A scuola di indie-rock con i Wombats
Aprile 27, 2008 in Musica da Redazione
Conosciutisi al Liverpool Institute for Performing Arts, i giovanissimi Mattew Murphy (voce, chitarra, tastiere), Dan Haggies (batteria) e Tord Overland-Knudsen (basso) hanno portato avanti insieme agli studi il loro progetto musicale intitolato The Wombats. Il nome del gruppo deriva da “wombat” che in italiano corrisponde a “vombato”, che è un goffo e pacioso marsupiale australiano. Musicalmente la formazione si affida al collaudatissimo e basilare schema chitarra-basso-batteria con arricchimenti sporadici di tastiere e cori. Il genere è il classico indie-rock, cioè la ormai ben nota miscela di punk, pop e new wave che negli ultimi otto anni è diventata la formula vincente di molti giovani gruppi musicali per lo più inglesi emuli dei grandi del passato. I capostipiti di questo revival li chiamerei quasi certamente The Strokes, e più di recente The Fratellis e Vampire Weekend, bypassando i Los Campesinos che pure qualcosa, a breve, rappresenteranno in questo contesto musicale.
Ogni volta che ascolto una di queste band mi sorprendo per quanta pressione musicale riescono ad esprimere nonostante il ridottissimo numero di elementi (ma non dimentichiamoci che anche i Police erano solamente in tre) e per la velocità e la lucidità del ritmo incalzante. Ritmo, perché di questo principalmente si tratta, tiratissimo e trascinante e stilisticamente sempre molto curato. L’album “A guide to love, loss and desperation” racchiude tredici pezzi tutti di breve durata che si fanno ascoltare più e più volte sorprendendo spesso per qualche arrangiamento che al primo ascolto non si nota. I testi sono in linea con il genere e la giovane età degli esecutori risultando sempre freschi, non impegnati ma sinceri e potrebbero tranquillamente appartenere alla colonna sonora di qualche serie televisiva americana (mi viene in mente The O.C.) dove le avventure di giovani adolescenti o post-adolescenti dipingono un quadro solare afflitto di tanto in tanto da problemi di droga o delinquenza seguiti dal classico lieto fine su spiagge e tavole da surf. Quasi sempre. Arrivati in sordina qualche tempo fa al Jailbreak di Roma, si sono rifatti vivi il 10 Aprile 2008 al Circolo degli Artisti (sempre nella Capitale) dove un numerosissimo pubblico di ragazzi e ragazzini ha dimostrato di conoscere e saper cantare a memoria quasi tutti i pezzi in scaletta. In sintesi un concerto davvero molto bello, segno che dal vivo il nostro trio non ha timore alcuno ad esibirsi e stupire. Nel prossimo album sarei curioso di vedere come se la cavano con qualche ballata, che secondo me potrebbero realizzare ed eseguire magistralmente. Ma non dimentichiamoci il ritmo, perché il loro punto di forza è proprio questo. Tirando le somme, promossi a pieni voti.
di Gianfranco Catullo