A Cavatore, nasce ALTISS
Agosto 18, 2008 in Attualità da Stefano Mola
Rubando il titolo a una ben nota serie di film, tradurre è una missione impossibile. Certo, ci sono le parole facili, come casa, sedia, cane, gatto. Eccetera. Il difficile viene quando entri davvero dentro l’altro mondo, quello che ti racconta una lingua che non è la tua. Ogni idioma, dialetto, ne crea uno. Io ne sono assolutamente affascinato. Prendete il piemontese gené. Come provereste a renderlo? Essere a disagio, in soggezione, o roba simile? Per quanto ci lavoriate di lima, sembrerà sempre una pallida copia dell’originale. Perché gené non è solo una parola, è un pezzo dell’identità piemontese.
Traduttori dunque senz’altro non ci si improvvisa. Non basta certo mandare a memoria regole e parole. In qualche modo, bisogna camminare dentro le scarpe dell’altro. Occorre studio, e applicazione. Ebbene, nella stessa regione del gené, in un piccolo villaggio medievale a cinque km da Acqui Terme, precisamente a Cavatore, è nato ALTISS il primo campus italiano dedicato ai professionisti delle lingue: una Scuola Superiore per Mediatori Linguistici con titolo di studio equivalente alla Laurea Universitaria.
La sede è a Casa Scuti, splendido edificio storico ristrutturato grazie a un contributo dell’Unione Europea e trasformato in campus di altissimo livello (30 posti letto, mensa, caffetteria, cucina autonoma) e struttura d’eccellenza per l’insegnamento, con aule spaziose e luminose, attrezzature didattiche all’avanguardia, laboratorio informatico, laboratorio con cabine per l’interpretariato, laboratorio linguistico, sale tv con satellite per i programmi in lingua originale, dotazione laptop e connessione internet per tutti. E ancora una biblioteca, una videoteca e una emeroteca. 40 studenti per anno di corso, 2 semestri di 12 settimane l’uno, frequenza obbligatoria, 180 crediti formativi alla fine dei 3 anni del Corso di Laurea. Workshop con professionisti del settore ed esponenti di richiamo; stage da 150 ore presso aziende qualificate.
Per formare gli interpreti e i traduttori del futuro. Due professioni simili in apparenza, eppure così lontane. Il primo viaggia, si sposta, lavora sotto pressione; deve essere rapido e preciso, e deve adeguarsi ai linguaggi e agli argomenti più diversi. Il secondo lavora da casa, si prende il giusto tempo per meditare su ogni termine, ogni frase; deve conoscere bene la materia e generalmente si specializza in un settore o genere letterario. La loro missione? Facilitare la trasmissione e la comprensione di un preciso messaggio culturale. Sia esso letterario, giuridico, scientifico, antropologico. Ecco perché, nell’era della comunicazione in tempo reale a grande distanza, le professioni dell’interprete e del traduttore resistono e si rendono sempre più necessarie. Per comunicare e trasmettere in modo accurato un messaggio, una sensazione o uno stato d’animo, un’immagine.
di Stefano Mola