Abu Simbel: il salvataggio dei Templi, l’uomo e la tecnologia
Maggio 21, 2009 in Viaggi e Turismo da Redazione
Più di 5 anni di lavoro, oltre 4.000 blocchi di svariate tonnellate tagliati e riposizionati 65 metri più in alto ed oltre 200 metri lateralmente, 2000 operai, quasi tutti locali, 150 tecnici provenienti da tutto il mondo, 50 famiglie, 20 bambini , oltre 40 milioni di ore di lavoro senza neanche un
incidente mortale.
Questi alcuni numeri di una grande vittoria dell’uomo che, dal 1964 al 1968, riuscì a salvare i Templi di Abu Simbel, in Egitto, destinati alla definitiva scomparsa in seguito alla costruzione del El Saad El Aali, la grande diga di Aswan.
Promotore di questo progetto fu l’U.N.E.S.C.O., a cui parteciparono 119 nazioni per salvare gran parte dei monumenti della Nubia, e che nel 1979 riconobbe Abu Simbel come Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Il complesso archeologico è composto da due grandi Templi scavati nella roccia, nel fianco della montagna, fatti erigere dal faraone Ramses II nel XIII secolo a.C. lungo il Nilo.
Tra i molti monumenti eretti dal Faraone il Grande Tempio è generalmente considerato il più imponente ed il più bello. Sulla facciata, alta 33 metri e larga 38, spiccano le quattro statue di Ramses II, ognuna delle quali alta 20 metri.
Al suo interno il Sancta Sanctorum, una sala contenente quattro statue sedute che guardano verso l’entrata, ad est; Ra-Harakhte (il falco con il disco solare), Ramses deificato, Amon-Ra (dio del sole e padre degli dei) e Ptah (dio dell’arte e dell’artigianato). Qui, grazie all’orientamento del tempio, due volte l’anno il primo raggio del sole illumina il volto della statua del faraone: il 22 febbraio, giorno della sua nascita, ed il 22 ottobre, giorno della sua incoronazione.
A nord del Grande Tempio, ad un centinaio di metri, si trova il Piccolo Tempio, dedicato ad Hathor ed a Nefertari, moglie di Ramses. La facciata, larga 28 metri ed alta 12 metri, è ornata da sei statue alte 10 metri, tre ad ogni lato della porta di ingresso.
Questo progetto si trasforma in una mostra documentativa di grande impatto, con immagini inedite a livello mondiale, che mette in risalto, oltre al naturale valore storico ed archeologico del sito, l’aspetto antropologico, concentrando l’attenzione sugli uomini, le metodologie del lavoro, i progetti ed i macchinari usati per l’impresa.
Particolare attenzione sarà dedicata alla componente degli oltre 2000 egiziani, che ha dato il suo straordinario contributo in termini di operosità, serietà, competenza e genialità nell’esecuzione di una tale opera. Ad essi va il merito di aver coronato con successo un simile rischioso lavoro senza un solo incidente.
Delle grandi ed importanti opere del passato, infatti, sono ricordati sempre gli ideatori, i progettisti e gli illustri committenti, ma mai le forze umane che le hanno realizzate, del loro ingegno nel risolvere grandi problemi quotidiani in un’epoca che non aveva ancora visto nascere l’elettronica e la tecnologia avanzata, della manodopera e delle esecuzioni manuali, con il loro umile ma indispensabile contributo.
Chi erano, come operavano, come vivevano la loro giornata, come erano considerati quando realizzarono tali magnificenze?
Sono stati consapevoli, nel loro quotidiano impegno, del significato del loro apporto, della loro cultura, della loro appartenenza etnica con tutto il suo retaggio storico e di civiltà?
Due gli obiettivi dell’evento: il primo è quello di raggiungere un pubblico globale e sensibilizzarlo alla storia dell’uomo, alle sue imprese ed alle sue idee, nella consapevolezza di una convergenza degli aspetti storici ed archeologici, cercando il superamento dell’esclusivo interesse degli addetti ai lavori; il secondo quello di una occasione unica per valorizzare il tessuto imprenditoriale tra le realtà sociali ed economiche di Roma, dell’Italia e dell’Egitto.
La mostra, in programma dal 23 maggio al 2 giugno 2009, sarà inaugurata a Roma, all’interno del Tempio di Adriano, sede della Camera di Commercio di Roma.
di Redazione