italiani (l’ultimo fu Guerini nel ’99); dopo Albertville i corridori affronteranno la Medeleine (cima più alta del Tour e per questo dedicata ad Henri Desgranges), 19 km con pendenze tra il 6 e il 9%. Discesa e nuovamente la strada salirà verso il Glandon (19,9 km al 7,3%). Infine l’ascesa all’Alpe d’Huez, con i suoi tornanti micidiali (13,9 km al 7,7%). Non è finita, perché il giorno dopo chi vorrà potrà attaccare ancora nella cronoscalata a Chamrousse: 32 chilometri, gli ultimi 19 dei quali con pendenza media del 7%. Così si chiuderà la prima parte del Tour, con il trasferimento a Perpignan.
Dura la prima parte del Tour, altrettanto la seconda. Dopo la giornata di riposo a Perpignan saranno tre giorni di fuoco, scendendo vero i Pirenei, che quest’anno decideranno il vincitore. Si parte venerdì 20 lulgio con la Perpignan – Ax-les-Termes, anche se l’arrivo è posto al Plateau de Bonascre.
E’ una frazione relativamente corta (166 chilometri), ma dura,, con cinque colli da scalare, due dei quali di prima categoria nel finale: nell’ordine il Col de Jau (22,8 km con una pendenza media del 5,2%), il Col de Coudons (10,9 km al 5,9%), il Col de Sept-Frères (4,7 km al 4,4%), il Col du Chiola (5,3 km al 3,2%) e l’ascesa finale al Plateau de Bonascre, traguardo inedito per il Tour, lunga quasi dieci chilometri con una pendenza media del 7%.
Non è che l’inizio, perchè il giorno successivo è quello del tappone pirenaico : 194 chilometri da Foix a Saint Lary-Soulan. Nell’ordine il Col de Portet-d’Aspet (2,6 km all’8,6%), il Col de Menté (11,1 km al 6,4%), il Col du Portillon (8,3 km al 7,3%), il Col de Peyresourde (13 km al 7%), il Col de Val-Louron-Azet (7,4 km all’8,3%) e infine l’arrivo, posto al Pla d’Adet (10,3 km all’8,4%).
Insomma, terreno ideale per chi voglia sconvolgere la classifica, anche se potrebbe non succedere niente, come tante volte è capitato negli ultimi anni con le grandi corse a tappe. Il trittico dei Pirenei si concluderà domenica 22 con la Tarbes – Luz Ardiden, traguardo classico del Tour. Sarà ò’ultimo arrivo in salita, l’ultima occasione vera per scalatori e passisti di fondo. La prima parte della frazione è facile, con due côtes di media difficoltà, ma in rapida successione arriveranno il Col d’Aspin (12,1 km al 6,5%), il mitico Col du Tourmalet (16,8 km al 7,5%) e l’ascesa finale verso Luz-Ardiden (13,7 km al 7,5%).
I corridori si godranno il me
ritato riposo lunedì a Pau prima di iniziare l’ultima settimana di fuoco: due frazioni, da Pau a Lavaur e da Castelsarrasin a Sarrin, adatte con terreno adatto a fughe da lontano, perché le squadre dei velocisti saranno decimate e quelle degli uomini di classifica lasceranno sicuramente fare. Giovedì 26 luglio Brive-La Gallarde – Montluçon con due brevi GPM di Quarta categoria e, infine, venerdì 27 l’ultimo vero esame che deciderà la classifica finale. E’ la crono da Montluçon a Saint Amand-Montrond: 61 chilometri su un percorso quasi interamente pianeggiante, terreno ideale per gli specialisti.
La lunghezza si adatta perfettamente a gente come Armstrong ed Ullrich, ma bisognerà vedere in quali condizioni ci arriveranno. Le ultime due tappe, con traguardo a Evry e, come tradizione, sui Campi Elisi di Parigi, consacreranno i re degli sprint, ma soprattutto il vincitore di un Tour che, nonostante le premesse non esaltanti per noi italiani, potrebbe comunque rivelarsi esaltante.
Armstrong: non c’è il due senza il tre?
“Spero che sia una gara aperta, non troppo dominata da Armstrong o da altri, e che i ciclisti francesi riescano a mettersi in luce”. Sono parole di Jean-Marie Leblanc, patron del Tour de France a quattro giorni dalla partenza.
La realtà, però, è che, ancora prima di prendere il via da Dunkerque, i pronostici sono tutti per il texano, a caccia di uno storico tris che in pochi possono impedire. Ieri sono stati ufficializzati i nomi dei corridori al via, anche se fino all’ultimo minuto, per infortuni o malattie, possono essere sostituiti. La Us Postal ha fatto una squadra tutta in funzione del suo capitano, con pochissimi punti deboli. Ci sono passisti di fondo, che torneranno utili nella prima settimana, non solo nella cronometro a squadre, come Ekimov, Hamilton, Kjaergaard e Vandevelde, e ci sono scalatori che gli possono dare una mano nelle tappe più dure, come lo spagnolo Roberto Heras, che pare però in condizione precaria, il connazionale Rubiera e il colombiano Victor Hugo Pena. Anche la Deutsche Telekom ha cercato di favorire il più possibile Jan Ullrich, rinfrancato dopo il successo nel campionato nazionale; nessun gregario per le volate di Zabel, dopo aver ‘tagliato’ anche Fagnini, e molti compagni d’avventura in montagna, da Bolts a Guerini, da Vinokourov a Kloden. In seconda fila la Fassa Bortolo di Francesco Casagrande. Il toscano, fuori dal Giro dopo la caduta nella prima tappa, ha dovuto giocoforza inserire nel suo programma stagionale il Tour e potrebbe, a modo suo, rappresentare l’ago della bilancia.
La formazione messa in campo da Ferretti è sicuramente di primo piano; dopo il caos-doping di Sanremo e il licenziamento di Frigo, il patron vuole tornare a parlare solo di corse, possibilmente vincendo. Così a dare una mano a Casagrande ci saranno Belli (anch’egli con tanta voglia di rifarsi dopo il Giro), il russo Ivanov, che potrebbe essere anche una sorpresa nella classifica finale, e Ivan Basso; a 23 anni forse è presto per pensare ad una grande gara a tappe, ma il lombardo ha dimostrato di essere già molto maturo. Lampre-Daikin e Mapei-Quick Step, invece, sono in Francia solo per dovere. La squadra di Saronni non ha uomini di classifica, dopo la rinuncia di Simoni, e potrebbe puntare a qualche tappa con Svorada, Dierckxsens e Serpellini; la Mapei un uomo di classifica ce l’ha ed è Stefano Garzelli, ma il varesino sembra lontano parente del vincitore un anno fa a Milano. Così anche lei si dovrà accontentare di successi parziali, che potrebbero arrivare con Nardello, Bettini, Zanini e Bartoli. Per la classifica generale da tenere d’occhio l’olandese Boogerd, il belga Rik Verbrugghe, il francese della Festina Moreau, Oscar Sevilla e Botero della Kelme e Beloki (Once) recente vincitore del Catalunya. Le sorprese potrebbero arrivare dalla Bonjour, con alcuni giovani interessanti, e dalgli spagnoli dell’Euskaltel.
Il Procuratore antidoping Giacomo Aiello ha ricevuto i verbali dei sequestri avvenuti durante la perquisizione di San Remo durante il Giro d’Italia. Aiello aveva richiesto i verbali al Pm fiorentino Bocciolini, responsabile dell’inchiesta e oggi il materiale gli è stato consegnato dai sottufficiali del Nas. I verbali, in base ai quali la Procura antidoping dovrebbe far partire procedimenti disciplinari, riguardano circa 60 corridori.
Le tappe del Tour
7/7 Dunkerque (prologo) 8,2 km
8/7 Saint-Omer – Boulogne-sur-Mer 194,5 km
9/7 Calais – Antwerp (Bel) 218,5 km
10/7 Antwerp (Bel) – Seraing (Bel) 198,5 km
11/7 Huy (Bel) – Verdun = 215 km
12/7 Verdun – Bar-le-Duc (crono sq.) 67 km
13/7 Commercy – Strasbourg 211,5 km
14/7 Strasbourg – Colmar 162,5 km
15/7 Colmar – Pontarlier 222,5 km
16/7 Pontarlier – Aix-les-Bains 185 km
17/7 Aix-les-Bains – Alpe d’Huez 209 km
18/7 Grenoble – Chamrousse (crono ind.) 32 km
19/7 Trasferimento a Perpignan
20/7 Perpignan – Ax-les-Thermes 166,5 km
21/7 Foix – Saint Lary-Soulan 194 km
22/7 Tarbes – Luz Ardiden = 141,5 km
23/7 Riposo a Pau
24/7 Pau – Lavaur 232,5 km
25/7 Castelsarrasin – Sarrin 229,5 km
26/7 Brive-la-Gaillarde – Montluçon 194 km
27/7 Montluçon – Saint Amand-Montrond (crono ind.) 61 km
28/7 Orleans – Evry 149,5 km
Le squadre e i partecipanti
7/7 Dunkerque (prologo) 8,2 km
Lance Armstrong (USA), Viatcheslav Ekimov (Rus), Tyler Hamilton (USA), Roberto Heras (Spa), George Hincapie (USA), José Luis Rubiera Vigil (Spa), Steffen Kjaergaard (Nor), Victor Hugo Pena Grisales (Col), Christian Vandevelde (USA). Riserve:
Cédric Vasseur (Fra), Matthew White (Aus)
Jan Ullrich (Ger), Udo Bölts (Ger), Giuseppe Guerini (Ita), Jens Heppner (Ger), Andreas Klöden (Ger), Kevin Livingston (USA), Steffen Wesemann (Ger), Alexander Vinokourov (Kaz), Erik Zabel (Ger)
Francesco Casagrande (Ita), Fabio Baldato (Ita), Ivan Basso (Ita), Wladimir Belli (Ita), Serguei Ivanov (Rus), Oscar Pozzi (Ita), Nicola Loda (Ita), Alessandro Petacchi (Ita), Matteo Tosatto (Ita)
Michael Boogerd (Ned), Erik Dekker (Ned), Maarten den Bakker (Ned), Steven de Jongh (Ned), Bram de Groot (Ned), Marc Lotz (Ned), Grischa Niermann (Ger), Gert Verheyen (Bel), Marc Wauters (Bel)
Johan Museeuw (Bel), Servais Knaven (Ned), Max van Heeswijk (Ned), Enrico Cassani (Ita), Marco Milesi (Ita), Axel Merckx (Bel), Fred Rodriguez (USA), Romans Vainsteins (Lat), Piotr Wadecki (Pol). Riserve:
Koos Moerenhout (Ned), Robbie McEwen (Aus), Steve de Wolf (Bel)
Mario Aerts (Bel), Rik Verbrugghe (Bel), Kurt Van De Wouwer (Bel), Serge Baguet (Bel), Jeroen Blijlevens (Ned), Paul Van Hyfte (Bel), Guennadi Mikhailov (Rus), Fabien De Waele (Bel), Steve Vermaut (Bel). Riserve:
Thierry Marichal (Bel), Glenn D’Hollander (Bel)
David Etxebarria (Spa), Unai Etxebarria (Ven), Roberto Laiseka (Spa) , Alberto López de Munain (Spa), Haimar Zubeldia (Spa), Iñigo Chaurreau (Spa), Angel Castresana (Spa), Txema Del Olmo (Spa), Iker Flores (Spa)
Christophe Moreau (Fra), Florent Brard (Fra), Pascal Chanteur (Fra), Pascal Lino (Fra), Angel Casero (Spa), Felix Garcia-Casas (Spa), Luis Perez (Spa), Arnaud Pretot (Fra), and Sven Teutenberg (Ger). Riserve:
Carlos Da Cruz (Fra) Jaime Hernandez (Spa)
Laurent Jalabert (Fra), Nicolas Jalabert (Fra), Michael Blaudzun (Den), Rolf Sørensen (Den), Jacob Piil (Den), Francisco Cerezo (Spa), Nicki Sørensen (Den), Marcelino Garcia (Spa), Nikolai Bo Larsen (Den)
Santiago Blanco (Spa), Francisco Mancebo (Spa), José Vicente Garcia-Acosta (Spa), Eladio Jimenez (Spa), Javier Pascual Rodriguez (Spa), Denis Menchov (Rus), Thomas Brozyna (Pol), Jon Odriozola (Spa), Leonardo
Piepoli (Ita).
Oscar Sevilla (Spa), Javier Pascual Llorente (Spa), Aitor Gonzalez (Spa), Santiago Botero (Col), Félix Rafael Cardenas (Col), José Enrique Gutierrez (Spa), Toni Tauler (Spa), José Angel Vidal (Spa), Laurent Desbiens (Fra)
Joseba Beloki (Spa), Alvaro Gonzales de Galdeano (Spa), Santos Gonzalez (Spa), Igor Gonzalez de Galdeano (Spa), Iván Gutiérrez (Spa), Carlos Sastre (Spa), Jörg Jaksche (Ger), Mikel Pradera Rodriguez (Spa), Marcos Serrano (Spa)
Ludovic Capelle (Bel), Jaan Kirsipuu (Est), Sébastien Demarbaix (Bel), Alexandre Botcharov (Rus), Christophe Agnolutto (Fra), Benoît Salmon (Fra), Ludovic Turpin (Fra), Stéphane Bergès (Fra), Gilles Maignan (Fra)
Didier Rous (Fra), Walter Bénéteau (Fra), Sylvain Chavanel (Fra), Jean-Cyril Robin (Fra), François Simon (Fra), Franck Renier (Fra), Damien Nazon (Fra), Franck Bouyer (Fra), Olivier Perraudeau (Fra)
David Millar (GBr), Daniel Atienza (Spa), Inigo Cuesta (Spa), Andreï Kivilev (Kaz), Massimiliano Lelli (Ita), Guido Trentin (Ita), Nico Mattan (Bel), Christophe Rinero (Fra), David Moncoutié (Fra)
Bobby Julich (USA), Jonathan Vaughters (USA), Anthony Morin (Fra), Sébastien Hinault (Fra), Frédéric Bessy (Fra), Christopher Jenner (Fra), Stuart O’Grady (Aus), Thor Hushovd (Nor), Jens Voigt (Ger)
Laurent Brochard (Fra), Patrice Halgand (Fra), Jérôme Bernard (Fra), Gilles Bouvard (Fra), Stéphane Goubert (Fra), Christophe Oriol (Fra), Laurent Roux (Fra), Eddy Seigneur (Fra), Olivier Trastour (Fra)
Stéphane Heulot (Fra), Xavier Jan (Fra), Ludovic Auger (Fra), Guillaume Auger (Fra), Thierry Gouvenou (Fra), Christophe Capelle (Fra), Sébastien Talabardon (Fra), Loïc Lamouller (Fra), Alexeï Sivakov (Rus)
Jimmy Casper (Fra), Sven Montgomery (Swi), Daniel Schnider (Swi), Bradley McGee (Aus), Frédéric Guesdon (Fra), Christophe Mengin (Fra), Jacky Durand (Fra), Nicolas Vogondy (Fra), Emmanuel Magnien (Fra)
Raivis Belohvosciks (Lat), Rubens Bertogliati (Swi), Ludo Dierckxsens (Bel), Robert Hunter (RSA), Marco Pinotti (Ita), Marco Serpellini (Ita), Matteo Frutti (Fra), Jan Svorada (Cze), Johan Verstrepen (Bel).
Daniel Nardello (Ita), Michele Bartoli (Ita), Paolo Bettini (Ita), Davide Bramati (Ita), Stefano Garzelli (Ita), Paolo Fornaciari (Ita), Bart Leysen (Bel), Tom Steels (Bel), Stefano Zanini (Ita)
di Federico Danesi