De Grada e il Naturalismo Moderno
Luglio 28, 2009 in Arte da Redazione
Dopo le rassegne dedicate ai fratelli De Chirico, a Carlo Carrà, la Città di Cherasco ha voluto proporre un altro importante evento d’arte teso a valorizzare, nel panorama culturale italiano, la figura di un grande novecentista come Raffaele De Grada (1885-1957).
Le sale di Palazzo Salmatoris ospitano una prestigiosa antologica dedicata all’artista, curata da Maria Luisa Simone De Grada, Guido Folco e Cinzia Tesio.
In mostra, una settantina di opere storiche del maestro che visse tra Svizzera, Toscana e Lombardia, dedicando la sua esistenza alla pittura e percorrendo una stagione fondamentale per le trasformazioni culturali artistiche vissute dall’Europa a cavallo tra Otto e Novecento.
Oltre ad alcuni dipinti giovanili di notevole importanza per comprendere l’humus culturale in cui si formò il giovane De Grada, tra le Accademie di Dresda e Karlsruhe, saranno presentate opere dei periodi trascorsi a San Gimignano e Firenze, fino ai dipinti del suo terzo periodo, quello lombardo, in cui l’artista reinventò la sua tavolozza declinando toni e colori verso risultati più terrigni.
Opere storiche che raccontano la sua fascinazione verso il bello di natura, nei confronti di una poetica che, dai Primitivi italiani, arriva fino al romanticismo di Camille Corot e alla modernità di Paul Cézanne.
Risulta evidente spiega uno dei curatori della mostra, Guido Folco, come la modernità e l’attualità del naturalismo di Raffaele De Grada nasca dalla sua personalissima interpretazione del reale, dalle istanze rinnovatrici dei primi anni del ‘900 sviluppatesi nel centro Europa, in Svizzera e Germania soprattutto, dove crebbe e si formò agli studi accademici. A Dresda, dove De Grada studiò, l’autore venne in contatto con “Die Brücke”, uno dei due principali movimenti artistici tedeschi del primo Novecento.
Con il soggiorno di San Gimignano e di Firenze, tra il ’19 e il 21 e tra il ’22 e il ‘29, matura una visione della natura intrisa di reminiscenze storiche, di studi sull’antico e sul moderno (Cézanne in particolare, ma non solo), da cui l’artista seppe trarre la sua sintesi stilistica e di gusto, guardando alla tradizione più alta, d’accordo, ma attento a mantenere intatto il proprio originale sentire.
De Grada si riscoprì anche, in una certa stagione della sua vita, dopo l’arrivo a Milano a partire dagli anni Trenta, vicino ai giovani artisti del tempo, in special modo agli esponenti di ‘Corrente’, sviluppatasi nel capoluogo lombardo tra il ’38 e il ’43.
E’ durante la sua stagione lombarda, che si protrae fino alla morte, nel 1957, che la tavolozza di De Grada assume cromatismi più spiccatamente terrigni, di verdi e marroni ubertosi, ricoperti da una coltre di nebbie e rugiada, maggiormente improntati ad una maturità compositiva rivoluzionaria e modernissima. Basti pensare al verde acceso, declinato in tonalità molteplici, di una delle opere storiche del maestro: “La Canonica al Lambro”.
Raffaele De Grada e il Naturalismo Moderno
Palazzo Salmatoris, Cherasco (CN).
Fino al 27 settembre 2009.
di Redazione