A ritroso nella storia della Sicilia
Gennaio 26, 2004 in Viaggi e Turismo da Redazione
La nostra è una terra davvero unica, è baciata dal sole, dal mare, dal sorriso, dal calore della gente, dalle voci dei bambini che giocano nelle piazze, ma è anche una terra che ha tanto sofferto, che da ieri si porta sulle spalle infiniti problemi da risolvere ancora oggi. Nonostante tutto, la Sicilia, a testa alta, affronta la vita e va avanti vivendo intensamente istante dopo istante.
Un tempo gli uomini di Sicilia erano vestiti tutti di nero, erano uomini “tutti d’un pezzo”, uomini, che se cammini per le stradine dei paesi etnei, quelli più lontani dalla grande città, puoi ancora incontrare. Capita di vederli seduti tutt’intorno ad un bar o ad un umile ritrovo, lì, fermi sul selciato della strada ad osservare il mondo che va, che passa davanti ai loro occhi….
Un bar, una macelleria, un barbiere, tutto va bene per rimanere immobili ed impassibili al passaggio inesorabile del tempo, e per esser pronti ad osservare quella gente sconosciuta, quei turisti avidi di conoscere, che lì, forse per caso, forse per sbaglio, si trovano per quelle vie quasi dimenticate ed abbandonate.
Si scorge il passante, lo si guarda dall’alto in basso, se ne coglie ogni minima sfumatura, e per un attimo lo si crede figlio di compare Turi? nipote di zia Maria? No, è solo un passante che per brevi istanti anima quella giornata solo in apparenza uguale a tante altre.
Alcuni di quegli uomini d’impatto così buffi e lontani dalla vita di oggi hanno però una cosa in comune, portano ancora la coppola, quel caratteristico copricapo, importato dagli inglesi, ma che ormai si è reso segno e simbolo tangibile della sicilianità.
Chi in passato non vedeva i siciliani con baffi, basette, coppola e lupara? Chi non ne ha mai sentito parlare? Chi non identifica con questi attributi il siciliano DOC?
Esiste una Sicilia sconosciuta e misteriosa anche ai suoi stessi abitanti, per non parlare poi delle nuove generazioni che neanche immaginano arti e mestieri di un tempo, quel tempo in cui si viveva con il solo duro lavoro degli uomini, di chi lavorava il legno e chi la pietra lavica, di chi il ferro battuto, di chi coltivava i vigneti.
Le foto di quest’articolo non appartengono al passato, hanno appena qualche mese e riguardano il piccolo centro agricolo di Milo, nella provincia di Catania, che da sempre lotta con la sopravvivenza dall’incessante andare del tempo, con le attività distruttive dei terremoti e con le minacce delle colate laviche che nel tempo più volte lo hanno intimorito.
Milo è un centro molto attivo grazie alla volontà dei pochi che vi abitano, è una meta ambita dai cultori del vino e dagli amanti delle escursioni nel patrimonio boschivo dell’Etna, vanta una ricca produzione di frutta, funghi, castagne, uva da tavola e da mosto.
La gran parte degli abitanti è andata via per la lontananza dai maggiori servizi, per la lontananza dalla città, ma è qui che si respira un’aria migliore, è qui che si ritorna per il weekend perchè si mangia una buona pizza, perchè c’è un’insperata tranquillità, perchè qui ci sono chiese, rocche, dimore storiche, giardini, perchè qui ci si trova in una parte del Parco dell’Etna.
Adesso si cerca di attirare il turista, di invogliarlo a conoscere e a comprare questo o quel prodotto tipico, adesso ci si rende conto di quanto qui si stia bene!
I piccoli centri sono dei paradisi, spesso dimenticati, che hanno fatto la nostra storia, il nostro passato. Tutti amiamo la nostra amata Italia, perchè non riqualificare maggiormente il turismo andando alla scoperta dei centri minori, che crescono nell’ombra delle grandi città, che sono sempre più vuoti a causa dello spopolamento?
E’ sempre maggiore la richiesta di persone che hanno voglia di trascorrere brevi vacanze in luoghi tranquilli e lontani dai rumori assordanti della città, forse dovremmo cominciare a pensare diversamente, magari tentando di conciliare la qualità della vita con lo sviluppo economico, rispettando l’ambiente, amando quei paesaggi naturali di cui il nostro Paese è pieno.
Sarebbe bello pensare di essere in prima persona promotori di ambienti inesplorati, spesso ricchi per valore storico ed artistico, valorizziamo il nostro territorio imparando a conoscerlo e ad apprezzarlo di più andando alla ricerca di scorci naturali da sensazioni mozzafiato, alla ricerca delle lontane tradizioni popolari e dell’antica cultura gastronomica.
Spesso si pensa che nei piccoli centri non ci siano possibilità di sviluppo, che non ci siano degne opportunità per potersi realizzare, ma, se ci pensiamo bene, se solo lo volessimo, potrebbe non essere così!
di Anna Milazzo